«Buongiorno Girasole, vedo che sei in piena forma» dissi ridendo. Era conciata malissimo.
«Ah, ti prego non ho dormito per nulla questa notte.» disse Ada aprendo l'armadietto ed estraendo i libri di matematica. Aprii il mio e presi anch'io i suoi stessi libri.
«Senti Faelynn... ti scongiuro posso venire a dormire da te questa sera? Non ce la faccio più con le riunioni di mio padre. Invita gente che non so nemmeno chi siano. Non c'è mai un po' di pace.» disse sbuffando.
«Mi casa es tu casa.» dissi ridendo.
«Prima o poi mi farai venire a casa tua vero? Insomma ci conosciamo da... fammici pensare... sei anni e non so nemmeno dove abiti» aggiunsi chiudendo l'armadietto.
«Lo so Faelynn, ma mio padre non mi lascia. E lo odio per questo. Ogni volta che gli chiedo se posso invitare qualche mia amica dice 'Mi dispiace ma questo posto non è per le tue amiche' » disse imitando la sua voce.
«Va bene va bene, ho capito, hai un padre psicopatico.» dissi avviandomi verso l'aula.
«Si lo so, grazie. Non c'è bisogno di ricordarmelo ogni volta» disse stando a passo con me.Finalmente potevo andarmene a casa e rilassarmi ma ovviamente, qualcuno aveva dimenticato il progetto di biologia a casa...
«Ti prego scusami...» disse disperata.
«Avevi detto che venivi da me e avremo concluso il progetto insieme. Come farai adesso?» chiesi alzando le sopracciglia.
Agitò leggermente le mani e disse: «Vieni con me.»
La guardai confusa perché sta mattina mi aveva letteralmente detto che suo padre non lasciava entrare nessuno in casa sua. Incurvai le sopracciglia e dissi: «Sei pazza? Tua padre ti metterà in punizione a vita, Ada.»
«Mio padre non c'è oggi. Ha detto che sarebbe tornato verso, ehm... verso le quattro.» disse prendendomi per mano e trascinandomi alla fermata del pullman. «Ma sono le due e un quarto!» dissi urlando dalla disperazione.
«Mi prenderò io tutte le colpe. Dai ti prego Faelynn.» disse guardandomi con quei occhi da cucciolo.
Roteai gli occhi e sbuffai : «E va bene, ma facciamo in fretta.»
Fece un saltello applaudendo come una bambina di quattro anni. Vidi il pullman in lontananza e ringraziai Dio per questa puntualità.
Una volta saliti facemmo diverse fermate e alla fine ci fermammo in un posto che ad essere sincera non avevo mai visto. Sembrava come se avessimo viaggiato per chilometri e fossimo in un'altra città. Il posto era pieno di case private, tutte eleganti e raffinate. I giardini ben curati e l'asfalto pulito. Non c'era niente fuori posto. Sentii qualcosa prendermi per il polso e sobbalzai. «Andiamo ti faccio vedere casa mia.» disse la mia amica trascinandomi con se.
«Ecco questa è la mia umile dimora» disse aprendo il grande cancello che ci trovavamo davanti. Una grande villa si presentò davanti a me. «Accidenti amica, da quando hai sta casa...?» dissi prendendola in giro. Si mise a ridere e cominciammo ad entrare.
«Allora io apro la porta. Entriamo. La richiudo. E poi mi segui. Capito?» disse abbassando la voce. «Ehm... okay?» dissi seguendola. Aprì la porta ed entrammo dentro. La seguii e andammo nel piano superiore nella sua stanza. Quella casa era un labirinto, c'era un corridoio lungo con porte tutte nere.
«Come fai a non confonderti con le stanze. È un labirinto sta casa.» dissi sorridendo poi aggiunsi: «posso togliermi la maglia e stare in top? Sto morendo di caldo.» Si mise a ridere e disse: «Certo che puoi, qui dentro è estate praticamente.» mi tolsi la maglia e la misi nello zaino. Ada sistemò alcune cose e disse: «Vado giù a prendere qualcosa da bere. Tu aspettami qui e non ti muovere.» disse avvisandomi.
«Tranquilla, non voglio casini. Me ne starò qui sul tuo comodissimo letto.» Mi sdraiai sul suo letto, lasciai rilassare le ossa e la spina dorsale. La sentii uscire.
Ero esausta avevo così tanta voglia di addormentarmi in quel momento ma qualcuno bussò alla porta. Mi alzai di scatto. Nascosi il mio zaino nell'armadio e le scarpe sotto il letto dopodiché mi misi sotto le coperte. Sentii il rumore della maniglia e la porta si aprì. Dei passi si fecero più vicini. «Ada non eri andata dalla tua amica?» disse una voce ghiacciante. Si sedette vicino e aggiunse: «Che c'è... non ti senti bene?» cercò di tirare via le coperte ma le tirai su. «Mmh...» feci una smorfia per dare una risposta. Questo avrebbe dovuto farli capire che non avevo voglia di parlare... che Ada non aveva voglia di parlare. «Ada che hai?» disse accarezzandomi la schiena. Senti dei brividi lungo la schiena e cercai di mantenere il respiro regolare. Lo sentii sospirare e alzarsi dal letto dopodiché uscì dalla stanza. Tolsi le coperte e feci un bel respiro guardando il soffitto. Avevo il respiro profondo e il cuore mi batteva forte. Mi alzai dal letto e andai verso lo specchio. Mi sistemai i capelli e misi nello scaffale la spazzola. Quando alzai lo sguardo vidi nel riflesso dello specchio un uomo. Mi girai di scatto e indietreggiai sbattendo contro lo sgabello. «Allora ragazzina, chi sei e che ci fai qui?» disse avvicinandosi di qualche passo. Era un uomo dal bel aspetto. Aveva indosso uno smoking nero. Un orologio nel suo polso possente e le maniche della camicia rotolate fino ai gomiti. Le sue vene percorrevano tutta la sue pelle esposta nelle braccia. Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi blu come il mare in profondità. «Allora hai intenzione di rispondere?» chiese a un metro di distanza. Deglutii, mi misi dritta poi lo guardai e con voce sottile dissi: «M-mi chiamo Faelynn e sono l'amica di Ada.»
Guardai il suo sguardo scendere giù e fermandosi sul mio seno. Mi ricordai che ero solo con un top da ginnastica. Corsi veloce e presi una maglia qualsiasi e la misi addosso. Era grande e mi arrivava a metà coscia. Non era di Ada ne ero sicura. Come se mi avesse letto nel pensiero disse: «Si quella maglia è mia... ma non importa. Quindi perché sei qui?»
«Signore scusi se l'abbiamo disturbata ma dovevamo prendere un progetto importante per il compito di domani e avevamo deciso di andare a casa mia. Ada mi ha raccontato che suo padre non lascia nessuna delle sue amiche venire qui ma me ne andrò sub-» cercai di finire la frase quando la porta di aprì. Vidi Ada con dei bicchieri di plastica in mano e una bottiglia d'acqua. Si fermò e il suo sguardo passo da me e l'uomo davanti a me. «Ehm ciao... papà» disse agitata. Papà? Così giovane?
«Ciao Ada.» disse suo padre voltandosi. «Ti prego prima che tu ti arrabbi voglio spiegarti tutto.» disse appoggiando le cose sul comò.
«Tranquilla, Ada, la tua amica mi ha raccontato abbastanza...» disse guardandomi senza battere ciglio, come se volesse mangiarmi viva. Deglutii e guardai la mia amica che stava sudando freddo. «per ora potete restare poi vedrò cosa fare.» disse uscendo dalla stanza.
Quando chiuse la porta mi girai di scatto verso di lei e dissi: «Alle quattro... ma certo»
Mi guardò disperata e disse: « Lui aveva detto che sarebbe venuto alle quattro. Non è colpa mia.» «Va bene, va bene. Ora finiamo sto progetto e andiamocene da qui.»
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Il padre della mia amica
RomanceMini storia spicy 🌶 L'amore arriva quando meno te lo aspetti. È qualcosa che ti consuma, ti riempie il cuore di passione. Lui era qualcosa di meraviglioso. Un suo sguardo che faceva bruciare l'anima. E io amavo quel bruciore. "Avrei voluto resping...