4 comincia a piovere

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Di nuovo questi tonfi lontani, come passi di tirannosauro che scuotono il pavimento e fanno oscillare il lampadario.
Ancora foglie riflesse sul vetro, fruscii arcani della notte, fuochi di Sant'Elmo che si sfiniscono in coaguli d'ombra. Davanti a me i tuoi pochi indizi,le tue piccole parole che bucano e spaventano come il silenzio.
Riprendo il vizio di scriverti,per dirti sempre le stesse cose,per arginare ancora questo liquido che ti scioglie, questo sogno che ti richiama.
Le cinque del mattino. Inutile cercare di riprendere sonno. Consumeró queste due ore ferme a rimetterti insieme sul cavalletto, per guardarti come si guarda un telefono che non squilla più. Ti guarderò così a lungo che comincerai a dissolverti nell'aria come ectoplasma.
Peccato che non potrò mai finire questa tela che cominciammo insieme,il nostro unico,piccolo capolavoro inventato in un momento felice, e lasciato incompiuto nella polvere di un decennio.
Ma non è colpa tua. Non potevi sapere quale sarebbe stato l'epilogo, quando mi sparavi con l'indice puntato,mentre giravi sui cavalli della giostra di Pigalle, o quando assaggiasti il tuo primo pastis a Montmartre.
Non è colpa di nessuno, nemmeno del destino, ci abbiamo provato lo stesso.
Comincia a piovere. Mentre le cose si bagnano,i pensieri si dilatano ed ogni cosa sembra ritornare alle sue origini.
Dovevo dirti altre cose per dare piu respiro a questa lettera,ma sono solo riuscito a mettere insieme un mucchio disordinato di parole selvatiche, che la pioggia si porterà via tra poco,con gli altri detriti della strada.
La sedia torna vuota.la stanza fredda, e questa mattina grigia non decolla.
Annuso un presente inodore che dimentica presto i passaggi della felicità e che si libera dei sogni come fossero vecchi giornali. Nemmeno un suono esterno, per quanto lontano e casuale, solo la voce della pioggia,il suo respiro isocrono,il suo necessario infiltrarsi nella parte piu vulnerabile dell'anima.
Eppure è sempre la pioggia che ti annuncia e ti precede, che scrive il tuo nome misterioso dovunque, e lo cancella in fretta, prima che qualcuno riesca a leggerlo.
La tua stessa natura è liquida e fredda e si ripete in un ciclo immutato.
Tu non accadi davvero. Lasci solo accadere le tue tante contraffazioni,multipli di una serie infinita, copie di una tiratura illimitata, senza nemmeno un dubbio,un ripensamento.
La tua faccia è ormai tutte le facce, un ovale caucasico dove scorrono senza fine occhi qualsiasi,bocche qualsiasi, che esprimono emozioni qualsiasi.
Mi sembra sia trascorso un secolo da quando mi sono svegliato.
Ti dipingo sproporzionata come sei,inespressiva come ti vedo,tormentata come ti sento,nuda modella di te stessa.
Ti imprigiono in questi colori irreali, proprio come imprigioni me con la tua irrealtà.
Il nostro unico scambio possibile, è solo uno scambio di schiavitù, ci guardiamo così, l'uno schiavo e padrone dell'altro, in una cella che comincia e finisce in un foglio bianco o una tela nuova. Oggi non abbiamo altro da regalarci, se non la nostra reciproca reclusione.
Ennesima tela, con le stesse imperfezioni.
Testa troppo piccola, seni troppo diseguali e, nell'espressione la ripetuta, indelebile tristezza degli angeli precipitati nell'abisso.
Ti appoggio a pareti che non hanno uscita,a sfondi spezzati e scavati nel colore.
No,non finiremo mai il nostro lavoro. Di certo,non in mattine come questa.
In mattine come questa,forse, neanche io esisto.

lettera di un pittore alla modellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora