1 il sogno

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Una maglietta bianca,incollata al tuo corpo e alla mia memoria,
come un segnale nella nebbia, una freccia in un labirinto.
Respiro quest'aria che ti contiene,cosi densa,cosi sapida ,che potrei mangiarla come un 'albicocca.
Non so cos'è questa stretta allo stomaco,questo sibilo nel respiro.
Non so dove mi trovo ma sento un alito di familiarità insistere sugli oggetti in penombra.
Davanti a me tavolini e sedie vuote,bicchieri opachi, appunti illeggibili su pagine staccate da un quaderno. Doveva essere la saletta di un bar,o qualcosa del genere.
Devo alzarmi, andarmene subito da qui.
Anche a questa distanza,anche se non ti vedo,posso chiaramente percepire il calore delle tue guance,quel ritmico,sonoro ingoiare rapidi sorsi d'acqua da una bottiglietta.
Un cono di luce acceso da una mano invisibile ti illumina il viso,ed eccoti qui,ancora una volta di fronte. Solita forma,solito gioco d'ombre sul viso.
Ora sorridi a qualcosa dietro di me,obbligandomi a voltarmi con una fitta di spavento.
La stanza morta di poco fa,si è improvvisamente animata di persone, tante persone, ed il loro brusio ,prima impercettibile, si alza progressivamente fino a diventare un vociare assordante e confuso.
Poi,ad un tuo cenno, tutta quella gente si zittisce di colpo,per guardarmi in silenzio con aria ostile.
Voglio alzarmi,voglio scomparire, diventare nebbia e passare attraverso il muro. Ma sono fermo,paralizzato, solidificato come pietra lavica.
Mi dici qualcosa che al risveglio non riesco a ricordare.

Frammenti di sogno,frammenti di te.
Ciò che resta di un giocattolo rotto,schegge di memoria,sparse dappertutto anche oggi sul pavimento.
A raccoglierle hanno lo stesso suono di quando si raccolgono i pezzi di una vetrata infranta. Ora il pavimento è tornato sgombro, lucido e asettico. Apro la finestra e lascio passare i suoni del mondo,il pettirosso che canta sul susino, un tintinnare di tazzine, lo squittire lontano di un bimbo. E mi lascio soffocare volentieri da questo tempo che cola lento come uno sciroppo, che non ha nessun bisogno di te,né di me che scrivo di te.
Ti vedo sempre piu lontana, sfuocata come una figura dietro i vapori della benzina. Necessariamente lontana.
Aspetterò qui di vederti scomparire del tutto, finché il tuo stesso ricordo verrà ricoperto da alberi, fiumi, insetti.
Ora che non ti aspetto piu, assaporò la solitudine come questo gusto di tabacco che conservo nella bocca. Vorrei rimanere cosi per sempre, a sentire le cose senza decifrare,senza interpretare.
Che strano.
Mentre stavo scrivendo,ho visto brillare qualcosa sulla mensola dei colori. Sai cos'era? La tua fascetta d'oro con quel microscopico rubino incastonato. Quanto l'abbiamo cercato.....
Cercherò di fartelo avere prima o poi. Per ora lo lascio li dove si trova, a brillare.....

lettera di un pittore alla modellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora