1- 𝗺𝗶 𝘀𝗲𝗶 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗮

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"Perché sei stata l'estate migliore della mia vita, è la verità.
Sembrava la storia infinita e forse era solo la felicità"
La storia infinita- Pinguini tattici nucleari.

❤️

Chiudo il quadernino, che Arianna mi ha regalato per questo Natale.
Appuntare i miei sentimenti e dubbi sulla carta, è diventata una parte della mia quotidianità.
Ho sviluppato, così facendo, una nuova passione: scrivere.
Soltanto ultimamente, però, sto rileggendo quello che ho segnato tre mesi fa.
Attualmente è il primo di luglio e sono distesa sul divano, grigio e ricoperto di cuscini, della casa che abbiamo affittato per le vacanze al mare.

«Mary aiutami a disfare le valigie».
Mia madre entra nel salotto, spazioso e luminoso, al limite della sua pazienza.
«Arrivo».
I miei genitori, diventano molto irritabili quando viaggiamo e non ho intenzione di disobbedirgli.
Potrebbero farmi fuori con i loro sospiri, carichi di nervosismo.

«Quanta roba hai portato?» sento pronunciare, non appena arrivo nella mia stanza, da Nicola.
Ha la testa conficcata tra i vestiti del mio bagaglio, rivestito di un colore giallo acceso.
«Dobbiamo restare qui fino all'ultima settimana di Agosto, c'è il necessario».
Quest'anno ho comprato molte nuove magliette, ed anche delle gonne.
Il che è stato strano anche per me: fino a quel momento non riuscivo ad indossare altro che pantaloni e pantaloncini.

Chiudo il guardaroba, girando la chiave nella serratura apposita, e mi fermo ad ammirare la mia stanza.
È ampia, con un letto a due piazze che è posizionato al suo centro.
Alle mie spacca c'è l'armadio per i vestiti e alla mia sinistra vedo una scrivania di legno e, di fianco, la porta.

Mi affaccio sul corridoio e noto che Nicola è entrato in bagno, dopo avermi aiutata a sistemare il guardaroba.
Mamma e papà, invece, sono scesi a comprare la spesa.

Rimango in piedi, a memorizzare la posizione delle varie stanze.
Sotto di me il parquet marrone mi solletica i piedi, nudi.

Intanto il telefono dentro la mia tasca suona.
"Siamo in spiaggia".
Il messaggio sul gruppo dei miei amici, di questa città, mi rallegra.
A causa del covid, non ho potuto vederlo granché durante l'anno.
Era diventato quasi impensabile, per me, arrivare da Foggia a Montesilvano.
"Arrivo, porto anche la palla".
Giochiamo sempre a pallavolo sulla sabbia, che sia rovente o completamente bagnata e inagibile.
«Nico io vado al lido» urlo, cercando di farmi sebrire da lui.
«Al New Sporting?» finalmente si è risvegliato dalla sua permanenza nel gabinetto.
Dovrei fare anch'io la pipì, ma non posso.
«Sì, proprio quello in cui andiamo da quando siamo nati».

Il tintinnio delle chiavi risuona nell'aria, mentre io percorro quel breve tratto di strada che mi divide dal mare.
Sento il sole, pizzicarmi lievemente la pelle e le rondini che volano nel cielo, privo di nuvole.
Le macchine mi passano vicino ed io accelero il passo lungo il marciapiede, alla cui destra c'è la pineta.
Con la palla sottobraccio, arrivo alle strisce pedonali e, una volta attraversare, sono sul lungomare.
L'aria mischiata al profumo di sale e di creme solari, mi entra nei polmoni con tutta la sua leggerezza.

"New Sporting"
Leggo l'insegna bianca ed entro, passando per la piccola rampetta, nello spazio con i tavolini e le sedie di plastica.

«Da quanto tempo!»
Arianna mi si fionda per prima tra le braccia e, a seguire, anche Letizia si fa avanti, un po' impacciata.
«Ci sei mancata» sussurra, quest'ultima, al mio orecchio.
Le stringo più forte a me, godendomi di quest'attimo di pura felicità.
«Voi di più» confido.
Mi piacciono gli abbracci interminabili, specialmente se sono i loro.
È il rumore della palla che si allontana, spinta dalla brezza marina, che ci fa sussultare e separare.

«Che schifo l'affetto»
Fabrizio, il fratello di Arianna, ci raggiunge con la sua solita espressione annoiata.
«Tu non hai idea di cosa sia, insensibile» ribatte, acida, la sorella.
«Non litighiamo, gentilmente»
Lorenzo fa la sua entrata scenica, placando gli animi e riservandomi un pugnetto amichevole.
«È da un po' che non ci si becca, Mary».

Arianna e Fabrizio sbuffano, lanciandosi occhiate velenose.
Letizia sorride e li fissa amorevolmente.

«Già. Hanno chiuso le regioni, quindi non ho potuto più venirvi a trovare» ammetto sconsolata.
«Da quand'è che non ci guardiamo negli occhi?» Lorenzo non molla la presa su questo discorso, che porta avanti con una leggera tristezza sul volto. Anche negli altri posso cogliere la stessa malinconia.
«Ho perso il conto dei giorni».

"Avanti, ancora a parlare di queste cose!" ci rimprovera Christian, con la mia palla tra le mani.
"Ciao" dico atona.
"Salve bellezza" scherza lui, con lo sguardo da predatore solitario.

"Lorenzo hai sentito?"
"Mh, cosa?" ritorna con la mano bagnata dalla fontanella da cui era andato a bere, e con qualche goccia che gli cade dal labbro.
"Ti ha dato dello schianto!" indico Christian.
"Fatti dare un bacino allora".

Le urla di Lorenzo, mentre rincorre Christian, sono nient'altro che musica per le mie orecchie.
Rimango sola con Letizia, Fabrizio e Arianna.
Cala il silenzio tra di noi, non appena i due fratellini smettono di prendersi a parole.

"Dunque, che si fa?" sbadiglio e mi porto una mano davanti alla bocca.
"A me andrebbe di giocare" Letizia alca la mano ed indica le carte sul tavolo.
"Io ci sto..." Fabrizio si volta verso la lepre che scappa dalle grinfie del
leone.
"...anche perché la palla la hanno loro".

"Burraco. Ho vinto!" Arianna si lascia andare ad un momento di gloria, esultando.
"Solo perché non ho usato i tris" Fabrizio, contrariato, prova a giustificarsi.
"Odio i tuoi tris" ammetto.
È più semplice costruire quelli, rispetto ad una scala di numeri.
Il burraco si ottiene con le scale e non con quei miseri terzetti.

"Ragazzi stasera ceniamo qui?"
Lorenzo si avvicina, con il fiatone, alla sedia accanto alla mia e prende posto.
"Cosa dovremmo mangiare, pizzette?"
Le pizzette al New Sporting sono divine, ma non credo che questo posto sia adatto ad una cena.
Non abbiamo neanche la sicurezza che il locale sia aperto di sera.

"Ma come, non lo sai?" Letizia interviene in mio aiuto.
"A quanto pare no" alzo le spalle, incerta.
"È da Febbraio che il lido ha assunto vari camerieri. Questo posto è diventata una vera e propria pizzeria" mi spiega lei.
"Adesso, però, a me sembra un semplice lido" constato, dando un'occhiata in giro: ci sono gli ombrelloni, con affianco i lettini.

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