Non puoi diventare un eroe

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Aveva rinunciato.

Aveva compreso che non sarebbe mai potuto diventare un eroe.

Quel giorno, quando All Might gli disse che un ragazzo senza quirk come lui non avrebbe mai potuto essere un eroe, aveva deciso di rinunciare al suo sogno. Faceva male, tanto male, tutto quello che voleva era salvare le persone con un sorriso. La vita è proprio ingiusta, vero? Alcune persone nascono con dei quirk eccezionali, eppure decidono di usarli per fare del male agli altri. Izuku dentro di sé sapeva che non aveva alcuna possibilità, eppure non si era mai arreso. Ma sentirsi dire "non puoi diventare un eroe" proprio dall'eroe numero uno, colui che aveva sempre ammirato, lo portò finalmente ad affrontare la realtà.

Pianse, per tutto il giorno. Sentiva una fitta talmente forte al petto che pensò più volte di stare per morire. Sua madre lo sentiva, voleva aiutarlo, ma, nonostante ciò, non fece nulla, se non sentirsi responsabile, dandosi la colpa per aver fatto nascere suo figlio senza un quirk.

I giorni passavano, uguali come sempre: svegliati, vestiti, vai a scuola, ignora le prese in giro dei tuoi compagni. Izuku era ormai abituato, ma questo non significava che le loro risate non ferissero lo stesso. Notò qualcosa, però: Bakugou non rideva più insieme ai suoi compagni, aveva persino smesso di bullizzarlo. Era da quel giorno che si comportava così.

Quel giorno.

Il giorno in cui le parole del grande All Might frantumarono i sogni di Izuku in mille pezzi, lasciandogli solo un enorme vuoto dentro. Quella non fu la sola cosa rilevante che successe quella stessa giornata, però. Bakugou fu catturato da un villain, e Izuku, vedendo che il suo "amico" aveva bisogno di aiuto, corse in suo soccorso. "Il mio corpo si è mosso da solo" e "sembrava che avessi bisogno di essere salvato": fu questa la risposta di Izuku quando Bakugou gli chiese che diavolo stesse facendo. Naturalmente, il giovane senza quirk non fu d'aiuto come sperava, ma motivò All Might a entrare in azione, salvando la situazione. Come spiegò al giovane Midoriya, in seguito a gravi ferite riportate durante un violento scontro, l'eroe numero uno non poteva più svolgere il suo lavoro per più di tre ore al giorno. E nel momento in cui l'amico di infanzia di Izuku fu preso in ostaggio, le tre ore erano finite. Nonostante All Might fosse stato mosso dalle azioni di quel ragazzo senza quirk, lo rimproverò: non voleva che un suo complimento potesse alimentare le fantasie del giovane nel voler diventare un eroe. Gli eroi rischiavano la vita ogni giorno possedendo un quirk; senza, le possibilità di morire raddoppiavano.

Anche Bakugou parlò ad Izuku quel giorno, dicendogli che lui non lo aveva salvato e che non aveva bisogno di aiuto, di smetterla di guardarlo dall'alto in basso. Il tutto detto con il suo solito tono da eterno incazzato, un tono a cui Izuku aveva ormai fatto l'abitudine.
Ultimo giorno di scuola ed ultimo giorno di scuole medie. La campanella suonò e una massa informe di ragazzini fin troppo entusiasti si rigettò fuori dall'edificio. Izuku venne strattonato qua e là, infine anche lui uscì. Vide Bakugou: lui non stava festeggiando insieme agli altri, si faceva i fatti suoi, allontanandosi dai compagni e dirigendosi verso casa. Il giovane Midoriya prese un grandissimo respiro, si armò di tutto il coraggio che possedeva e raggiunse il suo amico di infanzia.

«Kacchan!»

«Cosa vuoi, nerd?» rispose l'altro con uno sguardo truce. Per un attimo Izuku ne fu intimidito, ma quello che doveva dirgli era troppo importante.

Sì, importante, non per Bakugou, ma per sé stesso. Non aveva rinunciato solamente al sogno di diventare eroe.

Aveva rinunciato anche a Kacchan.

Come poteva non farlo? Lo aveva sempre rincorso, voleva diventare come lui, era un simbolo della vittoria che stava al di sopra del grande All Might.

Per questo doveva dirgli addio, non avrebbe mai rinunciato al suo sogno se avesse continuato a stare dietro a Bakugou.

Non sono mai riuscito a odiartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora