Strangers?

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Ancora ipnotizzata dalla luce emanata dal tabacco bruciato, non mi ero resa conto che non ero più sola su quella umida veranda.

Ero troppo immersa nel mio mondo composto da inquietanti ombre che fluttuavano danzanti difronte ai miei occhi e inebriata dall'odore della sigaretta che si consumava a causa del vento, per accorgermi che una figura snella si era affiancata a me e armeggiava con un oggetto.

Alzai gli occhi al cielo riconoscendo l'ormai familiare rumore provocato dall'accendino nelle mani della persona accanto a me. Il mio angolo di solitudine era appena andato a farsi fottere.

Aspirai con vigore la mia marlboro senza degnare di uno sguardo il ragazzo, che aveva cominciato a fumare, e rivolsi la mia attenzione verso il cielo per fargli capire che non ero interessata ad avere compagnia. Ma ovviamente fu tutto inutile.

- Marlboro... Tipiche- se ne uscì fuori lui all'improvviso con una risatina sbilenca.

Sospirai affranta: nessuno criticava le mie sigarette. Nessuno.

- Di sicuro sono meglio della merda di cammello che ti stai fumando tu. - risposi continuando a guardare davanti a me.

L'odore disgustoso della scadente Camel del ragazzo era fin troppo evidente e, anche senza guardare, lo avrei riconosciuto fra mille.

Una risata si scatenò alle mie spalle e potei benissimo immaginare il riccio scuotere la testa divertito mentre si avvicinava di più a me.

- Touchè- disse a pochi centimetri dal mio orecchio e aspirò un altro tiro , portando il suo sguardo nella stessa direzione in cui si posava il mio.

Mi aspettavo che..... come diavolo si chiamasse riprendesse il discorso arrivando così a neutralizzare anche l'ultima briciola di autocontrollo che mi restava ma, sorprendentemente,  non aprì bocca e rimase a fissare il vuoto proprio come stavo facendo io.

Approfittai del momento per osservarlo senza che se accorgesse e mi stupii nel notare che, effettivamente , non aveva niente in comune con Phil.

Indossava una felpa nera con una scritta bianca che non riuscivo ancora ad intravedere; le maniche gli coprivano in parte le mani che, dovevo ammetterlo, erano gigantesche. Mai viste mani più grandi.

Aveva il colletto della camicia che fuoriusciva dalla felpa e lo riparava dal vento freddo che non aveva mai placato le sue rigide morse e indossava degli skinny jeans neri che gli fasciavano le gambe perfettamente. Mi ritrovai ad essere gelosa delle sue fottute gambe e non era una cosa normale.

Alzai lo sguardo e osservai il suo profilo di sottecchi inprimendomi la sua espressione atona nella mente.

Aveva un bel viso, nulla di che, ma era un volto diverso e familiare allo stesso tempo. I riccioli lunghi gli ricadevano disordinatamente agli angoli della testa e la sua fronte larga era completamente scoperta, come se si fosse passato una mano tra i capelli per liberarla.

Gli occhi erano grandi e diversi. Insomma non avevano più quella sfumatura di verde scuro e profondo che potrebbe far tremare le ginocchia ad ogni ragazzina con gli ormoni in subbuglio. No. Adesso erano rilassati, e molto più chiari, di un verde spento che ricordava l'erba fresca di un boschetto sottoposto ad una pioggerella estiva.

Mi aveva sempre affascinato il colore verde per gli occhi,  perché era raro e dannatamente soprannaturale. Beh, mi ricordava gli occhi intensi di un lupo che avevo visto in un libro sui predatori in biblioteca. Mi aveva attratta proprio per la sua sfumatura verde selvaggio e così avevano fatto i suoi occhi. 

Continuai il mio minuzioso studio del suo viso alla ricerca di una fottuta stranezza che lo avrebbe finalmente descritto come ' il figlio bastardo di Phil', ma sembrava che quei due venissero da mondi opposti e, se possibile, in contrasto.

Mi soffermai sul suo naso ricurvo che gli donava un'aria più matura e poi i miei occhi si posarono inevitabilmente sulle sue labbra.

Non le avevo notate prima e mi chiesi come avessi potuto fare.

Le sue labbra erano le più belle che avessi mai visto su un ragazzo e , addirittura, su una ragazza.  Erano di un colore rossastro naturale ed erano grandi e scolpite alla perfezione. Inoltre sembravano così morbide...

Aggiunsi mentalmente la parola 'labbra' alla lista " Vorrei avere le fottute caratteristiche fisiche di questo ragazzo", subito dopo aver già impresso le parole 'gambe' e 'occhi'.

Sospirai ancora imbambolata ad osservare come il fumo fuoriusciva dalle sue labbra e si disperdeva nello spazio vuoto tra di noi  e non mi accorsi che il soggetto dei miei studi si era appena voltato verso di me e mi aveva colta con le mani nel sacco. Dannazione.

- Puoi scattarmi una foto se vuoi, sai...dura di più. Anche se penso che avrai modo di ammirarmi per molto tempo- ammicca lui nella mia direzione con un sorriso enigmatico sul volto e io mi ritrovo ad alzare nuovamente gli occhi al cielo.

- Preferirei farmi cavare gli occhi piuttosto che vedere quel tuo sorriso strafottente ogni giorno - rispondo acida ma con un sorriso da 'fottiti' sulle labbra e lo osservo scuotere la testa pigramente e fissarsi su di me.

- Sei un tipo strano....- fa una pausa alzando un sopracciglio e invitandomi a rivelargli il mio nome.

- Alex- dico con una faccia sofferente e schifata. Perché questo tizio deve vivere nella mia stessa casa? Non lo sopporto.

- Alex- ripete lui sorridendo flebilmente e annuendo come per imprimerlo a fuoco nella sua testa. - Non è un nome troppo maschile? - chiede poi alzando nuovamente un sopracciglio con un'aria divertita.

Finisco la mia sigaretta e la getto nella pozzanghera formatasi ai piedi delle scale e mi giro completamente verso di lui scrutandolo come per comunicargli che dovrebbe tenere quella sua fottutissima e attraente bocca chiusa.

- Volevano un maschio e poi 'puff' hanno visto che mi mancavano gli attributi- rispondo ironica io, squadrandolo nuovamente.

Lui si limita a ridacchiare della mia pessima battuta e getta la sua merda di cammello nella stessa pozzanghera in cui giace il corpo inerme della mia.

Beh...almeno è gentile e non mi rinfaccia che era una battuta squallida.

- Era squallida- ammette pochi secondi dopo con un sorriso sulle labbra.

Come non detto. Stronzo.

- lo so- sbuffo io infilandomi le mani in tasca e estraendone il telefono.

L'orologio segna le 2.05 del mattino e lentamente mi rendo conto che dovrei già essere nel mio letto caldo e accogliente a leggere un libro fino ad addormentarmi,  così giro sui tacchi e faccio un passo verso la porta della veranda.

- 'Notte ...coso- dico prima di appoggiare la mano sulla maniglia.

- Har. ...ehm...Dustin- dice insicuro dietro di me mentre annuisco non curante e apro la porta per poter finalmente riscaldare le mie mani che saranno di sicuro morte di ipotermia.

Faccio un gesto con la mano in segno di saluto pensando a quali possibili problemi possa avere il riccio da non sapere esattamente quale sia il suo nome. Magari è proprio come nel mio caso e gli hanno messo un nome da femmina imbarazzante come 'Harriet ' , ma chissà perché stranamente non penso sia così.

#autore

Dedicato ad Alessandra ♥ l'amore mioo che mi ha convinta a continuare la storia.

The ghost of me 《Harry Styles》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora