Era una bella giornata di sole, e nell'IPM si respirava un'aria apparentemente tranquilla. Ogni cosa sembrava al suo posto, c'era chi giocava a pallone, chi chiacchierava e chi come Ciro stava semplicemente seduto su una delle panchine al di fuori del campetto , dove i suoi compagni giocavano a pallone, lui non era un tipo da calcio quindi si limitava a guardare. Era come sempre, affiancato dal suo amico dagli occhi verdi , Edoardo, e insieme stavano fumando una sigaretta. Entrambi si godevano il sole e quella calma che sapevano non fosse durata a lungo, infatti avevano molto a cui pensare. "C facim cu chella cap e cazz?" Chiese Edoardo al suo amico facendo un lungo tiro di sigaretta. Ciro lo guardò appena, e facendo un sorrisetto diabolico rispose "Adda capì ca nisciun ca è fess" Edoardo sorrise a sua volta , sapeva benissimo cosa fare.
Se c'era una cosa che sapevano fare bene, era quella di "educare i bravi ragazzi" come diceva Ciro, cioè educarli alla vita dell'IPM, o meglio dire, educarli a loro piacimento, soddisfando le loro richieste, e se era necessario eseguire qualche lavoretto.
Edoardo fece cenno a Pino, che passando la palla a un ragazzo, si avvicinò ai due, e respirando a fatica si sedette accanto a Ciro accendendosi una sigaretta, in attesa che l'amico parlasse. Buttando il mozzicone di sigaretta a terra, Ciro si girò verso il biondo e prese parola "Pinù, amma sistimà chella faccenda" disse con tono pacato ma con lo sguardo tutt'altro che tranquillo. "Ua finalment si passa all'azione" rispose Pino alzandosi a svolgere il suo compito. Era da un paio di giorni che era arrivato un ragazzo all'IPM, non sapevano ancora cosa ci facesse lì, dato che sembrava tutto meno che un criminale , e diciamo che non aveva ancora capito come funzionavano le cose lì dentro. Ciro teneva che tutti lo rispettassero, sapeva bene chi fosse e quale sarebbe stato il suo ruolo a Napoli una volta uscito, sapeva che avrebbe comandato lui.
Era stato cresciuto con codici da rispettare e soprattutto con la freddezza che non doveva mai perdere, mai farsi vedere debole, mai avere punti deboli, altrimenti diventeresti un bersaglio facile da colpire. Infatti Ciro, non si permetteva nessun tipo di distrazione, non voleva deludere la sua famiglia.
"Cì, abbiamo nuove visite" disse Edoardo verso l'amico, Ciro si girò verso il grande cancello e vide la macchina che entrava scortare qualcuno. Tutti in quel momento smisero di fare le loro cose, per avvicinarsi e vedere chi fosse arrivato, anche Ciro, sempre seguito dall'amico. Dalla macchina scese una ragazza con due grandi occhi verdi, capelli lunghi e neri, indossava un pantalone di tuta grigio e un top nero , era semplicemente bellissima. Ciro si innervosì di colpo, ma non diede a vederlo, sapeva benissimo chi fosse quella ragazza, e nonostante questo non riuscì a non mangiarsela con gli occhi ,e mettendo una mano in tasca prese una sigaretta per portarla poi alla bocca. Tutti i ragazzi iniziarono a fare battutine poco caste verso di lei, che dal canto suo, non li degnó di uno sguardo e continuò a camminare affiancata da Litz, guardia che sorvegliava le ragazze.
"Ma chell è a sora e Nazario!" Esclamò Edoardo sistemandosi i capelli, Ciro sentendo il suo nome si incupì, quella era Carmela Valletta, la figlia di Antonio Valletta, amico di suo padre. Nonostante questo, lui col tempo sopportava sempre meno quella famiglia, avevano troppo il desiderio di salire al potere e prendersi tutta Napoli, e Ciro non li aveva mai visti come persone fidate per suo padre, nonostante avessero una forte amicizia di molti anni.
Carmela si voltò , e incrociò immediatamente lo sguardo di Ciro, i due si guardarono per alcuni secondi, entrambi con uno sguardo tenebroso, e Ciro si ritrovò a guardare quegli occhi smeraldo dopo tanto tempo, forse troppo, non erano cambiati affatto pensó il ragazzo, lei con aria spavalda continuò a fissarlo, finché non scomparve verso la sezione delle celle."Non me la ricordavo così bella a Carmela" commentò Edoardo. Ciro senza smettere di guardare il punto in cui prima si trovava la ragazza, rispose malamente all'amico "Chell è na stronza, proprio come il fratello" disse riferendosi a Nazario, il fratello della giovane, che Ciro proprio non riusciva a sopportare.
Il pomeriggio passó in fretta, e i ragazzi ritornarono nelle proprie celle.
Carmela aveva sistemato la sua roba, c'era solo lei in cella, quindi avrebbe dormito da sola, e ne era felice, ma non perché non amasse la compagnia, ma perché in quella situazione preferiva stare da sola, l'aiutava molto a riflettere. E tra l'altro aver visto Ciro l'aveva innervosita e non poco, l'antipatia era reciproca, ricordava ancora quando da bambini, tempo in cui erano amici, lui aveva staccato la testa a una delle sue bambole preferite, facendola piangere. Ciro era sempre stato dispettoso, fin da bambino, però lei a quei tempi riusciva ancora a sopportarlo, perché sotto quel suo lato da sadico, nascondeva tanta dolcezza, lo aveva capito quando alle elementari un bambino la prendeva in giro, e Ciro lo prese a pugni davanti tutta la scuola, solo per difenderla, e questa cosa le fece tanto piacere.Ma poi crescendo lui era cambiato, non era più l'amico dispettoso dal cuore d'oro che lei tanto adorava, era diventato freddo e scontroso, così persero il rapporto, anche se i loro genitori erano grandi amici e soci in "affari" entrambi avevano passati gli ultimi anni a evitare di incontrarsi. Sbruffando Carmela si buttó sul letto a pensare, come avrebbe passato le giornate in quel postaccio? Una piccola idea l'aveva, magari avrebbe potuto infastidire Ciro , gliel'avrebbe fatta pagare per averla abbandonata, oppure avrebbe dovuto ignorarlo totalmente?
Pensava che l'idea di infastidirlo sarebbe stata più divertente, e avrebbe iniziato da subito. A interrompere i suoi pensieri fu Litz, che aprendo la sua cella la invitó, poco gentilmente, in mensa. Carmela si alzò dal letto urtata e non poco, uscendo dalla cella si paró davanti Litz. "Moderiamo i toni, non sono una qualunque" disse decisa guardando la guardia dritta negli occhi. La donna, fece un sorriso ironico e scuotendo la testa "Perfetto, abbiamo a che fare con una come Ricci, ci mancava la sua versione femminile" rispose andando avanti a chiamare le altre ragazze, lasciando Carmela nervosa più di prima, più per il paragone fatto con Ciro, che per il modo in cui Litz le aveva risposto.
Come diamine si era permessa a dire che era la versione femminile di Ciro? Questa cosa la innervosiva e non poco. Decise di farsi passare il nervoso per evitare di spaccare tutto, e dirigersi in mensa, dove tutti appena la videro smisero di parlare e di mangiare, fissandola in modo insistente. Le ragazze la guardavano male, c'era da aspettarselo, ma a lei non importava, sapeva quanto invidia suscitava nelle donne, mentre i ragazzi non la guardavano affatto male, anzi, sembravano quasi incantanti nel vederla, tutti tranne uno: Ciro. Lui stava continuando a mangiare non curandosi della sua presenza, così lei decise di farsi notare. Si avvicinò al suo tavolo, e si fermò lì davanti , a quel punto Ciro alzó la testa e con lo sguardo tenebroso inizió a guardarla. Tutto sotto gli occhi dell'intero IPM e degli amici di Ciro seduti vicino a lui.
"Buonasera Ricci" esordì lei facendogli un sorrisetto beffardo. Voleva farlo innervosire, ma se c'era una cosa che Ciro amava, erano proprio le sfide.
Gli amici di Ciro la guardavano esterrefatti, sapevano che da lì a poco sarebbe successo qualcosa, conoscevano bene il loro amico.
Ciro senza scomodarsi troppo, prese un sorso d'acqua, e alzando il mento con aria di superiorità fissó la mora, e abbozzando un sorriso non troppo sincero la rispose "Buonasera Carmela".Ciao! Spero tanto che questo primo capitolo vi piaccia. Come avete potuto notare non ho seguito alla lettera le cose della serie, anzi, sto cercando di metterci del mio il più possibile, e spero tanto vi possa piacere!
P.S la ragazza sopra è Carmela!
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Mare fuori - AMIAMO I NOSTRI SIMILI
Fanfic"Crè Carmè, t rà fastidij ca t guard?" chiese beffardo Ciro, poggiando le mani sul tavolo dove dalla parte opposta c'era Carmela, guardandola dritta negli occhi con un sopracciglio alzato. Carmela in tutta risposta rise, e imitando i gesti del moro...