CHRIS 2.

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l'idea che siamo
tanto capaci d'amore
eppure preferiamo
essere nocivi


Possibile che questi stronzi non siano capaci a fare niente?!

Pensai tra me e me cercando di scavalcare tutte le sedie buttate a terra.
Per via dell'ascensore rotto dovevo fare tutti i 5 piani a piedi e al terzo piano c'é lo studio del dott. Allan che fa uscire i propri bambini e li fa scorrazzare dappertutto.

Dio che fastidio, non se ne possono stare chiusi in quella stanza e parlare invece di smontare mezzo palazzo?!

"Signore?" la voce acuta di uno di quei esseri mi richiamó
Mi voltai con incertezza e la prima cosa che vidi fu  un essere seduto per terra che giocava con dei mattoncini colorati

Che vuole questo?

"Me lo potrebbe passare?" disse indicando un punto dietro i miei piedi

Guardando meglio notai che c'era un pezzo della sua torre di mattoncini  dietro il mio tallone.

Con una mossa scordinata mi abbassai e glielo lanciai

"Grazie" esclamò quel coso con un sorriso a trentadue denti quando prese al volta il pezzetto di plastica che al tatto ricordava una roccia, perché danno dei giochi cosi duri ai bambini?

Mi rigirai non rivolgendogli alcuna parola e me ne andai, ma venni fermato da quel coso che mi si piazzó tra le gambe e mi guardava con quei occhi che ricordavano il mare ad agosto e le guance rosse che ricordavano le fragole appena raccolte, come quando andavo con mio padre a raccoglierle nel campo.

"Vuole giocare con me?" quella voce acuta mi ricordava il vento che soffia tra i vetri e il gesso che sfrega sulla lavagna.

"Ehm...io" non riuscì a finire la frase che venni interrotto da una voce femminile.

Era una voce dolce, piena di qualcosa di rotto dentro, ma che mascherava con un'espressione felice

"Thomas non disturbare"

Alzai immediatamente lo sguardo e i miei occhi ricaddero su delle guance color sangue che mi fecero venire la pelle d'oca solo guardandole.

I miei occhi passarono ai suoi che ricordavano una giornata di pioggia in campo in primavera. Rispecchiavano la tranquillità pura.

"Mi scusi se l'ha infastidita" continuò la ragazza e istintivamente il mio sguardo cadde sulla sua labbra carnose che accennavano un piccolo sorriso coinvolgente, tanto che sorrisi anche io di rimando.

Non lo facevo da diversi anni, quando una persona sorride senza un valido motivo mi veniva da guardarlo male, ma con quella ragazza era diverso, aveva il sorriso contagioso.

"Tutto ok?" quella voce persuasiva mi riscosse dai miei pensieri facendomi tremare il cuore.

"Si" mi limatai a rispondere non riuscendo a staccare gli occhi da quel volto così armonioso, vagando dalle labbra alle guance, al naso leggermente all'insù, finendo a perdermi nei suoi occhi rivolti ai miei.

"Okay...ehm" balbettó nervosa interrompendo il nostro contatto visivo rivolgendo l'attenzione al moccioso per terra che continuava a giocare.

"Thomas andiamo, dov'é Anegla?" domandó la ragazza al bambino che sollevó le spalle come per dire che non ne aveva idea

"Che razza di nome é Anegla?" pensai tra me e me

"E sentiamo tu come ti chiami?"

Che cazzo?

Mi aveva sentito

"Perché dovrei dirti il mio nome? Cosi che tu possa sfotterlo a tua volta?" chiesi con un tono strafottente

"Perspicace" si diresse verso il coso seduto per terra e, sollevando, se lo mise tra le braccia e fece per andarsene, ma si bloccó.

Si giró facendomi ammirare ancora una volta il suo volto che a guardarlo bene mi accorsi della smoglianza con i colori dell'atunno, tranne per quelle guance che ricordava il fuoco ardente.

"Ci conosciamo?" chiese alzando un sopracciglio interrogativa

"Non ti ho mai vista, me la ricorderei una persona che porta con sé i colori autunnali" mi guardó in malo modo per poi ribattere con arroganza
"A quanto pare io mi ricordo una persona che porta con sé i colori dell'inverno, ma non ricordo dove l'ho vista"

Mi scrutó per quella che sembrava un'infinità, poi girò i tacchi e se andó con il bambino ancora in braccio.

"Quanto sono insopportabili le persone" mi lamentai alzando gli occhi al cielo, dirigendomi verso le scale.

-

Uscii dal palazzo dopo aver fatto 5 fottuti piani di scale a piedi e mi ritrovai sotto la bellissima  pioggia.
Un sorriso sincero mi spuntò sulle labbra.

É questo il mio posto

Mi incamminai verso la strada di casa mentre osservavo quegli esseri scorrazzare da una parte all'altra portandosi qualunque cosa trovassero sopra la testa, per ripararsi.

È da idioti coprirsi mentre piove. Anche se rischi di prenderti una polmonite.
La pioggia e lei  sono la mia unica salvezza.

Mi distesi su un marciapiedi e sollevai il mio sguardo al cielo ormai nero, mentre i miei capelli e i miei vestiti si inzuppavano.
Ma non me ne curato perché ero libero.

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