Trasferirsi in una nuova città a diciotto anni è un cambiamento che quasi nessun adolescente vorrebbe mai affrontare nella propria vita. Lasciare amici, amori, luoghi sociali e perché no, scuola e la propria vecchia casa, non è facile, ci si lascia indietro ricordi ed emozioni che sai non torneranno più. Perciò mentre si impacchettano scatole, valigie e pacchetti vari, si tenta in tutti i modi di racchiudere quei famosi ricordi dentro quel cartone che puzza di muffa. Speri di non dimenticare niente, di portare dentro di te ogni cosa che quei muri, quei mobili e quel luogo hanno sempre suscitato e a cui non hai mai dato davvero importanza.
È vero che ci si rende conto di ciò che si ha nel momento in cui si perde, io l'ho provato sulla mia pelle quando ho salutato i miei unici due amici prima della partenza, nessuno voleva lasciar andare le lacrime eppure avevamo gli occhi lucidi e sapevamo benissimo che una volta svoltato l'angolo, avremmo dato sfogo a quella tristezza che ci aveva assalito da un paio di mesi, da quando mio padre aveva dato la notizia del nostro imminente trasferimento. A quanto pare, il vecchio aveva trovato un nuovo lavoro in una nuova città, non distava poi molto da questa, forse cinque o sei ore di viaggio ma era comunque una realtà completamente nuova per tutti e due. Io sapevo che non era solo per quello comunque, il viaggio era stato preparato in fretta, mia madre continuava ad andare e venire da casa sempre senza un soldo in tasca, nonostante mio padre lavorasse per metterci un tetto sopra la testa. Mia madre è sempre stata uno spirito ribelle, sin da quando sono nata, si è rifiutata di rimanere a casa con me, perciò andavo e venivo da casa dei miei nonni che per fortuna, abitavano nel nostro stesso quartiere, a pochi isolati dall'appartamento che mio papà aveva comprato appena trovato lavoro. Più andava avanti e più mia madre evitava di prendersi le proprie responsabilità di adulta, usciva tutte le sere e chiaramente non era in grado di mantenersi un lavoro stabile, le aveva provate tutte e alla fine, rinunció definitivamente. Inizió a mancare da casa per giorni interi, mio padre mi portava con sé a lavoro quando non aveva la possibilità di lasciarmi al nido o dai nonni, perciò affrontavo i viaggi in camion con lui, tenendogli compagnia, per quanto una bambina di due anni, possa fare compagnia. Ho sempre amato i viaggi lunghi, da quello che so, quando ne affrontavamo qualcuno anche di dieci ore non riuscivo a chiudere occhio e continuavo a guardare il mondo fuori da quel finestrino.
Mia madre ci ha reso la vita difficile, soprattutto per mio padre, lei lo ha tradito decine di volte e soprattutto ha usato parecchi dei nostri risparmi per viaggi spirituali o per acquistare sostanze illegali. Esatto, mia madre si faceva di coca, almeno questo è quello che abbiamo scoperto un paio di anni fa, trovando una bustina con della polvere bianca nella sua borsetta, dopo una serata di allegria, come le definiva lei. Alla fine, mio padre ha deciso di chiedere il divorzio, del resto, ormai io sono abbastanza grande da capire come stanno le cose e soprattutto non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me, sono anche fin troppo autonoma da parecchio tempo ormai. Le pratiche sono iniziate lo scorso anno, mia madre non l'ha presa benissimo, specialmente quando il giudice le ha tolto la mia custodia, affidandola completamente a mio padre, non ho avuto niente da ribattere, del resto, è stato lui a crescermi e non lei.
Nello stesso anno ho iniziato a lavorare part time in un negozio di pesca, non sono appassionata ma se devo ammetterlo, mi piaceva scambiare qualche chiacchierata con gli anziani che ogni domenica venivano ad acquistare le nostre esche vive, le migliori della città. Non c'era il mare ma un piccolo lago che offriva la possibilità di pescare quel poco pesce che era rimasto e tutti sapevano che non si poteva sopravvivere solo di quello, perciò divenne un luogo prettamente turistico, con bar, ristoranti, chioschi e tutto ciò che potesse portare denaro. Mi sarebbe mancato, quel lago puzzolente, specialmente vederlo durante un temporale, momenti che non avrei dimenticato così facilmente,l'acqua increspata, la luce che si riflette su quello specchio grigio, elementi che creavano un costrasto di colori e sensazioni tali da dipingere un quadro naturale e unico.
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Il Potere di un Erede
ParanormalTrasferirsi in una nuova città è l'inizio di molti romanzi. Alya ne è consapevole ma si rifiuta di credere di viverci dentro. La nuova casa e la nuova città sembrano fin troppo normali e quella stessa normalità la porterà ad infrangersi contro il s...