ripped jeans and a cup that you just downed.

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Manuel adora le feste. La musica talmente alta da sentirla in ogni fibra del corpo, i battiti del cuore che seguono il ritmo, la birra, i cocktail dal sapore strano, ancora birra...

C'è così tanto alcol da non farti mai andare via, ti tiene incollato al bicchiere, con i piedi che si muovono scoordinati cercando di seguire il tempo, mentre butti giù l'ennesimo drink. Quella sensazione di leggerezza e allegria, la spensieratezza etilica – come l'aveva definita una volta Simone dopo un bicchiere di troppo – che ti fa spegnere il cervello e rende ogni avvenimento annebbiato e confuso, ma dannatamente divertente.

E poi ci sono le ragazze, così tante ragazze da fargli girare la testa, che ballano e ridono con le amiche, spensierate e felici, mentre lui le guarda e sorride con quella faccia da schiaffi che gli riesce sempre troppo bene.

C'è il sudore che gli fa appiccicare i vestiti addosso e gli fa diventare i capelli ancora più ricci, e questo forse non gli piace tanto, ma lo fa sentire vivo, mentre i bassi delle canzoni gli entrano dentro e scorrono nelle vene riscaldando il suo sangue, mischiandosi all'adrenalina.

Succedono così tante cose alle feste che Manuel non si capacita di come a qualcuno possano non piacere. Ciò che non gli piace, però, sono le feste in maschera. Quello stupido bisogno di vestirsi a tema, di indossare abiti specifici, magari una maschera, non l'ha mai capito. Per lui le feste sono divertimento e follia, non pianificazione nei minimi dettagli.

Simone invece non vede l'ora di partecipare alla stupida festa di Halloween organizzata dallo stupido collettivo della loro stupida scuola, e Manuel... beh, Manuel odiava anche solo l'idea di doversi travestire da qualcosa come Dracula o, peggio ancora, Frankenstein, ma non poteva dire di no a Simone, non dopo che il loro rapporto si era finalmente stabilizzato, non dopo aver trovato un equilibrio in quel casino che era la loro vita.

Simone era così elettrizzato all'idea di dover preparare un costume che aveva rifiutato l'aiuto di Manuel.

"Ognuno lavora al suo, così sarà una sorpresa," aveva detto con un sorriso che ricordava quello di un bambino davanti all'albero di Natale, e così Manuel si era ritrovato a dover pensare ad un costume adeguato completamente da solo.

Era tentato di presentarsi alla festa con una semplice maglietta e una felpa, ma c'era quella vocina persistente nella sua testa che non voleva deludere Simone; aveva pensato di chiedere aiuto a Chicca, sempre così artistica e colorata, ma quella vocina gli diceva che sarebbe stato come barare, che doveva cavarsela da solo. Che stupidaggine.

Eppure, Manuel le ha dato retta, e si è ritrovato lunedì 31 ottobre senza un costume né uno straccio di idea, sdraiato sul letto con le mani tra i capelli e la faccia premuta contro il cuscino. Maledetta festa in maschera e maledetto Simone.

Con un grugnito, si mette a gambe incrociate sul letto e fissa la foto che ha sul muro. Guarda il sorriso sghembo di Simone, quasi non sapesse sorridere di fronte ad un obiettivo, e la felpa blu troppo grande per lui, e ce ne vuole. Guarda i suoi occhi, grandi e scuri, sempre così pieni di emozioni da poterci leggere dentro una storia intera. In quella foto, in quell'istante catturato, ci vede solo felicità, e il pensiero gli stringe il cuore.

Guarda se stesso, gli occhi socchiusi per evitare il sole, il sorriso che pare più una smorfia, le mani in tasca. Non sa dire cosa trasmetta il suo linguaggio del corpo in quella posa, se imbarazzo o insicurezza, però si ricorda di quando l'hanno scattata, si ricorda il calore nel petto e sulla pelle, si ricorda la frivolezza di un attimo e la spensieratezza che, per una volta, non era dettata dall'alcol.

Deve ammetterlo, sono venuti proprio male, e non si ricorda nemmeno perché abbia deciso di appendere proprio quella foto. Però riguardarla lo rende felice, e forse basta questo.

Take me where the music ain't too loud | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora