4. Kneel

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Nei giorni successivi, Harry non si fa sentire.

La settimana comincia come qualsiasi altra, con Louis che si prende cura di sua madre e la spinge ad andare a lavorare nonostante le sue grida e i suoi pianti. Le crisi di astinenza iniziano a farsi sentire e non è mai un bello spettacolo, ma almeno si sta disintossicando, se si deve vedere il lato positivo della situazione.

Giunto a giovedì, Louis non sa più che fare. Sono passati quasi cinque giorni dalla loro uscita e Harry risponde ai suoi messaggi solo a monosillabi, sempre che risponda. Louis pensa di sapere cosa sia successo, comunque vorrebbe accertarsene. È per questo motivo, ripetendosi che lo fa per la missione di Zayn —di cui in realtà si era già dimenticato— che si reca a scuola.

Ha anche pensato magari Harry potesse essere in punizione per non essere tornato la notte di sabato, quindi ha chiesto a Zayn se avesse notato qualcosa di diverso in lui a scuola, eppure tutto sembra normale. Certo, normale tranne il messaggio del moro della sera prima:

Z: Non so cosa tu stia facendo, ma grazie. Styles è distratto, ha passato a malapena l'interrogazione di storia e finalmente si comporta come una persona normale.

Sentendosi un verme, Louis si presenta a scuola quel giovedì con la metaforica coda tra le gambe. Nei corridoi affollati durante l'intervallo, dopo aver salutato Zayn con un cenno, è facile trovare Harry: è da solo di fronte al suo armadietto chiuso, con la testa appoggiata al ferro. La sua personalità forte e strafottente non si vede da nessuna parte.

"Hey", lo saluta dopo essersi avvicinato.

Harry si tira su di colpo e Louis vede che sta sfiorando con la mano il bracciale di cuoio che ha al polso. I suoi occhioni verdi sono circondati da occhiaie profonde, la pelle più pallida del solito. Riesce comunque ad essere bellissimo.

"Ciao", risponde con cautela, "perché sei a scuola?"

"Devo parlarti", taglia corto Louis, proprio mentre suona la campanella. I ragazzi intorno a loro sembrano curiosi davanti a quella scena, ma sono costretti a sparire nelle classi piuttosto rapidamente, chiacchierando tra loro e indicando il figlio del parroco.

"Devo andare a lezione", dice Harry con voce piatta, non facendo però alcuna mossa.

Louis rotea gli occhi al cielo e inizia a camminare verso lo sgabuzzino dei bidelli. Ci andava spesso dentro a fumare quando frequentava la scuola, si ricorda bene la strada. Con suo immenso piacere, Harry lo segue senza fiatare e si chiude la porta alle spalle, lasciandoli illuminati solo dalla luce della piccola finestra che c'è in un angolo. L'odore di disinfettante è forte, mischiato all'aria stantìa del luogo.

Appena sono solo loro due, Harry sospira e si prende il viso tra le mani. Non ha più senso fingere, men che meno con l'unica persona che può capire cosa stia capitando nella sua testa, lascia cadere i muri e rimane indifeso.

Oggi indossa un paio di pantaloni neri e una maglietta rossa a maniche corte. I suoi vestiti sembrano come sempre usciti da un'associazione che raccoglie abbigliamento smesso da donare ai meno fortunati: troppo larghi, troppo anonimi per uno che brilla come lui. Senz'anima.

Istintivamente, Louis si sporge in avanti e lo abbraccia, prendendosi sulle spalle il peso del suo corpo.

"Mi dispiace", tenta Harry con una vocina minuscola che non gli appartiene, "non so che mi succede."

"Lo sappiamo entrambi", mormora Louis, accarezzandogli lentamente i capelli e tenendo lo sguardo puntato sul soffitto pallido. Non sa come affrontare l'argomento, così sta in silenzio e aspetta che sia Harry a parlare.

Harry gli avvolge le braccia intorno al collo e affonda la faccia nel petto di Louis, respirando il suo profumo e calmandosi. Non parla mentre riordina le idee, mordendosi nervosamente un labbro. Quando si stacca e finalmente lo guarda, c'è un'ombra triste nei suoi occhi.

Sinner || [larry stylinson mini long]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora