✖Prologue

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L'angolo del Gatto: : Premetto anticipando a tutti che- con mio grande dolore (BUGIA)- non ho mantenuto la precedente promessa data: questa storia non parla di elfi felici.                                             Perciò leggete sapendo a cosa andate incontro :3.                                                                                    Sinceramente ho voluto provare a sperimentare qualcosa di nuovo in un periodo poco felice. Ergo, davvero non so cosa la mia mente possa aver partorito in una simile situazione. Spero solo che voi possiate apprezzarla. 

Ringrazio vivamente la mia dolce Padwes che come al solito nonostante i mille impegni si è sempre ritagliata del tempo per betarmi e anche la mia Sunshine che –ritardi o meno- ha sempre dato il massimo.

                             


                        ✖Cara Elisa, dopo tanto tempo, ti rendo ciò che hai pazientemente atteso. 

                           

Lee Kwang-Seok era il miglior psicoterapeuta di Seoul. Il più preparato, il più capace. Il studio era più frequentato di tutta la città 
Non c'era paranoide che non potesse aiutare, non esisteva depresso che non potesse curare.
Era il dieci Dicembre quel giorno, faceva freddo. Il cielo, di un grigiastro cupo, era coperto da gonfi nuvoloni minacciosi che annunciavano a squarciagola l'arrivo di un temporale e Lu Han non vedeva l'ora di tornare da quella che sarebbe stata la sua prima visita col Dottor Lee.
Disturbo d'ansia post traumatico l'avevano definito - e per quanto riguardava Lu Han ne era affetto da tempo - ma, pur necessitandone, il proposito di recarsi da uno strizza cervelli non gli apparteneva. Era stato Chanyeol, per la verità, ad avere la fatale intuizione, dicendo qualcosa di scomodamente sensato; poi, come se non fosse stato sufficiente, Se Hun aveva contribuito attivamente in quell'opera di convincimento, sfiancandolo con le sue continue insistenze. 

"È solamente preoccupato per te" gli ricordava Jongin, fissandolo con la sua espressione seria ogni volta che Lu Han si permetteva a levare flebili e inascoltate proteste, sorde a coloro che gli stavano accanto.                                                                                                                                                                                             La paura porta le persone a fare cose impensabili e Lu Han aveva compreso e assorbito quel concetto dentro di sé alla perfezione, emulando il comportamento di quella che sarebbe anche potuta essere una spugna di mare. Immaginava che quella sua riflessione potesse applicarla anche ai suoi compagni, ciascuno più spaventato dell'altro. 

Essere il fulcro delle paure di tutti non era piacevole, tutt'altro, ma aveva imparato faticosamente a conviverci dimostrando un atteggiamento volutamente irritante. Cercava l'atarassia, Lu Han: voleva dimenticare il dimenticabile, cancellare il cancellabile e sostituire ciò che era sostituibile. 

"Resettare una mente non doveva essere semplice, nemmeno per uno psicoterapeuta famoso", si ripeteva con convinzione.

Per Se Hun, invece, valeva la pena provare. Lo scetticismo difficilmente l'avrebbe abbandonato, sarebbe piuttosto rimasto insediato nella sua testa come un ospite indesiderato, simile a un parassita che si nutriva esclusivamente di spiacevoli e sofferenti ricordi. La memoria è la capacità umana più affascinante, lo aveva sempre pensato: ci permette di tener fermi, come delle immagini stampate all'interno della nostra testa, una serie infinita di nomi, luoghi e volti; volendo si può dire che dia un significato alla vita stessa, perché la colora, creando per ogni individuo un disegno diverso                 dell' esistenza.   Buffamente, però, i colori dei ricordi felici sembravano essere più fragili, soggetti all'erosione del tempo. Essi si cancellano in fretta, sbiadiscono, e a volte vanno via e ci lasciano soli con quelli che sono i nostri peggiori incubi. Forse si era ricreduto, la memoria non era poi così bella. Incredibile come si potesse cambiare idea sulle cose: ciò che crediamo sia immutabile, poi non si rivela affatto come tale, le nostre convinzioni si modificano e spesso ci abbandonano proprio come i nostri ricordi felici, quando meno dovrebbero: ci lasciano orfani. 

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