Lili alzò una mano per riparare gli azzurri e cristallini occhi da quel forte Sole estivo di mezzodì al quale la giovane elfa, che era sempre vissuta alla fresca ombra della foresta di Frondargentea, non era affatto abituata. Portava i lunghi capelli biondi legati in una serie di trecce che gli ricadevano delicatamente sulle spalle e dietro la schiena, con un piccolo ciuffetto che disturbava appena la linearità della sua fronte; aveva un viso pallido e aggraziato e labbra sottili con un paio di orecchie allungate e appuntite, tratti tipici della sua razza. Indossava una lunga veste appena scollata di finissima seta verde scuro, decorata con intarsi di fili d'argento, mentre ai piedi portava dei leggerissimi stivali di cuoio. Recava una piccola faretra di stoffa argentata alla schiena, accoppiata con un piccolo arco, mentre portava alla cinta una corta spada. Tentava di scorgere in lontananza, su un ripido altopiano, la sacra città di Laelith, ove si stava recando per incontrare sua madre Lady Idris, alta sacerdotessa dell'Uccello di Fuoco. Era entusiasta all'idea di visitare la capitale mistica di tutta Abeir-Toril, dove avrebbe ammirato i grandiosi santuari a lei tanto cari e dove sarebbe potuta entrare in comunione con tutte quelle energie magiche che permeavano quel sacro luogo. Tuttavia le scomodità del lungo viaggio, le numerose soste notturne nei piccoli villaggi di sgarbati contadini ed il tempo variabile, avevano ben presto fiaccato l'entusiasmo di Lili. Il suo primo incontro con gli umani non era del resto stato dei migliori; durante i festeggiamenti di Mezz'estate nel villaggio di Mors alcuni fuochi d'artificio brillarono all'interno della locanda in cui l'elfa alloggiava, scatenando non poco subbuglio. Come se non bastasse, in quell'occasione, il suo vestito preferito, quello azzurro bordato di seta – come lei era solita chiamarlo – prese malauguratamente fuoco a causa di un petardo esploso troppo vicino; Lili fu costretta ad usare uno dei suoi trucchetti magici, evocando un getto d'acqua su se stessa, riuscendo sì ad estinguere le fiamme, ma ritrovandosi irrimediabilmente inzuppata, suscitando l'ilarità generale nella locanda. Quelle emozioni furono decisamente forti per la giovane elfa. Fortunatamente per Lili c'era Alistair a sostenerla da tutte queste disgrazie; egli era un giovane elfo alto e vigoroso addestrato nelle arti marziali nel medesimo tempio in cui Lili era stata iniziata al culto dell'Uccello di Fuoco. Alistair portava i biondi capelli tirati elegantemente all'indietro, trattenuti da una serie di sottili treccine laterali che convergevano e si fissavano dietro la nuca. Il viso era pallido e allungato, su cui si aprivano due grandi occhi verdi e limpidi. Le orecchie erano appuntite, ma meno pronunciate di quelle di Lili. Vestiva una lunga casacca di lino verde scuro che gli arrivava poco sotto i fianchi, stretta in vita da una cintura di cuoio poco elaborata e indossava dei lunghi pantaloni, anch'essi verdi, infilati in lunghi stivali di cuoio marrone. Dietro la schiena recava un lungo bastone, realizzato con un legno di colore beige molto chiaro, rinforzato alle estremità e nel mezzo con delle coperture di metallo. I due si conoscevano da sempre, avendo nei canoni elfici più o meno la stessa età ed essendo i palazzi delle rispettive famiglie contigui tra loro all'interno del quartiere nobiliare della capitale elfica. Condividevano inoltre storie molto simili essendo i genitori molto severi e assenti. Questo legame si rafforzò ulteriormente quando entrambi decisero di intraprendere gli studi religiosi presso il medesimo tempio; anche se le loro direzioni erano molto diverse, i percorsi di studio e formazione furono per entrambi estremamente lunghi e difficoltosi. Alla fine, ripresisi i suoi occhi dalla luce accecante, la sacerdotessa riuscì a scorgere le possenti torri della città sulla sommità dell'immenso altopiano, dal cui fianco precipitava nella fertile valle la grande Cascata degli Dei. Sebbene la città distasse ancora qualche ora, era già possibile intravedere l'immensa processione di pellegrini, visitatori e dignitari proseguire lentamente per la ripida Salita della Redenzione, una strada a terrazze scavata direttamente sul fronte dell'altopiano. «Ci siamo quasi Mia Signora!» esclamò Alistair affiancando il suo cavallo a quello della sacerdotessa. «Non vedo l'ora di arrivare! Di poter indossare qualcosa di comodo, di fare un bagno caldo e di dormire su un soffice materasso di piume...non possono essere tutti così villici questi umani!» replicò Lili con voce sommessa e rassegnata «e smettila di chiamarmi così! Non siamo al tempio. L'ho capito che ti stai prendendo gioco di me!» continuò irritata. Alistair le sorrise divertito e, fattole un ammiccante cenno con il capo, ripartì al trotto lungo il rustico sentiero che conduceva alla grande Strada Sacra. Lili indugiò un attimo osservando il giovane elfo sfrecciare in mezzo ai campi, prima di seguirlo a sua volta. Il paesaggio circostante era costellato di fattorie e campi coltivati, i cui splendidi prodotti approvvigionavano le dispense della Capitale e non era raro vedere convogli che trasportavano viveri verso l'altopiano. I contadini, che di rado nelle proprie terre avevano veduto un elfo così da vicino li osservavano incuriositi interrompendo il loro lavoro. Attraversati i campi, i due giunsero alla grande Strada, larga svariati metri e realizzata in grandi basoli di calcare bianco, regolarmente sistemati l'uno accanto all'altro a regola d'arte. Questa era gremita di carovane e persone appartenenti ai più svariati ceti sociali, distinguibili dalla foggia degli abiti o dai colori delle insegne; questa moltitudine proseguiva lentamente all'unisono percorrendo la grande Via verso la meta comune. «Pare che le difficoltà non siano finite, ci vorrà più di qualche ora per arrivare in città se non troviamo il modo di superare questa folla» disse Alistair voltandosi preoccupato verso Lili. «Ti prego Alistair! Non essere pessimista. Magari più avanti la coda scorre più velocemente», rispose lei con tono speranzoso «male che va l'incontro con mia madre verrà posticipato, anche se abbiamo ancora molto tempo! Vedila così, hai qualche istante in più di quiete prima del suo interrogatorio» continuò accennando un sorriso divertito. «Non voglio nemmeno pensare all'idea di arrivare tardi all'incontro!» eruppe l'elfo con tono visibilmente ansioso «Da come parlano di lei al tempio ci metterà tutti e due in ginocchio sulla ghiaia per ore! A maggior ragione sapendo che non è affatto contenta della notizia che le hai dato» continuò con ansia crescente. «Ma smettila di dire baggianate! Nessuno sa meglio di me che può essere severa e suoi metodi educativi siano non poco duri, ma non siamo più dei bambini!» replicò Lili con tono pacato «E sebbene desidero che lei approvi la mia scelta, la accetterà, che le piaccia o no!» aggiunse alzando leggermente il tono della voce. Alistair scosse la testa e provò a replicare, ma la sacerdotessa lo ignorò; spronato il cavallo ripartì al passo, lasciando indietro il giovane elfo rassegnato e consapevole che il suo arrivo a Laelith sarebbe stato certamente poco piacevole.
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La stirpe del potere
FantasyBasata sull'intramontabile gioco fantasy Dungeons & Dragons, questa è la trasposizione in trama di una campagna realmente giocata anni fa al celebre GDR. Questa storia narra le vicende di un gruppo di avventurieri, riuniti per caso, i quali saranno...