2. L'antipatia per i francesi è una tradizione di famiglia

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In quanto custode di storie e aneddoti su tutto ciò che mi circonda, mi sento in dovere di raccontarvi una piccola storia, miei cari lettori, anche se forse non riuscirete a capire come questa possa collegarsi alla vicenda principale, che vi narrerò in seguito.

Il mio amato pubblico di strada, che ormai mi conosce bene, sa che non può pretendere che io arrivi dritto al punto, senza averlo prima allietato con qualche curiosità sulla mia amata Torino.
Così come il narratore fa parte del racconto, credo che la città e la sua memoria storica, soprattutto, ne dipingano i contorni.

Era il 1677 quando, in una modesta famiglia del Piemonte, nacque Pietro Micca.
Molti lo ricordano per il suo gesto eroico, pochi conoscono la sua vita prima di allora.
La cosa sorprendente è che morì proprio con quel suo gesto eroico e la sua fama è strettamente legata alla sua morte.

Dovete sapere che una cosa che mi lascia sempre un velo di tristezza addosso è pensare che nel 1704 si sposò, nel 1705 ebbe un figlio e nel 1706, eroicamente, morì.
Neanche il tempo di godersi il pargoletto crescere.
Appena 29 anni per passare alla storia e contemporaneamente a miglior vita.

Era il periodo della guerra di successione spagnola, uno dei più importanti conflitti europei del XVIII secolo.
Importante soprattutto per i sovrani, che non dormivano tranquilli sapendo che c'era in ballo la stabilità degli equilibri dell'Europa, la sorte dei loro regni.

La tensione si originò nel 1701 alla morte dell'ultimo re di Spagna della casa degli Asburgo: Carlo II.
In mancanza di successori, molte nazioni europee erano interessate a mettere le mani sui domini spagnoli, i territori più ricchi e potenti del mondo, che si estendevano in America, Africa e estremo Oriente, ma anche in Italia con la Lombardia e il regno di Napoli.

Alcuni proposero una spartizione dell'Impero spagnolo tra le varie casate, ma ovviamente tutti i tentativi per risolvere il problema, attraverso una qualsivoglia frammentazione dei territori, fallirono.

Rimaneva una sola possibilità. Scegliere fra due candidati.

Da una parte c'erano gli Asburgo d'Austria che proponevano un loro candidato, per ragioni di parentela.
Dall'altra Filippo, nipote di Carlo II, ma anche imparentato con Luigi XIV, il Re di Francia, il famoso "Re Sole", quello in calzamaglia e capelli cotonati.
In questo caso il rischio era quello non solo di legare diplomaticamente i due regni, ma anche di riunirli in futuro in un unico immenso regno nelle mani di Filippo.

Una cosa curiosa è che la carriera di regnante di Luigi XIV inizia quando aveva meno di 5 anni e prosegue fino alla morte, a 72 anni.
Anche qui i numeri mi lasciano sbalordito: c'è chi come Pietro Micca vive poco e niente, tra la fatica di un lavoro come muratore prima e come minatore dell'esercito sabaudo poi, che compie gesti eroici e fatali per la sua nazione, e chi invece come il Re Sole, raggiunge il primato nella classifica per il regno più lungo della storia e anche in quella (non ufficiale) come regnante più antipatico ed egocentrico, con la celebre frase "lo Stato sono io!".

Con la costruzione della reggia di Versailles, da lui voluta, cercò di allontanare l'aristocrazia francese dalla politica della capitale, per averla meglio sotto controllo.
Ed è così che, senza tenere in minima considerazione l'opinione dei sudditi, si andò consolidando la monarchia assoluta, che poi però dovette fare i conti con la rivoluzione francese.
Prima o poi la ruota gira per tutti.

Ma torniamo a parlare di suo nipote Filippo.
Se fosse diventato il successore di Carlo II, si sarebbe trovato in mano un regno vastissimo e sarebbe diventato inarrestabile: due dei troni più potenti d'Europa sarebbero stati riuniti, soverchiando gli equilibri allora raggiunti.
Per impedire tutto ciò, Inglesi, Olandesi e Austriaci dichiararono guerra alla Francia nel maggio 1702 ed è in quel momento che ebbe inizio la guerra di successione.

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