Capitolo I

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Non serve il calendario per capire che è inverno, basta osservare la condensa sui vetri. Per tutta la notte le goccioline sono rimaste inermi, aspettando che la temperatura del mattino si fosse scaldata abbastanza da permettere loro di lasciarsi andare verso il basso. O di evaporare, non è mai stato bravo in scienze. Però nota che alcune, timidamente, vanno giù, a formare un minuscolo lago sul davanzale. Quanta fiducia nella natura ripongono quelle piccole gocce d'acqua? Sanno che andranno di nuovo su per poi ricadere giù? Forse ricadranno a Roma, o forse a Parigi... Parigi. Forse la stessa acqua che anni prima ha bagnato le loro pelli sudate, era stata la pioggia dei loro primi incontri furtivi a Liverpool... "Sciocchezze. Com'era quel detto? Non ci si bagna mai due volte sullo stesso fiume." Eppure... Nonostante il clima rigido e i termosifoni che faticano a riscaldare gli ambienti ampi della sua casa, l'acqua fresca sul viso rimane un rituale irrinunciabile. Forse è un lontano ricordo della sua adolescenza, quando l'acqua calda era un lusso. Un'eco di abitudine difficile da mandare via, ben ancorata al suo inconscio. "Ricordati sempre da dove sei partito", qualcosa del genere.

Una, due, tre, passate sul viso, la cura della barba. È sveglio da dieci minuti, e già si sente un incoerente. In testa le parole di "Let it be", la sua ultima canzone. Prende l'asciugamano morbido, di un materiale proveniente chissà da quale parte del mondo, non lo ricorda. Con Linda la casa ha preso i tratti femminili, che strana cosa. Ricorda che quando abitava con Jane non ci faceva caso, forse perché all'arredamento ci pensava la madre di lei, Margaret. Ma adesso ogni oggetto nuovo è stato voluto da Linda, e a lui non dispiace. Lo fa sentire amato, protetto. Non gli importa se la sua ricerca della stabilità emotiva sia legata alla perdita della madre quando aveva appena quattordici anni, l'amore non è forse prendersi cura degli altri? Lo ha sempre fatto, è un tratto del suo carattere. Se scappa con qualcuno verso un posto tranquillo e non sente il bisogno di uscire da una stanza d'albergo, o di una casa, sa che ama quella persona. Gli accade con Linda, quando nei weekend prendono la macchina senza una meta precisa e si perdono nelle campagne inglesi. Gli è sempre accaduto con John, quando fin dai primissimi anni sessanta andavano a Parigi in autostop. Con lui accanto ogni macchina sconosciuta è stata un posto sicuro.

"Let it be... let it be... let it be", apre il mobiletto dove rasoio e spuma da barba sono fermi ormai da mesi. Ogni giorno pensa di togliersi via tutto, ma poi rinuncia. Le dieci del mattino, alle undici deve stare negli studi; le registrazioni, deve ancora perfezionare qualche canzone, poi... Non deve pensarci. Sa che John può cambiare idea in qualsiasi momento, ma sa anche che quando decide certe cose, cascasse il mondo, le porta a termine. Si guarda allo specchio, il volto ormai asciutto. La pelle sul petto sembra difendersi già dal tocco di John, i muscoli si contraggono e lui avverte dei brividi, decisamente non di freddo. "Sei un incoerente." Si dice allo specchio. "Parli di lasciare andare, che ti va bene qualsiasi cosa sarà, dai la tua benedizione con Yoko, e poi torni da lui come un cagnolino." Si sorride. Almeno a letto ha lui il comando totale.

Certo, fingere a lungo non è facile. Chissà se qualcuno si è accorto di loro, se ha capito ed è abbastanza intelligente da tacere, o se invece parlerà. Si fida di tutto il suo team, è con lui da anni, come si fida di Hogg, il regista che sta lavorando al suo ultimo film. Ma non può dire lo stesso della squadra di tecnici e cameramen che per tutto il tempo osservano, ascoltano, studiano... sono solo sue paranoie? Non può esserne davvero sicuro. Lavorare a microfoni accesi tutto il tempo è normale, lo hanno sempre fatto. Ma avere una telecamera puntata è tutt'altra cosa. Comunque sia, ogni giorno si conclude e loro stanno più che attenti. Fortuna che John è bravo con le parole e i messaggi in codice.
"Paul, faresti uno squillo giù per noi? Noi continuiamo qui."
Non ci era arrivato subito, ha avuto bisogno di qualche istante per capire esattamente cosa intendesse John. Il suo salvatore. Lui non ama dire bugie, non ne è capace. Non capisce il senso di nascondere la verità, quando la si può dire senza problemi. Anche se ha ammesso pubblicamente l'utilizzo di droghe, non può farlo per la sua relazione con John ma quasi tutti, nella loro cerchia, lo sanno. Gli stessi mantengono il segreto sia perché sostengono tale relazione, sia perché ne hanno anche loro di peccaminose. In un'orgia, solitamente non si vede chi c'è, ci si butta e basta. Ma gli sconosciuti? Non può sapere come potrebbero reagire. Sarebbe il colmo: aver schivato il carcere per la coltivazione di marijuana, ma subire la gogna mediatica perché ama un uomo. Tra l'altro gli sconosciuti appartengono sì al mondo dell'arte, ma rimangono ai bordi. La osservano, non la fanno. Potrebbero capire?

Comunque sia, ora è nella loro stanza, nello stesso edificio. Un salottino, un divano letto, un bagno, lo stretto necessario per le riunioni di gruppo, o per godersi qualche ora di intimità. Hanno tutti una compagna fissa, Ringo e George sono persino sposati, ma si sa: quanta fedeltà c'è nelle relazioni? Un suo amico, tempo fa, gli ha detto: "L'infedeltà non è normale solo nel nostro ambiente, sai? Puoi essere un comune cittadino, lavoro, casa, famiglia, e ti scopi la collega." Per lo meno lui è fortunato: per il suo status è normale andare con chi si vuole, Linda lo accetta senza problemi. E per lo più accetta anche il fatto che l'altra persona sia un uomo.

"Cazzo!" È l'ennesima volta che gli sfugge tra le mani quella maledetta pila di fogli. Non sa chi l'ha lasciata al centro del tavolo di legno, ma deve sparire. Eppure, ogni volta che la prende in mano, metà cade a terra. È la terza volta che si abbassa per riprendere il tutto, probabilmente mettendo alla rinfusa l'ordine delle pagine, nel caso ce ne fosse stato uno. Non è un suo problema, il suo problema al momento è che trema. Vuole che tutto sia perfetto. Quanto sono stati lontani? Quattro mesi? Sei? Dio, gli sembra un'infinità di tempo. Non sono mai stati così tanto distanti. Persino quando andavano in vacanza, dopo qualche settimana, si raggiungevano l'un l'altro. Si sono sostenuti e hanno vissuto così tanti giorni stretti l'un l'altro, che quando erano distanti Paul continuava a sentire all'orecchio la voce di John. Poi lo ha visto innamorarsi di Yoko, allontanarsi da lui, lasciare moglie e figlio per lei, si è sentito dire che non è più necessario per la sua vita.

Ha detto che "Hey Jude" era per Julian, per confortarlo nel primo momento in cui la vita spensierata di un bambino scende a patti con la cinica realtà degli adulti. Era decisamente per Julian, ma era anche per Cynthia, anche per se stesso. Dopo la separazione tra Cynthia e John, lui andava spesso da lei. Giocava con Julian, le parlava. Lei è ancora l'unica che può capirlo: lei sa cosa si prova quando John va via e non torna più.

"When you told me you didn't need me anymore
Well you know I nearly broke down and cried."

Ora che le cose si stanno sistemando, "lo stanno facendo davvero, o te lo stai immaginando?" si sente in colpa sia per quella canzone, sia per Cynthia. Lo sa, non dovrebbe. Non ci si dovrebbe risentire per una canzone, meno che mai se si è un autore di testi. Le canzoni sono figlie di un momento, non vanno mai prese seriamente. E di certo le scelte di John non sono responsabilità di Paul. Starà sempre vicino a Cynthia, qualsiasi cosa accada ma non per questo può sentirsi da meno se da lui, John torna.

Guarda la stanza, sicuramente ha esagerato. Con poco preavviso da parte di John è riuscito a raccattare solo vino e formaggi francesi. Tanto basta per avere un po' di Parigi a Londra. Non è mai stato importante il dove, per loro, almeno non più da quando sono diventati i Beatles. Quando erano più giovani sentivano il bisogno di scappare, di viversi in una città -almeno in apparenza- più aperta mentalmente e dove nessuno sapeva chi fossero e cosa facessero, al contrario di Liverpool o Amburgo. Ora non esiste nessuna Parigi, ogni luogo sperduto sa della loro esistenza, conosce i loro volti, canta le loro canzoni. I luoghi più sicuri sono le quattro mura di una stanza.

Anche se non è perfetta come sarebbe stata se avesse avuto più tempo, Paul può dirsi soddisfatto della sorpresa parigina. Si avvicina al telefono sulla console di marmo e compone l'interno degli studi, al piano inferiore. Dopo qualche secondo, con la conferma che John ha recepito il messaggio, si accende una sigaretta e attende.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 21, 2022 ⏰

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