capitolo tre

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POV Draco

Draco stava dormendo, ma era agitato.
Quella notte aveva sognato di incontrare i suoi genitori e parlare con loro, finalmente, faccia a faccia. Aveva chiesto a suo padre, Lucius Malfoy, se gli avesse mai voluto bene. Non aveva ricevuto risposta, però, perché l'uomo si era come volatilizzato in una nube di nebbia.
Q

uando qualcosa lo colpì in fronte, il ragazzo si rigirò nel letto, irritato. Sentiva vicino a sé una presenza estranea.

Avrebbe voluto aprire gli occhi per controllare, ma era così tremendamente stanco che non ci riuscì.
Era cosciente, ma non riusciva a sentire il suo corpo, aveva la sensazione di star galleggiando sospeso in aria.
L'unica cosa che gli confermava di essere ancora vivo, nonostante le minacce della Granger, era il battito lento del suo cuore.
Provò ancora una volta a fare un qualsiasi movimento, ma fallì. Era stanco. Stanco della guerra, dei suoi errori e stanco di aver creduto in una cosa completamente sbagliata.
Per di più, quel sogno -o meglio, quell'incubo- lo aveva agitato così tanto che non riusciva a pensare ad altro. "Papà, mi hai mai voluto bene?"
Era ridicolo. Agitarsi così tanto per un sogno. Allora perché, anche da mezzo addormentato, non riusciva a pensare ad altro?
A

veva tutte le ragioni possibili per essere triste, ma gli avevano sempre insegnato a non dimostrare le sue debolezze. E così, anche se era rinchiuso tra quattro mura con Hermione Granger, mezzo morto, non avrebbe dato prova di quanto tutto ciò lo facesse star male.

E poi, cavolo. Draco avrebbe voluto picchiarsi, in quel momento, se ne avesse avuto le forze.
Era stato umano, gentile, con una persona. Con Hermione Granger, un'inutile Nata Babbana! Andava contro tutte le sue regole.

In ogni caso, l'aveva fatto per pura compassione. Pietà. Tutte cose che sì, non erano da lui, ma stavano ben distanti dall'idea di dolcezza. Lui non era stato dolce. Negli occhi della rossa aveva letto dolcezza in risposta al suo atteggiamento, ma lui era stato solo caritatevole. Un superiore che prova pietà per una inferiore. Niente di più normale, anche se inadatto

Draco pian piano si stava sempre svegliando, ma fece di tutto per non aprire gli occhi. Non voleva tornare così presto alla realtà. A Hermione Granger, coi suoi capelli sempre più rossi e i suoi occhi color dell'oro.

Eppure sarebbe stato inevitabile. Sarebbe ben presto tornato a guardarla e lei si sarebbe presa cura di lui  - perché era costretta, si ricordò. Nemmeno lei era buona, infondo.

Il ricordo della fitta alla gamba lo tormentò. Era stata così forte e improvvisa.

Incredibile poter soffrire così.

La sensazione di inadeguatezza aumentò; c'era qualcosa, là fuori, nel mondo, che non funzionava.

Draco si svegliò di botto.

Come poteva essere stato così idiota? Magari qualche suo nemico l'aveva ferito, prima uccidendo Hermione... e...

Perché pensi alla sua incolumità?, gli domandò un'asfissiante vocina. Draco si passò più volte le mani sugli occhi, seccato. Ovvio che pensava a lei. Era Hermione a curarlo! Niente di più. Non si stava preoccupando per lei, ma per sé stesso.

Poi si guardò attorno.

La stanza - bianca e verde, asettica - era normale, niente fuori posto.

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