XXXII. IL VASO DI PANDORA

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"We could have had it all,
Rolling in the deep.
You had my heart inside of your hands,
But you played it with a beating."
Rolling in the Deep - Adele

Jos Verstappen prese tutte le cose che il figlio aveva lasciato sulla sedia della stanza che gli avevano riservato in ospedale per i controlli a cui lo avevano sottoposto.
Max non aveva riportato alcun danno in seguito all'incidente, se non qualche botta di lieve entità.

<<Hai notizie di Mia?>> chiese Max, indossando un giubbino sopra i vestiti puliti che gli aveva portato il padre.

<<È in buona compagnia, non ti preoccupare>> rispose Jos, dando poco peso all'argomento.
<<Che cosa vuoi dire?>> gli domandò il figlio, con un'espressione corrucciata.
<<Niente, lascia perdere. Anzi, andiamo perché siamo già in ritardo>> ribatté, facendo per uscire dalla stanza.

<<In ritardo per cosa?>> esclamò Max, bloccandolo immediatamente.
<<Torniamo a Monte Carlo per sistemare alcune cose>>.
<<Che cosa? Io tra sette giorni corro in Messico, non tornerò ora a Monte Carlo>> puntualizzò Max stizzito.

<<Tu torni con me a Monte Carlo. Adesso>> gli ordinò ancora il padre.

Max lo guardò impassibile ma accettò implicitamente il suo volere.

<<Vorrei soltanto passare un attimo da Mia>> disse, abbassando lo sguardo.
<<Sei sicuro di volerlo fare?>> lo provocò Jos e Max lo guardò dubbioso, non capendo realmente cosa intendesse suo padre.

<<Vai pure da lei, ma prima guarda questo>> e gli sventolò dei fogli davanti agli occhi.

<<Che cos'è?>> gli chiese Max, prendendo in mano quei pezzi di carta.
<<Leggi>> lo spronò suo padre.

Il pilota olandese puntò gli occhi sul foglio e iniziò a leggere farfugliando.

<<Mia Kellerman. Sei settembre novantasette. Amsterdam, Olanda->> bloccandosi poi improvvisamente.

Guardò Jos.

Poi di nuovo la cartella clinica di Mia.

E infine ancora suo padre.

<<M-m-mia è inci->>.
<<No, non più, leggi bene>>.

Max tornò a concentrare la sua attenzione su quelle parole battute al computer e sentì una stretta allo stomaco quando lesse che il figlio, che tanto avrebbe voluto con lei, non c'era più.

<<Io devo andare da lei>> affermò Max, lasciando distrattamente quel referto tra le mani di suo padre e correndo come un matto per i corridoi dell'ospedale.

Le mani gli tremavano, le gambe non erano da meno, ma sapeva di non potersi fermare.

I sensi di colpa lo stavano assalendo, la testa gli stava scoppiando.

Le lacrime gli offuscavano completamente la vista.

Spalancò con prepotenza la porta del reparto di ginecologia, trovando vicino alle macchinette del caffè Nikita e un uomo alto di colore che non aveva mai visto prima.

La ragazza spalancò gli occhi, sorpresa e spaventata dal trovarsi Max così agitato davanti.

<<Mia? Mio figlio?>> urlò con il fiatone.

Will rimase in silenzio, preoccupato per ciò che sarebbe potuto accadere se Max avesse aperto la porta della stanza di Mia trovando anche Lewis al suo fianco.

CATRAME  ||  Lewis Hamilton - Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora