27. Tentativi di seduzione

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L'infermiera è giovane e impacciata. Gli sorride con gli occhi bassi, come se non avesse mai visto un uomo più bello. Edoardo cammina lungo il corridoio con il solito piglio deciso, in jeans e camicia azzurra, e lei gli fa strada con insolita gentilezza, continuando a voltarsi per ammirarlo meglio, anche solo di sfuggita. "Non manca molto", gli assicura, e quasi inciampa in un'asta porta flebo, prima di arrivare alla porta della camera in cui sono diretti.

"Come le ha spiegato il dottore, l'intervento è andato bene", l'infermiera si ferma e abbassa la voce. "Stiamo monitorando frequenza cardiaca e pressione. Data l'età avanzata, lo terremo in osservazione un paio di giorni in più. È ancora debilitato e parla a fatica, ma la tempra c'è e sembra decisamente forte. Lo riporterà presto a casa, signor Marchesi".

"Grazie. Quanto tempo mi è concesso?".

"Dieci minuti per oggi. Cerchi di non farlo sforzare troppo. Vi lascio soli".

Riportarlo a casa.

La porta alle sue spalle si chiude e Edoardo avverte una morsa prenderlo allo stomaco. Suo padre è vivo, c'è ancora la possibilità di condividere intere giornate insieme, dopo tanti anni andati persi. Buttati. E a casa, ad aspettarli, troveranno lei, Lura. Il loro nuovo amore - sì, lo stesso - che, per la prima volta dopo Marilena, sono disposti a condividere e a proteggere. A fare guscio. Lura, il centro di una famiglia ritrovata e di una ancora da costruire.

Ho tutto, forse quello che mi manca è solo un nipote. Edoardo ripensa a quella battuta, che Paolo gli aveva lanciato a bruciapelo. E un fremito di impazienza gli percorre la schiena. Sposarsi, avere dei figli, invecchiare. Non ci aveva mai pensato prima. Perché prima non eri tu. Adesso è Vittorio che gli sembra di sentire di nuovo.

O perché prima non c'era lei.

"Papà". Riesce appena a intravedere lo sguardo vivace del padre, che subito quelle vecchie palpebre si abbassano. Il suo nome gli arriva in un rantolo, "Edy...", ma sembra che nel pronuncialo a fatica il Professore provi comunque a rallegrarsi.

Edoardo gli afferra la mano. Gli sembra più leggera del solito, eppure grava come peso morto sul materasso. "Ci hai fatto prendere un  grande spavento, lo sai?".

Le sopracciglia di Paolo si sollevano, lui tace e si inumidisce con la lingua le labbra secche, come per discolparsi. Non volevo.

"Prepareremo la villa per il tuo ritorno, tu pensa a rimetterti in fretta. Questo cuore deve battere ancora per le tante emozioni che verranno". Edoardo poggia sui gomiti, sul bordo del letto. Non è mai stato così vicino a suo padre da che ne ha memoria. Può annusarne l'odore, quell'acqua di colonia che non ha mai smesso di usare. Piaceva da morire a sua madre.

"La prima novità riguarda me e Adam. Ti sembrerà impossibile, ma è successo: ci siamo rappacificati, in qualche modo. Sei contento?".

Quel mucchietto di dita ossute si chiude a stringere le sue. È contento, non poteva essere altrimenti. Paolo, a quel punto, scuote il capo: "Lura", sospira debolmente. "Dov'è?".

"Ti manda un bacio, le manchi tanto e vuole che torni presto".

"Manca...". Riprende fiato, il resto della frase non arriva. Manca anche a lui, non serve lo espliciti. E allora le dita stringono un'altra volta: un altro sì - tornerò - conferma che il Professore è lucido. Non vuole darla vinta a quel cuore rattoppato.

Se è così, reggi la verità, subito. Edoardo si abbandona a quel grido pieno d'amore che trabocca: "Le ho detto che la amo, papà". Nel confessarglielo, ha la voce rotta, e il batticuore quasi gli scoperchia il petto. Non è solo piacersi, è molto di più. "Ci amiamo, capisci?".

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora