Ero stranamente in ansia per questa sera. Ciro mi aveva avvisata che a mezzanotte in punto Lino sarebbe venuto ad aprirmi la cella e mi avrebbe portata da lui. Quel ragazzo sapeva essere così tante cose insieme in una maniera assurda. Non avrei mai pensato che avrei potuto parlare di nuovo con lui dopo tutti questi anni, non avrei immaginato che ci saremmo messi in affari, anche se sotto ordine dei nostri genitori. Non avrei pensato di pensarlo in tanti modi diversi. Sospirai, non sapevo nemmeno che ore fossero, decisi comunque di aggiustarmi un po', di certo non potevo andare in pigiama davanti a Ciro, mi avrebbe riso in faccia.
Così presi un paio di jeans e una semplice t-shirt bianca leggermente scollata, pettinai i capelli ed ero pronta. Aspettai seduta sul letto che venisse Lino per un tempo che non riuscì a decifrare, finché finalmente lo vidi. Silenziosamente mi aprì la cella e sgattaiolai fuori. In silenzio ci dirigemmo verso i dormitori maschili e aprendo la cella mi fece entrare, Lino andò via e trovai Ciro seduto sulla sedia che faceva la mista per la canna. "Buonasera piccrè , accomodati pure" disse indicandomi la sedia. "Buonasera" dissi prima di sedermi di fronte a lui, e notai che Edoardo non c'era. "Ma Edoardo non stava in cella con te?" Chiesi accavallando le gambe. Lui prese cartina e filtro e iniziò a girare la canna. "Ci ha lasciato la suite per noi, non sei contenta?" chiese ironico, "Ovvio, non vedevo l'ora di stare un po' da soli" risposi stando al gioco. Ciro accese la canna e mi guardò con uno strano sorrisetto "È proprio questo che mi piace di te, si na stronz, ma quando vuoi non lo sei per niente" disse facendo due tiri per poi passarmela.
Feci un tiro e lo guardai con lo stesso suo sorrisetto "Allora ti sto un po' simpatica eh?" risposi facendo un altro paio di tiri. "Non tropp però" mi disse sorridendo. Passammo la serata a chiacchierare e a stuzzicarci, erano passate un paio d'ore quando Lino venne per riportarmi nella mia cella. Mi cambiai velocemente e mi misi a letto, ripensando a quella serata. Forse Ciro non era così male come ricordavo, magari avrei dovuto parlargli del passato, oppure è stato meglio così, prendere questa serata come un nuovo inizio del rapporto per entrambi. Se devo dire la verità sono stata bene. Poco dopo mi addormentai col pensiero di Ciro in testa.
Pov's Ciro
Quella mattina mi alzai presto, feci una doccia e mi preparai per bene, quel giorno il chiattillo sarebbe uscito, aveva il permesso di due giorni, speravo che tutto andasse secondo i piani. Uscì dalla cella con Edoardo, arrivai nell'aula e mi sedetti nella terza fila, Edoardo davanti a me.
Dopo poco entrò Carmela, aveva un jeans stretto chiaro che le stava a pennello, e una maglia nera a maniche lunghe. Si guardò intorno per trovare un banco libero, le feci segno di venire accanto a me, e lei senza dire una parola si venne a sedere. La lezione iniziò, erano passati pochi minuti e già mi ero scocciato di star a sentire quella donna parlare. Mi girai e guardai Carmela scarabocchiare qualcosa sul quaderno."Buongiorno piccrè , ti annoi?" Chiesi in modo che solo lei potesse sentirmi, si girò verso di me e senza farsi sentire da nessuno mi rispose "Buongiorno a te, ovvio che mi annoio" la guardai mentre faceva finta di ascoltare, "Che dici se stasera vieni di nuovo in cella?" Le chiesi facendole l'occhiolino , "Ci stai prendendo gusto vedo" mi rispose ridendo "Forse" dissi ricambiando la risata. Continuammo la lezione a chiacchierare senza attirare l'attenzione di nessuno, e appena usciti dall'aula ci sedemmo sulla panchina per parlare di quello che sarebbe successo oggi. "Ha ditt fratm Pietro ca stasir sapim com e jut" dissi accendendo una sigaretta. "Perfetto" mi rispose subito dopo, prendendo il pacchetto di sigarette dalla tasca accendendone una. "Si o chiattillo c futta è muort" dissi facendo un lungo tiro. Anche se ero sicuro che non avrebbe sgarrato, dopo che Carmela l'aveva convinto, durante il pomeriggio gli ho chiarito a modo mio la situazione, anche se quella ragazzina l'aveva conciato per bene, ci sapeva fare. All'improvviso mi venne da ridere pensando a come Filippo abbia potuto provare timore nelle minacce di Carmela. "Perché ridi?" Mi chiese quest'ultima
"Stavo pensando a come il chiattillo possa aver avuto paura di te quando ci hai parlato" risposi ridendo ancora. Lei mi guardò e borbottó un 'vaffanculo' che io sentii bene. C'era una cosa che volevo tanto chiederle, e che nemmeno quel ruffiano di Lino aveva saputo dirmi, il suo fascicolo non l'aveva in mano lui, ma quello stronzo del comandante, così senza pensare le feci quella domanda "Pcchè stai ca Carmè?" Lei si irrigidì di colpo e immediatamente si girò per guardarmi in faccia. Prese un lungo respiro e parlò "Sai io ero fidanzata prima..." mi guardò con gli occhi già lucidi e le feci cenno di continuare.
Lei sospirò ancora una volta e riprese a parlare "Quel maledetto giorno mi trovavo a casa sua, stavo aspettando che tornasse da scuola, io l'avevo abbandonata da qualche mese. In casa c'era suo padre, che era come sempre ubriaco. Io portavo sempre la pistola con me, io e la mia famiglia abbiamo molti nemici, e pensavamo fosse giusto essere armati sempre..." il suo sguardo sembrava ripercorrere quel giorno, spontaneamente mi venne di posare una mano sulla sua spalla per incitarla a continuare, lei mi guardò e riprese a parlare "Suo padre era entrato nella stanza in cui mi trovavo, io ero sdraiata sul letto col cellulare, e in un attimo mi si buttò addosso, stava per violentarmi, così io senza pensarci due volte presi la pistola e gli sparai due colpi, uno in testa e uno sul petto" finì il racconto con la voce spezzata e la guardai dritta negli occhi, sembrava più tranquilla ora che ne aveva parlato con qualcuno.
"L'hai fatto per difenderti. Quel bastardo se l'è meritata la morte" dissi nervoso pensando a quella merda posare le sue mani sul corpo di Carmela, in quel momento mi venne l'istinto di volerla proteggere dal mondo intero, la vedevo così indifesa mentre raccontava a cuore aperto quegli attimi di terrore che aveva vissuto. Lei mi fece un sorriso gentile, si era confidata con me, e io non l'avrei mai giudicata, anzi comprendevo il suo dolore e la sua forza nel compiere un gesto così estremo.
Erano passate alcune settimane da quando Carmela mi aveva detto del perché si trovasse qua, da quel momento il nostro rapporto si è intensificato, quando potevamo stavamo sempre insieme, e la sera eravamo puntualmente chiusi nella mia cella a fumare e parlare, nonostante questo non smettevamo mai di stuzzicarci, quello era il nostro divertimento preferito. Le avevo parlato dei ragazzi, gliel'ho presentati come si deve e ho avvisato loro di non fare i cretini e di portarle rispetto, mai più si sarebbe sentita violata interiormente, da nessuno.
Il chiattillo aveva svolto il suo compito alla perfezione, la droga era arrivata a Milano sana e salva, ma non era finita qua, avevamo altre cose da sbrigare e ce la stavamo mettendo tutta per fare tutto nel modo giusto. "Guarda come l'ho girata bene questa" disse Carmela mostrandomi la canna che aveva appena girato, la accese e fece un lungo tiro. Eravamo nella mia cella a fumare, come ormai ogni sera, mi passò la canna e iniziai a fumare anche io "Riman tnimm c fa" le ricordai guardandola, lei alzò lo sguardo e mi guardò "Edoardo l'ha sistemato?" Mi chiese curiosa legandosi i capelli. "Si, ha fatt nu capolavoro " dissi sorridendo diabolicamente, lei capendo cosa intendessi sorrise a sua volta, le passai la canna e riprese a fumare. Era incredibile come ci bastasse poco per capirci, avevamo raggiunto una bella sintonia, mi piaceva come mi sapeva prendere, mi piaceva come era così simile a me, come mi trovassi bene a parlarci e come la sentivo sempre più vicina ogni giorno che passava.
Facevamo parte dello stesso mondo, eravamo entrambi mentalmente instabili, non potevamo negarlo, eppure quando eravamo insieme, la nostra sembrava essere una combinazione perfetta.
Bonus!
Scusate per il salto temporale, prometto che è l'ultimo. Baci 😘
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Mare fuori - AMIAMO I NOSTRI SIMILI
Fanfiction"Crè Carmè, t rà fastidij ca t guard?" chiese beffardo Ciro, poggiando le mani sul tavolo dove dalla parte opposta c'era Carmela, guardandola dritta negli occhi con un sopracciglio alzato. Carmela in tutta risposta rise, e imitando i gesti del moro...