III✔️

23.6K 562 14
                                    

PHOEBE

Ero parecchio sconvolta.

John mi stava praticamente implorando di scappare, di abbandonare lui e la mia vita.
Tutto a causa di quell'uomo.

《John calmati! Respira e spiegami chi è quell'uomo!》implorai per l'ennesima volta guardandolo con infinita preoccupazione.
《Phoebe, quell'uomo è Andrew Miller! Il proprietario di questo pub e il mafioso che detiene il potere su tutta la Contea di Los Angeles!》affermò a gran voce tremando incontrollatamente con il volto eccessivamente pallido, cominciando a sudare freddo.

I miei occhi si ingrandirono stranamente atteggiando il volto in un’espressione di puro e sincero terrore.
Rimasi di stucco.
Non seppi più che dire.
La mia testa stava scoppiando.
Il mio cuore non reggeva tutto questo.

Cercai di riflettere sensatamente sull’orribile situazione, tentando di trovare una soluzione, un qualsiasi modo affinché sia io sia John ci potessimo salvare dalla crudeltà di quel mafioso.

John se ne stava ancora mollemente appoggiato al muro con il capo tra le mani, le quali tremavano convulsamente dall'ansia e dall'angoscia.

《Phoebe devi andare via, nasconditi per un po', mi farò sentire io!》affermò all'improvviso quest’ultimo staccandosi dal muro con uno scatto felino, avvicinandosi con passo fermo alla mia figura rannicchiata sopra il divanetto addossato alla parete dell'ufficio.

Negai velocemente con il capo stringendo i braccioli della poltrona su cui mi ero accasciata, fino a graffiare la pelle costosa di essa guadagnandomi un'occhiata ammonitrice.

《John io non ti lascio solo! Ho sentito ciò che ha detto quell'uomo!》ribattei con tono drammatico fissandolo con occhi imploranti e lucidi di lacrime.
《Phoebe...》sospirò, 《...è l'unica soluzione affinché lui non possa farti del male!》asserì cupamente mentre io negavo continuamente con la testa, piangendo lacrime amare al sol pensiero di separarmi da lui.

Lui che era l'unica persona che davvero teneva a me.
La mia unica famiglia.

John mi afferrò malamente per il gomito cominciando a spintonarmi verso l'uscita.

《Ti prego Phoebe, ti amo più della mia stessa vita! Promettimi che scapperai, che farai di tutto purché lui non ti trovi!》, affermò, infine implorante John, nel mentre continuava a spintonarmi verso il retro del pub, ignorando le mie suppliche.

Nessuno assistette a quella scena.
L'unica persona all’interno del pub era Enly, la quale sicuramente era impegnata a prepararsi per lo spettacolo che ogni sera si svolgeva al The King’s Pub.

Ci recammo verso l’auto di John, e partimmo in religioso silenzio verso il monolocale in cui alloggiavo, il quale distava circa 10 minuti dal pub.

Arrivati a destinazione, John venne ad aprirmi lo sportello, spronandomi a fare le valigie il più velocemente possibile.
In mezz'ora o poco più, avevo svaligiato l'intero monolocale.
Tutto era all'interno delle grandi borse, le quali erano state preparate da parte mia con svogliatezza ed apatia.
Dopodiché, John mi accompagnò in aeroporto, dove avrei preso il primo aereo diretto a Las Vegas.
Lì mi sarei nascosta finché, a detta di John, "Le acque non si sarebbero calmate".
Avrei cominciato a lavorare, momentaneamente, in un noto nightclub.
Capii solo che si chiamasse "Lust Club", e che il proprietario, Luke, era strafelice di ospitare la ballerina più famosa del The King's Pub.

Presentivo una brutta sensazione, inoltre, non ero assolutamente intenzionata a separarmi da John, il quale non diede minimamente ascolto alle mie obiezioni.

ANDREW

Jeff mi aveva appena consegnato tutte le informazioni relative ad Ada, o meglio, Phoebe.
Il vecchio John aveva celato questa bambolina per molto tempo, l'aveva nascosta talmente bene, quasi fosse qualcosa di preziosamente inestimabile.

"Phoebe" in latino significa "puro".

Pensai che non esistesse nome più adatto a lei.

Mi concessi altri pochi minuti ad ammirare la sua meravigliosa immagine, dopodiché mi preparai per la deliziosa serata che mi attendeva, con la mia bella ragazzina.

Giunto al The King's Pub, mi recai direttamente al mio privè, dove mi aspettavo di trovare la bambolina ad attendermi.
Ma ciò non fu.

Lei non c'era e scoprii non ci fosse neanche John.
Per il vecchio era, ormai, finita.

Il suo ennesimo affronto fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Mi aveva nuovamente sfidato, tradito, preso in giro.

Evidentemente, non gli interessava poi molto della propria vita.

Infuriato, mi catapultai in macchina, incaricando immediatamente Jeff di ritracciare la mia bella biondina.
Spinto dalla mia frenesia, ci impiegò meno di qualche minuto a trovarla.
Dopo aver scovato la sua posizione, partii sfrecciando in direzione dell'aeroporto, intenzionato a portare Phoebe via con me.

PHOEBE

Nella lunga attesa, io e John non ci rivolgemmo nemmeno una parola.
Io troppo arrabbiata con lui, lui troppo preoccupato per me.

Il mio volo era previsto per l'ora dopo, e la mia vescica stava scoppiando, implorandomi di lasciare che si svuotasse.
Decisi, quindi, di dirigermi presso la toilette femminile, non prima che John mi avesse rifilato un suo "Porca miseria, Phoebe vedi di tornare subito!".

Feci velocemente i miei bisogni, dopodiché mi diressi verso il lavandino per lavarmi le mani, quando, all'improvviso cominciai a sentire un respiro leggero sul collo.
Esitante, volsi il mio sguardo inquieto al riflesso dello specchio ovale, notando con orrore che dietro di me ci fosse proprio lui, Andrew.

Possedeva uno sguardo spaventosamente freddo, penetrante, da inquisitore.

Trascorsero lentamente alcuni secondi di assoluto silenzio, quasi glaciale.
E, io pregavo e pregavo come non avevo mai pregato in tutta la mia vita.
Pregai con un fervore veramente straordinario, affinché ne uscissi viva da quell'assurda situazione.

Ma, le mie preghiere non vennero accolte poiché, con uno scatto, Andrew mi si avvicinó, talmente da inchiodarmi al marmo gelido del lavandino, non lasciandomi alcuna via di fuga.

La mia schiena toccava il suo stomaco, a causa della nostra notevole differenza d'altezza.

Un profondo tremore nervoso agitò le mie labbra secche.
Ero tremendamente spaventata da ciò che poteva farmi.

Riflettei velocemente, lanciando occhiate esitanti in direzione della porta rimasta socchiusa, valutando se precipitarmi verso essa o meno.

Andrew captando astutamente la direzione verso cui si diressero i miei pensieri, mi afferrò a viva forza il viso divenuto pallido, girandomi poi interamente verso di lui.

《Non ci provare ragazzina, hai fatto abbastanza per oggi. Volevo andare con calma, ma a questo punto mi toccherà fare a modo mio.》ringhiò spazientito nel mentre prelevava un oggetto luccicante dalla tasca della giacca.

Aguzzai lo sguardo osservando la natura dell'oggetto, che scoprii fosse una piccola siringa contenente
sicuramente della droga.

Cominciai a dimenarmi quasi avessi delle convulsioni, ma, Andrew mi avvolse strettamente a sé,
immobilizzandomi del tutto contro il suo corpo di pietra.

Provai, dunque, a chiedere aiuto urlando a squarciagola, ma, Andrew intercettando nuovamente i miei pensieri tappò velocemente la mia bocca con la sua mano gigante, zittendomi.

Iniziai a piangere dalla paura quando l’ago della siringa si avvicinò al mio collo.

《Da oggi inizia la tua nuova vita, con me ragazzina...》queste furono le ultime parole che udii da Andrew, dopodiché fu tutto buio.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora