I Wanna Be Your Slave ~ AoT fanfiction

I Wanna Be Your Slave

Welcome back~
Questa fanfiction è ispirata alla famosa canzone dei Måneskin (ormai entrata nella mia testa, potrei dire che ormai è diventata un'ossesione).

Ogni ship è contraddistinta da "kink" e/o parafilie sessuali prese come riferimento per descrivere i rapporti tra personaggi (insomma, rendiamo tutto più spicy).
Come già accennato, le scene descritte sono piuttosto esplicite quindi la lettura è consigliata ad un pubblico di maggiorenni (occhio che vi osservo).

Detto questo, prima di iniziare, vorrei specificare che due ship sono formate da due OC (original character).
Buona lettura~

I WANNA BE YOUR SLAVE

I wanna be your slave
I wanna be your master
I wanna make your heart beat
Run like rollercoasters
I wanna be a good boy
I wanna be a gangster
'Cause you can be the beauty
And I could be the monster

I love you since this morning
Not just for aesthetic
I wanna touch your body
So fucking electric
I know you scared of me
You said that I'm too eccentric
I'm crying all my tears
And that's fucking pathetic

Levi x Mia (OC)
Katoptronophilia: È una parafilia che consiste nell'attrazione sessuale nell'osservarsi allo specchio in
particolare durante le proprie performance sessuali;

Body workshipping: consiste nell’adorazione del corpo, una qualsiasi pratica di venerazione fisica di una parte del corpo dell’altra persona;

Levi Ackermann poteva considerarsi un poeta.
Riteneva che nel mondo esistesse bellezza e armonia in tutte le cose e da quando aveva conosciuto quella
ragazza dai capelli viola e il sorriso smagliante durante un ricevimento nella Smith Corporation, una
domenica di Maggio, non era più stato lo stesso.
Mia Wallace, così si chiamava quella giovane donna sorridente e dai tratti delicati del viso, era rimasta
impressa nella mente di Levi per settimane da quel giorno, non riuscendo a cancellare l’immagine di un volto tanto grazioso che lo tormentava dolcemente anche nei suoi sogni.
Forse il destino gli aveva sorriso per una volta nella vita, poiché quella ragazza divenne poi la sua fidanzata
e compagna.

Amava Mia, la sua bellissima musa ispiratrice dagli occhi azzurri come le onde del mare e i capelli tinti
regolarmente di color prugna, sfumatura che le faceva risaltare le guance rosee e le labbra color pesca.
Se fosse stato un pittore avrebbe disegnato il suo volto dipingendolo con gli acquerelli, ma la sua passione per la scrittura e la letteratura lo aveva portato a dedicarle poesie d’amore e pensieri osceni scritti con
inchiostro nero sulle pagine immacolate del suo taccuino rilegato in pelle.

Fu una sera di Novembre, appena tornato a casa dal lavoro prima del solito, che poté ammirare la bellezza di Mia in tutto il suo splendore: la porta del bagno socchiusa e questo gli permise di sbirciare la figura della compagna avvolta da un asciugamano bianco, appena uscita dalla doccia: slegò i capelli, lasciandoli cadere morbidi sulla schiena smuovendo le ciocche colorate con le mani.

La donna fece scivolare l’asciugamano sul corpo facendolo cadere sul marmo, per poi prendersi il tempo ad osservare la sua figura davanti allo specchio del bagno concentrandosi su ogni singolo dettaglio: dalle cosce alle braccia, i
seni e infine il viso, sbuffando.

Il corvino ispirò profondamente, cercando di non far notare la sua presenza e nemmeno l’erezione che stava crescendo tra le gambe, si sentì un lurido pervertito.
Le guance stavano prendendo un colorito roseo, causato dai vapori profumati che uscivano dal bagno e da quella vista così invitante, quasi eterea e divina.
L’aveva vista nuda molte altre volte e in mille altre situazioni, ma il fatto che lei non si fosse accorta della
sua presenza contribuiva a rendere la situazione più erotica.