La notte avvolgeva completamente il monastero ed il buio s'insediava lentamente tra le sottili pareti dell'edificio, oltrepassando porte e pareti, mischiandosi all'assoluto silenzio, sovrano di quel luogo sia durante il giorno che con l'arrivo della luna. Palermo aveva deciso di tornare in quel posto sperduto tra le colline toscane subito dopo il colpo alla Banca di Spagna, lasciandosi alle spalle la vita esotica che il governo aveva promesso ai criminali, decidendo di tornare alle proprie origini, nell'edificio in cui tutto era nato, e che avevano decretato poi tutta la sua intera vita. L'uomo era arrivato solamente da pochi giorni, ma da quando aveva messo piede all'interno della struttura non aveva incontrato anima viva, e il suo unico contatto umano era scandito dai pasti condivisi con gli altri monaci del posto, sempre in rigoroso silenzio. Se da un lato l'assenza di parole e suoni rassenerava lo spirito di Palermo, dall'altro lo buttavano nella completa disperazione, come volessero trascinarlo in quella spirale di disperazione e dolore da cui era uscito molto tempo addietro. La scelta di ritirarsi in quel luogo di preghiera e fede infatti, non era puramente casuale, ed anzi, celava più significati di quanti l'uomo stesso avrebbe potuto comprendere.
Fu proprio in quel luogo infatti che Palermo visse gli anni migliori (e peggiori) di tutta la sua esistenza, le giornate passate con il viso sepolto tra i libri e le equazioni, con il cervello sempre in movimento, e le notti insonni, con mille pensieri tra la testa, un peso sul cuore e solo un nome a tenerlo sveglio, risuonando come un tamburo all'interno del suo corpo e della sua anima. Fu proprio nella sua stessa camera che si consumò il peccato originale, che diede vita ad una serie di eventi, il cui finale prevedeva la morte del suo prezioso amato, Andrés.
I due si conoscevano da più di dieci anni, un lungo periodo di tempo scandito da un altrettanto lungo e disperato amore unilaterale e idealizzato, che Palermo custodiva gelosamente per sè, evitando di destare occhiate sospette e pettegolezzi. Non che lui si vergognasse della sua omosessualità, ovviamente. Essere innamorati del proprio migliore amico, con cui si stava progettando la più grande rapina al mondo (tra le altre cose), non era proprio un motivo di vanto, sopratutto se questo era sposato, con una donna, la quinta di una lunga serie di matrimoni finiti male, tra l'altro. Non che Berlino avesse la necessità di una partner per completare la sua vita, tutt'altro, l'uomo amava riempirsi di adepti e seguaci, ed era costantemente alla ricerca di qualcuno che lo amasse in modo spasmodico, permettendogli quindi di distrarsi dalla sua condizione di malato terminale, il cui corpo rischiava di indebolirsi giorno dopo giorno, e che lo avrebbero portato ad una morte certa.
Nonostante questo, la vita per entrambi procedeva tranquillamente, ed il loro pazzo progetto megalomane andava a gonfie vele, ed acquistava concretezza giorno dopo giorno.
In quel monastero infatti, non fu progettata solamente la rapina alla Banca di Spagna, (da cui Palermo era tornato incolume), ma anche quella a discapito della Zeccha di Stato spagnola, tenutasi pochi anni prima e in cui Andrés perse la vita, trivellato dai colpi degli agenti di polizia.
La sera prima della partenza in direzione della Spagna l'aria era particolamente pesante nel monstero, e l'intera banda era in completa tensione, con i muscoli tirati dall'ansia e dall'emozione. Mentre erano tutti presi a rigirarsi nei loro letti, in preda all'insonnia, Berlino decise di andare a salutare il suo caro amico Martin, che sapeva avrebbe trovato sicuramente sveglio, immerso nel suo lavoro. L'uomo infatti era piegato sulla sua scrivania, intento nel fare i suoi soliti minuziosi conti da ingegnere, sorseggiando di tanto in tanto qualche bicchiere di vino rosso (italiano, se vi interessa). Sentendo la sua presenza, Palermo alzò immediatamente lo sguardo dai fogli sparsi su tutta la sua scrivania, e sorrise all'amico, a cui chiese il perchè della sua presenza in quel luogo. Berlino era chiaramente di fretta, con quel suo vestito elegante, perciò a Martin servì poco tempo per capire che la sua visita era questione di pochi minuti, e che probabilmente ad attenderlo da qualche altra parte c'era la moglie ad aspettarlo, con cui avrebbe passato una notte all'insegna dell'alcol e della passione lussuriosa.
Dopo i convenevoli, l'uomo si affrettò ad uscire dalla stanza, solo per voltarsi nuovamente verso Palermo un attimo dopo, fissando gli occhi nello sguardo sorpreso dell'altro.
STAI LEGGENDO
|Berlermo OS|
FanfictionFervore /fer·vó·re/ sostantivo maschile ▶Intensa e calorosa partecipazione affettiva. ▶Il momento di maggiore eccitazione o intensità.