Parte III

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Nam-ra aveva davvero detto che sapeva qualcosa che ad On-jo non sarebbe piaciuto. Era chiaro, l'aveva detto sul serio, ma non ebbe il tempo di riflettere davvero su quelle parole perché il suo istinto la spinse, controvoglia, a raggiungere con lo sguardo la fonte di quel rumore sinistro che avevano sentito tutti pochi attimi prima.

On-jo si sentì spingere verso il resto del suo gruppo con una forza che non conosceva affatto, e quando le sue spalle urtarono la presa solida di Su-Hyeok, Nam-ra fece loro segno di allontanarsi dalla porta di accesso al tetto della scuola, mettendosi proprio in mezzo tra questa e i suoi amici.

«Nam-ra, che sta succedendo?» domandò Su-Hyeok, spingendo On-jo indietro. Questi restò immobile con lo sguardo inchiodato su Nam-ra, in attesa di una spiegazione.

In verità lo erano tutti, e nessuno escluso si stava chiedendo cosa stesse succedendo da mettere così in allerta la loro amica. Poi, Dae-su sentì una goccia di sudore freddo lungo la tempia scivolare via fino al collo. Sentì il battito del cuore accelerare d'improvviso e, senza riflettere, si pentì terribilmente di non essere rimasto al campo a giocare a Mahjong.

«Su-Hyeok... gli zombie... sono tornati.» mormorò Dae-su, incapace di recuperare un tono stabile della voce.

«Ma non dire sciocchezze.» sibilò Mi-jin, con voce tremante. Tuttavia, nonostante stesse cercando di smorzare la tensione, non ci credeva nemmeno lei alle sue stesse parole. Probabilmente avevano fatto tutti una sciocchezza a seguire On-jo in quel piano. Mi-jin pensò che ormai Nam-ra era più zombie che umana e addirittura poteva aver organizzato un'imboscata per darli tutti in pasto ai suoi amici non-morti. D'altronde, dove si era mai visto che esseri umani e zombie andassero d'accordo?

A quel punto si girò verso Ha-ri, tirandole appena un braccio: «Ehi, dovremmo scappare.» sussurrò cercando di non farsi sentire, ma l'altra non rispose al suggerimento di Mi-jin e restò con lo sguardo fisso sulla porta di ferro arrugginito che, lentamente, si stava aprendo.

Il rumore metallico e lo stridio dei cardini deteriorati non bastarono affatto a distogliere l'attenzione dei presenti sulla figura che si stava lentamente materializzando davanti ai loro occhi. Nam-ra allargò le braccia, in segno di difesa verso i loro compagni. Tuttavia Su-hyeok si sentiva irrequieto perché aveva capito perfettamente le intenzioni della ragazza, solo che desiderava ardentemente essere lui quello in grado di proteggerla. Per un attimo, un solo istante, desiderò che le parti si invertissero.

On-jo guardò rapidamente verso l'amico al suo fianco e notò il suo disagio, allora gli strinse la manica della giacca con le dita, ma nemmeno quel gesto fu in grado di calmarlo.

«Che ci fai qui?» domandò Nam-ra alla figura che si stava mostrando interamente a tutti. Non aveva usato il massimo della sua voce, ma On-jo e gli altri furono perfettamente in grado di sentire la rabbia e il disappunto che l'amica stava provando.

A quel punto, grazie alla luce del debole fuoco che resisteva a stento senza la cura dei ragazzi, ormai impegnati in altro, fu chiaro a tutti che quella era una ragazza. Indossava una maglia attillata scura che si intravedeva soltanto, a causa di una felpa nera che la copriva quasi interamente. I jeans corti fin sopra le cosce ne rivelavano la muscolatura atletica, ma anche parecchie cicatrici risanate. Se non avesse avuto due trecce lunghe fino a metà busto, i suoi capelli scuri sarebbero stati molto simili a quelli di Nam-ra. Ma così come fu chiaro che quella era una ragazza che nessuno dei presenti conosceva, fu abbastanza palese che non corresse buon sangue tra lei e Nam-ra e che quest'ultima invece la conosceva eccome.

«Be', credo sia ancora un paese libero. Nonostante tutto.» rispose lei, appoggiandosi con la schiena contro la porta di metallo e incrociando le caviglie l'una sull'altra. In quella posizione, divennero ancora più evidenti le cicatrici che portava.

All of us are dead, arent'we?[Non siamo più vivi - seconda stagione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora