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"Heeseungie? Che c'è che non va, l'ho preso per te", disse Sunoo nervosamente. Aveva tenuto il braccio teso per circa un minuto ormai, e cominciava a fargli male. Il girasole tremò nella sua presa mentre Heeseung lo fissava, senza battere ciglio.

"Prendere dei fiori a qualcuno..." disse infine Heeseung piano. La sua voce era un sussurro e Sunoo dovette sforzare le orecchie per riuscire a distinguere le parole. "Cosa significa?"

Sunoo si accigliò confuso. Il suo amico si era comportato in modo strano con lui ultimamente, facendo domande e analizzando ogni azione. Erano le piccole cose: una breve esitazione prima di prendere la mano offerta da Sunoo, un lampo di incertezza prima di infilarsi nel letto quando avevano un pigiama party. Ma Sunoo era attento e li notò tutti. Heeseung stava iniziando a sentirsi a disagio con lui? Non sapeva cosa fare.

"Non significa niente," rispose Sunoo, osservando con curiosità la reazione di Heeseung. "Sei mio amico e mi chiami Girasole, quindi l'ho visto e ho pensato a te." Heeseung non si mosse ancora, quindi Sunoo spinse il fiore in avanti in modo incoraggiante. "Prendilo", ha insistito.

Le dita di Heeseung iniziarono a chiudersi attorno allo stelo e Sunoo erroneamente lasciò andare prima che l'altro ragazzo avesse una presa salda su di esso. Cadde a terra tra di loro, metà di esso poggiava sulla punta delle scarpe da ginnastica di Heeseung. Lo fissò.

"Io-" Fece un movimento interrotto per piegare le ginocchia e raccoglierlo, ma si raddrizzò rapidamente e scosse la testa.

Sunoo inclinò la testa. "Heeseungie?" disse con attenzione.

"Non posso," sbottò Heeseung. "Mi dispiace."

E senza un'altra parola si girò e corse via, il movimento della sua scarpa che capovolgeva il girasole, solo per essere calpestato mentre fuggiva. Sunoo lo guardò allontanarsi, scioccato nel silenzio.

Sbatté le palpebre alla macchia di petali d'oro lasciata sulla scia del suo migliore amico. Ci doveva essere una spiegazione, pensò tra sé. Heeseung non si sentiva bene. Non intendeva ferire i sentimenti di Sunoo. Quella fu la sua reazione iniziale, ottimista.

Ma poi il giorno dopo vide Heeseung, ed era come se la loro amicizia non fosse mai esistita. Nei giorni, nei mesi, negli anni che seguirono, continuarono a orbitare l'uno intorno all'altro, ma qualcosa era cambiato.

Avevano indossato maschere che nascondevano il loro vero io e non si erano mai più visti veramente.

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"Mi piacevi."

Sunoo sussultò, allontanandosi da dove il suo sguardo si era posato sul vaso. "Eh?" borbottò confuso.

Gli occhi di Heeseung si spostarono verso il punto che stava fissando stordito. "Mi piacevi," ripeté piano. "Quando sei venuto da me quel giorno. Quando mi hai dato quel fiore."

Sunoo sbuffò. Non poteva farne a meno. "Giusto," disse sarcasticamente, "Questo è sicuramente il messaggio che ho ricevuto dal modo in cui sei scappatoe non ti sei mai più avvicinato a me." Fu il turno di Heeseung di sussultare.

"Ero un bambino, Sunoo," iniziò esitante. "Un bambino stupido, e non capivo cosa stavo provando, e ancora meno capivo come affrontarlo".

Sunoo si mordicchiò il labbro, guardandosi le mani. A Heeseung era piaciuto? Per tutto il tempo allora? In qualche modo sembrava uno scherzo, visto tutto quello che era successo.

Anni passati ad evitarsi, affetto persistente accuratamente velato, tutto a causa di qualche stupido errore di comunicazione.

Le sue orecchie hanno ricevuto la spiegazione di Heeseung, ma stava lottando per ascoltarla e digerirla completamente. Le parole risuonarono quasi vuote nell'aria.

"Grazie per avermelo detto", riuscì finalmente a dire. "È bello sapere il motivo, immagino. Ma comportarsi da cretino dopo... era proprio necessario?"

Heeseung lo guardò attentamente, cercando qualcosa. "Davvero non ricordi, vero?"

"Ricordare cosa?" Sunoo si accigliò.

Heeseung emise una risatina ironica, scuotendo la testa. "Va tutto bene. Se davvero lo intendessi, probabilmente te ne saresti ricordato. È un sollievo." Sunoo era ancora perso, ma Heeseung si limitò a allungare la mano stringendo quella del ragazzo. "Basta con il passato, vero? Adesso ricominciamo." Sunoo annuì, ricambiando la stretta.

A Heeseung piacevo. A Heeseung piacevo.

Il pensiero gli percorse la testa più e più volte, sfuggendogli dalla presa quando cercò di allungare una mano per fissarlo e archiviarlo.

Una domanda strisciava nella parte posteriore della sua mente, in agguato, assillandolo.

Quello era prima. Ma che dire adesso?

Non poteva presumere che Heeseung avesse ancora una cotta sciocca che aveva sviluppato tanto tempo fa. Sarebbe sciocco da parte sua presumere e cedere a quell'idea.

"Girasole?"

Alzò di scatto la testa e si rese conto di essersi distratto di nuovo. "Hm?" mormorò.

"C'è qualcosa che vuoi dirmi anche tu?" Heeseung lo guardò in attesa, i suoi occhi brillavano. Aveva sempre avuto gli occhi più belli, anche negli anni durante i quali gli erano stati socchiusi in un gioco di disprezzo.

C'era qualcosa che luccicava dietro quei suoi occhi adesso, qualcosa che somigliava alla speranza. Ma finalmente avevano ritrovato la strada l'uno per l'altro, e cosa restava da dire?

"No", disse Sunoo. Era perso negli occhi di Heeseung, incapace di mettere a fuoco da nessun'altra parte, e gli mancava il modo in cui le spalle del ragazzo cadevano appena alla sua risposta. "Non c'è niente che ho da dire."

Thirty Days // Heesun - Jaywon (EDITED)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora