Per il sonno leggero

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Il profumo di rosa selvatica era costantemente nell'aria quando di fianco c'era lei. Dolce e intenso, si intrigava fra i suoi fini capelli corvini, pennellati da numerose ciocche color latte.
Morbidi e profumati, erano sciolti e naturali solo la notte, quando la bestia selvaggia riusciva a riposarsi e a tranquillizzarsi. Giaceva in un perfetto silenzio, accompagnato dal rumore dei binari sui quali correvano i treni notturni di Yokohama. In quel momento, quando quei serpenti ad alta velocità percorrevano quelle linee parallele di metallo, le luci correvano, scappavano, attraversando le persiane mezze rotte pendenti di fronte l'unica finestra di quella "casa".

Era così bella.
Il suo viso fine e delicato, con le guance arrossate e morbide, forse un poco più grandi del solito, come quelle dei bambini. I suoi occhi chiari, con quella sfumatura perfetta fra il grigio e il glicine e decorati da quelle ciglia lunghe, finalmente riposati e non più ostili e infastiditi. Il suo piccolo neo scuro sulla guancia destra, circondato dalle poche e piccole lentiggini che erano appena visibili sul suo viso. L'aveva osservato così a lungo, che ormai conosceva ogni singolo e minimo dettaglio.
E poi le sue labbra, rosse come due ciliegie e così invitanti..ogni volta che i suoi occhi dorati si posavano su di esse, nel suo cuore si innescava una passione, un sentimento così forte che lo spingeva ad appropriarsi di quelle bellissime labbra. L'unica cosa che lo fermava era il fatto che stava dormendo profondamente, come se fosse la bella addormentata. Era così frenetica e irritata per tutto il giorno, sempre a lamentarsi, perché dovrebbe svegliare la sua principessa?

Gli bastava osservarla mentre dormiva e mordersi il labbro, mentre tratteneva i suoi istinti e aspettava la mattina dopo per riempirla di una miriade di baci e coccole.

Il suo nome rimbombava ogni secondo nella sua testa, e ogni tanto si limitava ad accarezzarle i capelli, spostarle qualche ciocca ribelle dietro l'orecchio per puro egoismo. Non era perché magari poteva darle fastidio, ma solo per osservare al meglio al suo viso. Dio, quanto lo amava. Non riusciva a smettere di guardarla, era talmente incantato dalla sua bellezza che la sua anima ormai apparteneva a lei. Avrebbe dato e fatto di tutto per lei, come solo Romeo poteva dare e fare alla sua Giulietta.
Era difficile trattenersi, così difficile, che ad un certo punto decise di arrendersi ai suoi sentimenti.

Si avvicinò, molto lentamente, tenendo una mano sulla sua guancia calda e il corpo vicino al suo.
Anche le sue forme erano dannatamente perfette.
Le sue curve erano uniche e provocanti, le gambe lunghe e stupende..le amava davvero tanto. Eppure lei si lamenta così tanto del suo seno, ma per lui è pura arte, come se fosse una dea.
Per lui, lei era una totale opera d'arte, che amava osservare, e non si sarebbe mai stancato. Mai.

Ora le loro labbra distanziavano davvero poco, ma le sfiorò solamente. Non voleva disturbarla, voleva solo coccolarla continuamente, darle l'amore e l'affetto di cui lei ha bisogno, e che lui sente il bisogno di darle. Gli bastò un semplice tocco azzardato, per sentirsi in paradiso. Chiuse gli occhi, abbassando lentamente la testa e sospirando silenziosamente. Con lei tutti i brutti pensieri, persino la necessità di fumare che ha sempre avuto, svanivano nel nulla. Era così bello..

Afferrò un lembo delle lenzuola, posandoglielo lentamente sulle spalle, e lei subito si fece piccola piccola fra le sue braccia, accoccolandosi a lui.
Era questo quello che amava. Era solo una piccola gattina, alla fine, che ha sofferto tanto, e ha bisogno di tanto amore. È tutto ciò che vuole: amore, affetto e calore. E dio, se le avrebbe dato tutto ciò. Le avrebbe dato tutto il possibile per tenerla fra le sue braccia, anche se ciò significava litigare per il suo carattere forte o i suoi capricci ogni tanto. Per lui non era un problema, non lo era mai stato. Si innervosiva, ma un secondo dopo tornava ad amarla ancora più di prima.

Arrivava una voglia matta di baciarla per ore sotto le coperte, che non si lasciava scappare nemmeno una volta. Ciò che vuole, lo prende.

Proprio in quel momento di tenerezza, un treno notturno passò velocemente, causando un leggero tremolio alla struttura e una serie di luci che illuminarono parzialmente la stanza.
Purtroppo, aveva un sonno leggero, e la maggior parte delle volte si svegliava.
Quella era una di quelle volte.

NezukeshiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora