M²

III

La settimana è cominciata e Mia si sta preparando per andare in università, seguire le lezioni e poi dedicarsi al lavoro in biblioteca.

Una gonna nera, una maglietta grigia aderente e degli stivaletti sono l'outfit giusto per questo lunedì, carino e non troppo impegnativo, nella speranza che rispecchi la giornata che ha davanti.

Dopo essersi bevuta un caffè e aver sistemato la cucina, Mia era pronta per uscire. Le luci erano spente, tutto in ordine e la porta chiusa a chiave, doveva avere ogni cosa sotto controllo prima di andare perché vivere da sola le piaceva ma aveva sempre il timore di rientrare e trovare qualche brutta sorpresa.
Scese in garage e mise in moto la sua 500 nera, la borsa ai piedi del sedile del passeggero, la radio accesa a farle compagnia e gli occhi alla strada, attenta e concentrata come sempre.
Come ogni mattina era uscita per tempo, perché trovare parcheggio era un'impresa e lei odiava far tardi a lezione, quindi meglio svegliarsi prima che fare le corse.

La mattinata proseguì tranquilla, tra appunti scritti alla velocità della luce per non perdersi nulla e nelle pause qualche caffè, necessità e vizio per Mia che ormai non poteva farne a meno.
Finite le lezioni si diresse in biblioteca per portarsi avanti con lo studio prima di iniziare il suo turno.
Si sistemò in un angolino appartato, così poteva immergersi tranquillamente nelle pagine del manuale indisturbata da chiacchiericci fastidiosi e occhiate di chi si sedeva solo per passare il tempo e impicciarsi un po' degli altri.

<<Posso?>> chiese una ragazza con un filo di voce e l'aria dolce, indicando il posto di fianco al mio. Lunghi capelli mossi e scuri le ricadecano sulla schiena, occhi chiari e un sorriso delicato, aveva un'aria gentile e familiare
<<Certo>>
<<Ma ci siamo già viste?>> chiese Mia un po' titubante se iniziare o meno una conversazione
<<Siamo nello stesso corso di letteratura italiana>>
<<Oh, giusto. Scusami, è che quando sono a lezione ho lo sguardo rivolto solo sul foglio, per non perdermi nulla di quello che dice il professore. Non ho parlato praticamente con nessuno>>
<<Tranquilla, ti capisco>> mi sorrise e sembrava un sorriso sincero <<Cosa studi?>>
<<Sono al primo anno di psicologia e tu?>>
<<Lettere moderne, primo anno>>
Aveva un sorriso contagioso eppure quegli occhi allegri a parer mio nascondevano qualche turbamento. O magari sono solo paranoie che crea il mio cervello che non sa stare in pace nemmeno un secondo
<<Comunque>> mi allungò la mano <<Emma, piacere>>
<<Mia>>
<<Studi sempre da sola?>>
Alzai gli occhi dal libro per tornare a guardarla
<<Oh scusami, non voglio disturbarti, ti lascio in pace...>>
Le mie espressioni sono davvero così brutte e fredde? Non volevo trattarla male, sembra così una brava ragazza, sono io che sono schiva con tutti
<<No scusa tu, non mi disturbi. È che non sono abituata a gente che s'interessa. Sai mi vedono sempre come la ragazza che studia e basta e non fanno domande. Quindi sì, solitamente studio da sola>>
<<Ti capisco. Anche io non conosco nessuno qui, mi sono iscritta solo io a questa facoltà e non è che adorassi i miei vecchi compagni di scuola, quindi ho chiuso i rapporti un po' con tutti>>
<<Già... conosco bene questa storia>>

Mia si sentiva bene e strana allo stesso tempo. Si era seduta da una parte per studiare in pace, non aveva certo preso in considerazione l'idea di iniziare una conversazione con qualcuno e distrarsi. Da quando aveva iniziato l'università il suo unico obiettivo era laurearsi con ottimi voti e iniziare presto il lavoro dei suoi sogni, lasciando fuori tutto il resto, tanto non era un gran sacrificio considerando la sua vita in solitaria. Anche le amicizie erano lontane visto che quelle che credeva amiche si erano rivelate semplicemente approfittatrici.

<<Ti va un caffè?>> le chiese con aria incerta <<Però se vuoi finire di studiare tranquilla>>
Ma sì, un caffè in più, uno in meno...
<<Una pausa mi farà bene, ho un'oretta prima di iniziare il turno>>
<<Va bene, andiamo giù, ci sediamo sul prato>>