|Questione di Mitocondri|

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Questione di mitocondri? Questione di mitocondi le mie palle.
Continuo a non credere alle parole che, dopo essere state pronunciate quelle che sembrano solo poche ore prima continuano ad aleggiare nella stanza, lasciando un'atmosfera pesante per tutta il minuscolo appartamento, riuscendo persino ad insinuarsi nelle zone più remote del mio cuore, corrodendolo come fosse solvente.

Ancora voglio pensare che siano passate solo poche ore dall'accaduto, eppure questa storia risale a due anni fa.
Che possa essere maledetto perché, fra tutte le persone di cui potevo innamorarmi sono andato proprio a scegliermi la peggiore.

Non ricordo nemmeno il giorno e l'occasione in cui conobbi quel pazzo furioso di Andrés che, affascinandomi da subito con il suo portamento e la sua incredibile bellezza fece di me la sua spalla, e io non potei fare nient'altro che seguirlo ovunque andasse appoggiando le sue idee.
È proprio vero che chi somiglia si piglia perché, per quanto lui potesse essere fuori di testa, io non sono mai stato meno pazzoide di lui.

Parlava sempre del piano.

Organizzava una delle più grandi rapine da gestire meticolosamente ma, per quando riguardava l'amministrazione della sua vita era una vera frana.
Forse a causa della sua malattia o semplicemente dovuto al suo essere frenetico passava da una donna ad un'altra, giurando amore eterno ad ognugna di loro, per poi lasciarle pochi mesi dopo averle portate all'altare. E pensare che io partecipai a tutti i suoi matrimoni, dal primo all'ultimo.

Quanto rosicavo.

Ogni volta vederlo così felice con un'altra persona, per quanto poco a volte potesse durare, mi faceva sentire sempre peggio perché inevitabilmente ed inesorabilmente mi stavo innamorando di lui.
Tutto quello che avevo era una solida e splendida amicizia, ed io, come un povero disperato me la sono fatta bastare per dieci anni perché, nonostante tutte le donne che lui sposò, con nessuna di loro mai aveva o avrà più un legame profondo tanto quanto quello che continua a legarci.

La sua quarta moglie la sposò in Italia, dove io risiedevo e risiedo tutt'ora, poco tempo prima di partire per rapinare la zecca di Spagna con il sorriso stampato in volto e il suo stupido piano impresso nella mente.
Durante quel periodo passammo molto tempo insieme, creando insieme un'altro infallibile piano da attuare sempre a discapito del governo spagnolo.
Non potevo far altro se non sorridere ad ogni suo movimento che, maestoso e sinuoso, mi attreva sempre di più.

Ho passato dieci anni della mia vita ad amare quell'uomo e da soli due anni il suo fantasma continua a perseguitarmi. Avrebbe detto che sarei riuscito a curarmi le ferite una volta che lui se ne sarebbe andato e invece, dopo quella sera, non ho potuto far altro se non legarmi indissolubilmente a lui.

Avevamo passato gran parte della gioranta nel mio appartamento e, parlando degli argomenti più disparati, avevamo trascoso la giornata. Gran parte delle nostre conversazioni riguardavano "l'infallibile" piano d'assalto e tutti i suoi aspetti.

Ad un tratto Andrés smise di parlare e, dirigendosi verso la porta, prese la giacca e fece per andarsene. Provai a convincerlo a restare ma lui ribadì il concetto e, stizzito dal mio comportamento, sottolineò la sua necessità di andarsene aggiungendo anche che avrebbe dovuto portare Tatiana fuori a cena.

Infastido mi alzai dal divano e gli chiesi che cosa l'avesse spinto a cambiare così rapidamente il suo atteggiamento.
Lui mi rispose dicendo:

<<Succede che tu sei innamorato di me Martin, e questo non va bene per il piano. Mio fratello me l'ha fatto notare e io non posso permettere che il mio lavoro vada in fumo per colpa tua.>>

Splancai gli occhi per la sorpesa ma, gli richiusi subito dopo preso da uno scatto d'ira imminente. Non potei far altro che alzare la voce per difendermi dalle sue accuse che, per quanto infondate fossero, rappresentavano la pura verità.
Mentre parlavo non potei far altro se non avvicinarmi a lui e, man mano che la distanza tra noi dimuiva la tensione non faceva altro che crescere.

<<La senti questa?>> gli dissi, ormai di fronte a lui.

<<Dov'è finito il desiderio?>> ripresi con estrema calma, accarazzandogli le tempie, spostando poi i polpastrelli sulle sue guance.

<<Sei solo un codardo>> conclusi soffiando sulle sue labbra, prima di fiondarmi con fervore sulla sua bocca. Invece di scansarmi via come mi sarei aspettato che facesse posò le sue mani attorno alla mia testa e mi portò ancora più vicino di quanto già non fossimo.
Finito il momento di passione abbassai lo sguardo ma, preso dall'ennesimo bisogno di sfidarlo, rialzai gli occhi e li puntai nei suoi. Un sorriso beffardo non potè non incorniciare il mio viso mentre, trasportato dalla situazione, iniziai ad indietreggiare a causa dell'avvicinarsi sempre più imminente di Andés che, una volta messomi con le spalle al muro, riprese a baciarmi con foga.

Ben presto però, l'euforia che ci aveva trascinato fino a quel momento sparì con la stessà velocità con cui ci travolse e io non potei che rimanere solo. Di nuovo.

Dopo quella sera non ebbi più sue notizie se non quella della sua morte. A comunicarmelo fu proprio quel gran figlio di puttana di suo fratello. Vederlo sull'uscio di casa scatenò in me un vortice di rabbia e amarezza che, alimentati dal mio stato di tristezza intriso di alcol mi portarono velocemente a distruggere casa, in preda alle lacrime e urlando e imprecando come un pazzo. Nonostante l'odio verso Sergio, (così si chiamava), non potei non sfogarmi con lui, piangendo sulla sua spalla in cerca di conforto per troppo tempo negatomi.

Prima dell'arrivo del fratello ero tormentato dal fantasma di Andrés che, perseguitandomi con il suo ricordo mi portò a distruggere la mia intera vita in poco tempo. Non passava momento in cui non piangessi o in cui non lo maledessi per tutto quello che mi aveva fatto.

Pensai molte volte a quella sera e, che io sia dannato, non riesco ancora a capacitarmi del perchè non abbia ricevuto un pugno in faccia per aver anche solo provato a baciarlo. Perchè ha dovuto ricambiare con la mia stessa intesità quel gesto per poi ribadirmi il fatto che fosse felicemente eterosessuale?

Voleva dimostrare con non era un codardo?

Voleva confermare il forte legame che ci univa o voleva semplicemente darmi un addio in grande stile?

Ancora oggi non so dare una risposta a tutti i dubbi che mi tormentano ma so che finalmete riuscirò ad essere libero.

Saluto un'ultima volta il suo spirito che infine mi lascia mentre una singola lacrima mi solca il viso finendo però per rovinare il mio sorriso.

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