Terzo giorno fuori casa.
Mi ero svegliato più tardi del solito, rannicchiato su quella che ormai era la mia panchina, o meglio il mio letto, la mia nuova casa.
Avevo notato con dispiacere che non c'era la solita colazione ad aspettarmi.
Mi ero accorto che neanche nel carrello, nascosto al suo posto, c'era il pacchetto con le brioches. Così avevo pensato che fosse un caso: forse qualcuno dei senzatetto si era incuriosito a causa delle mie domande ed era venuto a rubarmela, appena aveva trovato l'occasione.
Sapevo che sarebbe stato meglio se non avessi risvegliato la loro attenzione e mi fossi gustato in solitudine quel pasto tanto atteso, ma la curiosità mi aveva trascinato fuori dalla mia zona sicura.Stavo ripensando alle varie persone che avevo incontrato e giunsi alla conclusione che doveva essere stato "Gianni, ho fame".
Ero passato davanti a lui nei giorni precedenti, mentre chiedevo informazioni agli altri, ma dormiva e non gli avevo parlato. Forse la voce era circolata e giunta alle sue orecchie. Volevo avvicinarlo per vedere se magari c'erano delle tracce della mia colazione vicino alla sua postazione, o almeno fargli delle domande per capire se ne sapeva qualcosa.Era un uomo dalla lunga barba grigia e i capelli aggrovigliati, con un cappello di lana infeltrita, blu come i suoi occhi.
Indossava una camicia di flanella sotto un cappotto impermeabile che si chiudeva a malapena sulla pancia sporgente. Stava seduto su un materassino circondato da plaid e vecchi vestiti, con le gambe incrociate, accanto a un piccolo cane che dormiva rannicchiato a fianco a lui.
Il cagnolino era bianco con una macchia color caramello attorno all'occhio che si estendeva fino alla punta dell'orecchio sinistro. Aveva il pelo un po' incrostato, come se si fosse sporcato di un liquame appiccicoso, che gli aveva lasciato delle ciocche più dure qua e là.
Durante le mie ricerche, l'avevo intravisto in via Po, sotto i portici, vicino alle storiche bancarelle di libri usati, quelle verdi in ferro battuto, che una volta chiuse nascondono il loro prezioso contenuto fino al giorno dopo, quando i proprietari le vanno a riaprire.Mi era sembrato molto gentile e disposto a chiacchierare, così iniziai la conversazione.
- Ciao Gianni... - dissi con un po' di imbarazzo. Lo avevo chiamato per nome, così come c'era scritto sul suo cartello, ma quello non mi rispondeva affatto.
Nonostante ciò, ero deciso a continuare la conversazione.- Scusa se ti disturbo, sono nuovo di queste parti e volevo fare conoscenza... - questa volta avevo risvegliato la sua attenzione.
- Parli con me? - rispose, come se ci fosse stato qualcun altro con cui parlare.
- Sì Gianni, parlo con te. Mi chiamo Edoardo...
- Oh, molto piacere... - disse allungandomi la mano, avvolta in un guanto di lana che lasciava scoperte le punte delle dita, per poi continuare - ...Giovanni, per gli amici Giovanni.
Rimasi sorpreso. Pensavo che volesse prendermi in giro, ribadendo che il suo nome per intero fosse quello e non accettava abbreviazioni, neanche per gli amici, o forse semplicemente voleva mantenere le distanze.
Eppure sul cartello c'era scritto Gianni.- Ti vedo perplesso Edoardo, cosa ti turba?- mi parlava con tono tranquillo, mentre trafficava con le sue cose, come se fosse un artigiano nella sua bottega che cerca gli attrezzi del mestiere con naturalezza. Non aveva molte cose da tenere a bada, quindi sembrava difficile credere che ne avesse persa di vista qualcuna.
- Beh, Giovanni, sul tuo carrello c'è scritto Gianni... Posso chiamarti così?- speravo che mi concedesse la possibilità di entrare in confidenza con lui.
- Ah! Che sciocco che sei... come hai detto che ti chiami? Non importa, tanto lo dimenticherei di nuovo... - parlava continuando a rovistare tra le sue cose, come se tra quelle potesse cercare anche il mio nome. Poi disse: - Gianni è il nome del cane! È lui che mi ha chiesto di scrivergli il cartello.
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Il Pittore Invisibile
General FictionSiamo a Torino, tra i portici e i negozi, le gallerie e i monumenti. Sembra incredibile che in una città come questa, dove il viavai delle persone è in continuo movimento, nessuno si accorga di quei clochard che vivono ai margini della strada. Non...