chapter one

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La stazione è affollata di gente che va e viene e Harry con il suo enorme carrello si sente un po' stupido: è l'unico che si porta con se una civetta. 8-9-10. "Binario 9 e tre quarti?" pensa lui, "qua non c'è una binario 9 e tre quarti". È quasi convinto di essere stato preso in giro, in fin dei conti questa situazione è assurda. "Un mago? Ma dai, è impossibile. Io poi". È quasi sul punto di tornare indietro e chiudere questa buffa faccenda fin troppo surreale, quando sente una voce femminile dietro di lui.
«Binario 9 e tre quarti, forza ragazzi sbrigatevi»
Harry si nasconde dietro un pilastro e segue con lo sguardo la situazione. Un ragazzo dai capelli rossi, con un carrello molto simile al suo, si ferma davanti a una colonna di mattoni rosa, tra il binario 9 e 10. Prende la rincorsa e ci si fionda addosso. Harry chiude gli occhi già pronto a un rumore sordo di caduta. Non sentendo niente però li riapre e vede che il ragazzo è sparito. In seguito altre due teste rosse si preparano alla corsa. Questa volta però il ragazzo si tiene allerta per vedere ciò che accade.
«Forza Fred, e poi George, andate» dice la donna. I due procedono a passo svelto verso la colonna e puff, spariscono. Harry è ancora più incredulo. "Sì, sto sognando" pensa. Successivamente, uno alla volta, tutti i membri di quella bizzarra famiglia attraversano il muro che hanno di fronte. Il ragazzo non si capacita di come sia possibile questo ma, vista la strana giornata, decide di farsi forza, ormai non può andare peggio di così.
"Chi me lo fa fare?" Pensa. poi fa un bel respiro e si butta a capofitto verso la colonna.
In un mezzo secondo la luce cambia, diventando più calda, e anche il suono delle voci adulte viene sostituito da risate giovanili. Harry si tasta velocemente il corpo per controllare di essere tutto intatto. La stazione dove si trova ora è molto simile alla precedente. Finalmente intravede il binario 9 e tre quarti. Ad attenderlo c'è un treno rosso e nero, con scritto a grandi lettere dorate "Hogwarts Express". Il ragazzo sorride soddisfatto. Dopo tutto, per quanto insolita possa essere, deve ammettere che questa situazione non gli dispiace. Sin da piccolo infatti, leggendo storie su fate e maghi, immaginava di essere uno di loro per ore, pronunciando frasi e parole senza senso fingendo di compiere complicati incantesimi e, il pensiero che finalmente questa cosa si stia realizzando, gli fa accapponare la pelle.

Sale sul treno ancora incerto sul da farsi. Decide quindi di cercare uno scompartimento libero per sedersi e riflettere in pace sull'accaduto.
Dopo aver attraversato una buona parte del treno finalmente vede una cabina occupata solo per metà con all'interno tre ragazzi maschi. Il primo, di un biondo platino, ha un'aria rigida e i suoi occhi vagano sul paesaggio fuori dal finestrino con il mento proteso verso l'alto.
Gli altri due individui invece sono ben più grossi, tanto che Harry pensa che da grandi avrebbero potuto benissimo fare le guardie del corpo o i buttafuori, sempre che nel mondo magico esistessero figure simili. La cabina invece è composta da quattro sedute verdi e, un grande spazio all'estremità della parete bianco latte, è occupato da una finestra dove scorrono pianure verdi e un cielo limpido.
Il ragazzo decide di entrare prima che gli sconosciuti lo vedano e lo scambino per un pazzo che li vuole spiare.
«Ciao, scusatemi, è libero questo posto?» dice con la voce leggermente tremante. Prega perché nessuno si accorga della sua agitazione. Il biondo lo squadra come se fosse un polpo ballerino che gli chiede di suonare insieme la macarena.
«Ma tu lo sai chi sono io?» esclama indicandosi il petto e inarcando le sopracciglia.
«Ehm, no» dice Harry imbarazzato, forse ha sbagliato a rivolgersi a loro. Dopo un lungo minuto di silenzio decide di cercare un altro posto a sedere, capisce di non essere il benvenuto lì.
«Aspetta» asserisce il biondino. Lui lo osserva dalla testa ai piedi e indugia lo sguardo sulla sua cicatrice. Harry si sente alquanto a disagio.
«Draco, Draco Malfoy, siediti.»
Il ragazzino sollevato si accomoda affianco a lui.
«Loro sono Goyle e Crabbe, e tu sei... Potter, giusto? Harry Potter»
«Come fai a saperlo?»
«Non lo sai? Il tuo nome è famoso in tutto il mondo magico, sai dopo che...»
«Parli di Voldemort? Mi ha raccontato qualcosa Hagrid, anche se, sinceramente, non mi importa molto, anzi penso abbia fatto bene, da quello che ho capito non erano certo delle brave persone.»
«Qualcosa dal carrello cari?» li interrompe una dolce voce. Affianco alla porta della cabina è arrivata una donna vestita di rosa con una piattaforma scorrevole ripiena di tutti i dolci inimmaginabili.
«No» risponde Draco altezzosamente per tutti. Harry non ha tempo di ordinare che la signora è già passata alla cabina successiva.
«Sono tutte delle schifezze quelle.» il viaggio procede in silenzio. Solo il biondino continua a lamentarsi per la scomodità dei sedili e per il troppo casino che proviene dal resto del treno.

Quando il rumore assordante dei freni riscuote i vagoni una voce familiare entra nelle orecchie di Harry.
«Primo anno! Forza da questa parte! Non siate timidi!»
Ormai fuori è buio ma la luna non è ancora molto luminosa. Centinaia di ragazzi scendono lentamente e si piazzano davanti l'uomo grosso che li ha richiamati.
«Ciao, Hagrid. »
«Ciao a te, Harry.»
Poi si incammina verso un lago dove delle piccole barchette di legno sono ormeggiate a riva. Harry sale insieme a Goyle, Crabbe e Draco e navigano verso un immenso castello che sorge sopra la roccia. Le punte dei tetti pare che tocchino le nuvole e, le luci che si intravedono dalle finestre, nella notte rendono tutto magico. Harry è incantato, non aveva mai visto qualcosa del genere.
E le voci dei ragazzi che esclamano cose tipo "caspita" e "wow" dimostrano che anche loro sono rimasti stupiti. Solo Draco non sembra colpito da quella meraviglia.

Harry Potter e l'oscurità dei mangiamorte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora