~Il mio ritratto~ (dabideku)

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É mattina presto e come tutti giorni un ragazzo era già sveglio, anzi, in realtà quella notte, come tutte da mesi ormai, il ragazzo non aveva chiuso occhio se non per una o due ore.

Continuava a fissare il soffitto pensando...
E se avesse potuto esprimersi quel ragazzo avrebbe sicuramente affermato che la sua mente era tutto, la sua casa, il suo rifugio, il suo incubo ed il suo mostro peggiore.
Nella sua mente sognava e piangeva, urlava e rideva, senza mai concedersi un po' di riposo.
Era forse questa la condanna per quelli come lui?
Per i diversi?
Per tutti coloro che venivano considerati dei mostri dalle persone solo perché non seguivano i canoni classici della quotidianità?
Dabi ancora se lo chiedeva mentre con aria stanca osservò la sveglia sul suo comodino

3:30

Questo era l'orario che vedeva brillare nel buio della sua stanza mentre iniziava a pensare alla giornata che ne sarebbe susseguita, quel giorno si sarebbe dovuto incontrare con il gruppo per fare baldoria ma, né la sua mente, né il suo corpo avevano voglia di incontrare altre persone.
Non è che non gli piacesse stare in compagnia, si divertiva con i suoi amici, soprattutto in quei pomeriggi in cui Tomura ed hawks non facevano altro che bisticciare fra di loro, ponendosi assurde scommesse che finivano sempre con figure di merda date dal fatto che entrambi fossero ubriachi marci, però...anche in quei momenti, a volte, capitava che non si sentisse parte della scena, come se quella felicità non gli appartenesse, che non la meritasse,
E come dargli torto, a soli ventidue anni la vita si era già mostrata a lui come la grande figlia di puttane quale è.
Dabi era il maggiore di quattro fratelli ed i suoi genitori lo educarono ed istruirono per essere la perfetta immagine da seguire.
Educato, gentile, composto, laborioso.
Mai una volta gli fu permesso un capriccio, mai una volta gli fu data una scelta.
Le sue giornate passavano ad eseguire ordini imposti da suo padre ed un serrato studio che lo avrebbe portato poi al più fruttuoso dei lavori e per un po' ci era riuscito, per tutti gli anni delle elementari... Alle medie, già, la situazione iniziò a cambiare, cominciò a chiedersi cosa ci fosse di diverso in lui, perché tutti sembravano così spensierati?
Perché per tutti sembrava ci fosse qualcosa fuori...oltre quelle quattro mura?
i suoi compagni parlavano, raccontavano storie ed avventure che il ragazzo aveva solo letto nei libri,
mentre lui ascoltava, in silenzio, senza sapere da dove iniziare.
Chi parlava di ragazze, chi di ragazzi, dei primi baci, delle prime cotte...e lui? Lui non ci diede mai troppo peso, consapevole del fatto che quella vita non gli appartenesse.

continuò a studiare anche quando la sua mente lo tormentava di domande,
nel tentativo di capire chi fosse il diverso,
Cos'era giusto?
Cosa sbagliato?
E per anni continuò a vivere sui libri ignorando il mondo intorno a sé.
Gli bastava portare a casa buoni voti e vedere il sorriso sulle labbra dei suoi genitori, renderli orgogliosi,
Non gli importava se programmavano la sua vita ogni secondo, cosa vestire, cosa leggere, cosa ascoltare...
finché i suoi genitori erano orgogliosi di lui, avrebbe sopportato qualsiasi cosa, anche le urla, anche le punizioni, anche gli schiaffi.

Ma alla fine, goccia, dopo goccia, il vaso si riempiva.

Una

"Papà...perché non posso andare al parco con i miei compagni?"

Due

"Mamma, posso...posso andare da Tomura oggi?"

Tre

" Purtroppo...o-oggi ho preso cinque, sono sono andato nel panico e mi sono dimenticato parte delle risposte"

Quattro

buon compleanno Dabi!!!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora