Nicolò's pov:
"Ciao! Il mio nome è Nicolò, in arte Nico, e sono qui per raccontarti la mia storia quindi prendi qualcosa da bere e qualcosa da sgranocchiare nel mentre. Ci sei? Perfetto! Ah e sappi che durante il racconto ci sarà della musica di sottofondo. Iniziamo dai ricordi meno recenti che ho, che risalgono a quando avevo quattro anni. A casa mia andava tutto bene, i miei genitori si amavano e amavano me, in più avevo degli ottimi amici, o perlomeno questo era quello di cui mi convincevo. Sapete, ogni giorno i miei si urlavano contro e se chiedevo il motivo mi rispondevano 'perché ci vogliamo bene tesoro', io ero piccolo quindi ci credevo e ogni tanto urlavano anche a me. Quando succedeva ero felice. Sorridevo. I miei amici mi facevano cadere, mi dicevano cose brutte, diverse volte mi hanno provocato delle ferite gravi. Io sorridevo, in mezzo alle lacrime per il dolore provocato dalla ferita spuntava il mio sorriso da bambino innocente. Le maestre mi chiedevano perché, e io rispondevo sempre con la stessa identica frase 'perché i miei amici mi vogliono bene' e loro mi compativano. Capì quello che succedeva in quarta elementare, quando mi iniziarono a dire 'ti odio'. Ero confuso, voglio dire mi dimostrano sempre di volermi bene e ora mi dicono che mi odiano? Decisi di chiedere spiegazioni alla psicologa della scuola, e forse non avrei dovuto. Quel giorno iniziai a vedere veramente tutti quelli che consideravo amici, e sia il mio cuore che la mia anima si sgretolarono, un po' facendomi soffrire come non mai. Nonostante tutto però continuavo a sorridere, ero piccolo ma non potevo dare a nessuno il peso dei miei problemi.
Finite le elementari iniziai le medie. Ero arrivato prima di tutti quindi riuscì a scegliere per primo il banco: ultima fila, attaccato al muro. Vicino a me si sedette un ragazzo, castano, occhi grigi, altezza nella media, aveva un pantalone della tuta nero e una felpa dello stesso colore. Davanti invece una ragazza, capelli lunghi e biondi raccolti in una coda, occhi marroni, bassina, indossava una camicetta blu e dei jeans bianchi. Per il primo periodo non dissi una parola, nemmeno una sillaba, ero troppo timido. La prima volta che parlammo fu dopo la consegna della prima verifica. Il ragazzo mi chiese quanto avevo preso, io risposi 'otto'. La ragazza però lo fulminò con lo sguardo. 'Scusalo per l'eccessiva curiosità, comunque sei stato molto bravo'. Ringraziai la ragazza ma la mia voce era talmente flebile che non riuscì a sentirmi nemmeno io. 'comunque io mi chiamo Desiree, e lui Giulio' 'piacere Nico' (da ora i dialoghi saranno segnati dalle loro iniziali)
G: mi dici come hai fatto a prendere otto? Io ho preso sei
N: non è male come voto
G: beh per la prima verifica della prima media
D: te lo avevo detto di studiare
G: però sono comunque riuscito a prendere la sufficienza senza studiare
N: hahaha
D: non ridere che gli dai corda
G: non ascoltarla
N: siete simpaticiIn poco tempo diventammo migliori amici. Uscivamo tutti i giorni, facevamo pigiama party ogni weekend... In poche parole avevo trovato dei buoni amici che sembravano volermi bene.
Però le persone cambiando, o mi sbaglio?
All'inizio della terza media ho deciso di dir loro ciò che succedeva in casa mia, quello che avevo passato, e mi ero posto come obbiettivo di dire la verità su come mi sentivo. In fondo io li avevo sempre confortati quando serviva perché non avrebbero dovuto fare lo stesso?Lo feci, gli raccontai tutto, e pochi giorni dopo tagliarono ogni ponte con me: non rispondevano più ai miei messaggi, alle chiamate, se mi avvicinavo loro si allontanavano. Dopo pochi giorni iniziarono a bullizzarmi. Mi sbattevano ripetutamente la testa al muro fino a farmi uscire il sangue, mi picchiavano, incidevano insulti sul mio banco e lasciavano le lame utilizzate lì sopra.
Ero diventato un peso, una palla al piede e quindi mi avevano abbandonato. In quel momento non lo capii, ma se ci ripenso ora mi rendo conto che per loro ero come l'amico che ti fa da psicologo e che ti tieni stretto perché non devi ricambiare il favore, e quando hanno scoperto che non sarebbe stato così per sempre sono diventati la ragione della mia sofferenza