Capitolo Uno

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Istruzioni per l'uso

- La storia è una mia creazione, ispirata all'ambientazione di una serie tv sui vigili del fuoco con l'utilizzo di personaggi specifici tratti dall'universo di Doctor Who.

- Non consento la stampa della mia opera cartacea o sotto forma di libro o la divulgazione su siti che lucrano sul mio lavoro, né per uso personale né per rivenderle. 

- Si prega, inoltre, di non lasciare commenti offensivi o sgarbati sulle tematiche trattate dalla storia. Questo è un luogo sicuro e libero da pregiudizi, odio, luoghi comuni o altro.

-Se non vi piace ciò che leggete, cosa plausibilissima, siete pregati di ignorare questa storia. Nessuno vi forza a leggerla.

- Buona lettura!

Capitolo 1

Quel freddo e uggioso lunedì di metà gennaio, Yaz era già in piedi molto prima del suono della sveglia. C'erano troppe emozioni a ribollirle nelle vene, a scombussolarle lo stomaco e attivarle i pensieri: quello sarebbe stato il suo primo giorno da paramedico effettivo in una vera caserma dei vigili del fuoco! 

Troppo eccitata e al contempo nervosa, dunque, era andata a correre; poi, si era resa presentabile scegliendo un bel maglione bianco, dei pantaloni neri in twill ma senza per questo scordare i suoi anfibi lucidi porta fortuna. Ancora, si era sistemata il borsone con tutte le utilità per affrontare il suo primo turno ed infine si era concessa dei pancakes al cioccolato nel dinner all'angolo.

«Ah- ah!! Eccola qui la nostra dottoressa!» fu uno squittio entusiasta, quello con cui Meggie aveva accolto Yaz quella stessa mattina. Meggie era una donna amorevole e genuina, coetanea di sua madre e ormai parte della famiglia; quasi una zia o seconda mamma per lei, non perché Najia non fosse abbastanza, ma perché Meggie l'aveva vista crescere e supportata anche quando Yaz cinque anni prima aveva comunicato alla sua famiglia di voler fare il paramedico in una caserma. 

Una rivelazione che indubbiamente aveva colto alla sprovvista i suoi genitori: la famiglia Khan, di origini pakistane ma naturalizzata in Inghilterra dalla metà del secolo scorso, era di ampie vedute ma Hakim Khan, suo padre, era ancora piuttosto ancorato alle categorie di lavoro differenziate per genere. Najia, receptionist di un hotel di lusso aperto da poco, avrebbe preferito che sua figlia si laureasse in medicina e prendesse posto in ospedale. 

La nonna, invece, era stata contenta della scelta coraggiosa della nipote: emigrata nella seconda metà del secolo scorso, Umbreen, la madre di Najia, era partita da un paesino al confine tra India e Pakistan proprio quando le intemperie tra induisti e musulmani si erano acuite culminando nella sanguinosa partizione dell'agosto 1947; era approdata appena diciottenne in un'Inghilterra un po' restia all'accoglienza ma che comunque offriva tante opportunità per il futuro e così fu. Trovò marito, mise al mondo Najia e questo fu il principio di tutto. 

«Meg, sono un paramedico. È diverso, sai?» precisò la ragazza, perentoria e puntigliosa come sempre. Era timida e taciturna, un carattere che si definirebbe invisibile. A scuola non dava nell'occhio, nonostante eccellesse in quasi tutte le classi. Socializzare non era mai stato il suo forte dalle medie in poi, soprattutto quando capì d'essere diversa dalla maggior parte delle sue compagne. Non s'interessava di smalti e gonne, bensì preferiva la biologia, gli animali, l'astronomia e la musica. Insomma, era quella stramba. Eppure, quando di mezzo c'era il suo lavoro o le proprie competenze, capitava che la timidezza lasciasse posto alla voglia di fare, aiutare e di mettersi alla prova. Tutti ingredienti necessari che l'avevano portata a diplomarsi alla scuola di addestramento col massimo e che, quel giorno di metà gennaio, le avevano finalmente concesso di ottenere il lavoro dei suoi sogni. 

Light a dream and let it burn in youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora