𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 2

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Vi è mai capitato di sentirvi tranquilli nella vostra 𝑧𝑜𝑛𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡?

A me sì, durante il periodo della dad che ho affrontato sia con non pochi ostacoli, sia con una serenità che, fino a qualche tempo fa, mi era ignota.

Era bello alzarsi la mattina, per poi sedersi davanti ad un computer e fare lezione, vedendo i tuoi compagni rivolti verso una fotocamera.
Tutto era al suo posto, e le cose parevano uguali a come le avevamo lasciate da quando andavamo in presenza.
Il che,
è stato il mio motivo per essere calma ed in pace, se non fosse stato che successivamente una valanga di novità mi ha travolta.

Avete presente i gruppetti che si formano in classe?
Personalmente, all'inizio, non ci davo molta rilevanza, forse perché non mi sentivo presa in prima persona.
Una volta usciti dal lockdown, però, ho notato che un numero abbastanza consistente di ragazzi della mia classe, si stava frequentando anche al di fuori della scuola.

Io non sono mai stata invitata a queste uscite.
Anzi no, una volta soltanto ho partecipato ad un incontro con loro e, ammetto di non essere stata al massimo delle mie energie.
Ma che colpa ne avevo?
Mi era capitato qualcosa di brutto, che mi aveva spento.
Non soltanto me, ma anche gran parte della mia famiglia.
E quindi come potevo divertirmi?

La preoccupazione che mi vaga per la testa, in realtà, è che magari non sono inclusa perché mi trovano scontata: una di quelle ragazze troppo poco alla moda, per essere viste in loro presenza.
Prima mi sforzavo anche un minimo per cercare la verità, ma attualmente non ci provo neanche più.

Con il passare del tempo si sono venuti a formare sempre più sottogruppi, ai quali io non ero mai la benvenuta.
Sono circondati da una continua aria di superiorità, che non ti lascia respirare attorno a loro.
Se anche provi ad avvicinarti, se sei fortunato ti mangiano con gli sguardi.
D'altro canto, quando hanno la luna storta, non hanno neanche l'umanità di rivolgerti un'occhiata: l'unica cosa che riesci a scorgere, sono le loro spalle che camminano d'innanzi a te.
I grandi cappotti, sui quali si aggrappano gli zaini vuoti e senza cultura.
Una visuale che non tutti ottengono durante la loro giornata, ma che per me è quotidianità.

Qualcosa di bello.
Qualcosa di bello...mi aggrappavo a queste parole.
Credevo davvero che, nonostante il mondo orribile nel quale siamo castigati, la vita mi avrebbe aiutato.
Un piccolo angioletto, all'apparenza innocente, è venuto da me per distrarmi dal disastro che avevo alle spalle.
Mi ha messo un'aureola in testa, senza nessuna richiesta da parte mia di farlo.

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Calma e respira.

Ondeggio la penna nera tra le mie dita, mentre i miei occhi sono concentrati sulle pagine piene di numeri.
I problemi ed i calcoli: la matematica.
È la materia più odiata dagli adolescenti, tranne da me.
In seconda media ero stanca di non capire nulla di espressioni, disequazioni, aree dei triangoli, perciò ho sbattuto la testa sui libri ed ho imparato la tattica.
Esiste un metodo: tentare e riprovare fino allo sfinimento, fin quando non hai finito i fogli su cui scrivere ed il cervello ti chiede pietà.

Oggi, però, non è un giorno come gli altri e concentrarmi è come un'impresa.

Mi guardo intorno: il tavolo adornato con una lunga tovaglia ricca di cuoricini rossi, le mensole con le varie spezie, l'odore di dolci proveniente dalla mensola alle mie spalle.
Non ho dubbi, sono nella cucina di Barbara e Domenico.

Entra in punta di piediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora