spifferi

945 41 2
                                    


Il tempo a Roma era uno schifo. Il caldo asfissiante aveva lasciato posto alla grandine e pioggia a dirotto. Simone si rigira nel suo letto da ore ormai. Lo scroscio della pioggia non lo aveva mai rilassato, anzi. Lo infastidiva, lo agitava quasi. Per lui era sempre un incubo dormire nelle notti di quel tipo. Allunga la mano verso il comodino, cercando il cellulare. Lo sblocca. Le 3:45. Cerca a tentoni le cuffiette, le infila nelle orecchie e fa partire la riproduzione casuale di spotify, sperando di placare il rumore della pioggia e dei suoi pensieri.

Vorrei sapere a cosa pensi ora che siamo lontane e distanti
E queste miglia viaggiano davanti

La voce di Ariete lo colpisce in pieno petto, come una pugnalata. Aveva sentito tante volte quella canzone, ogni volta pensando alla stessa persona. Manuel. Una volta quelle parole avevano un significato diverso, quella "miglia" di lontananza di cui parlava la cantante erano solo metaforiche. Simone stava nella sua villa fuori Roma e Manuel nel suo appartamento sgangherato, ma erano pur sempre nella stessa città. Emotivamente, erano più lontani che mai. Ora però lo erano anche fisicamente. Manuel era partito per lavorare come animatore in un villaggio turistico in Emilia Romagna e avrebbe passato tutta l'estate lì. Non si sentivano dall'ultimo giorno di scuola. Neanche sapeva come stesse.

Non so sognare se so che tu piangi

Simone tirò un lungo sospiro, cercando di cacciare indietro le lacrime.

E sbattevamo le porte solo per voler esser un po' più grandi
Come due adulti che vivono male
Ma siamo piccole gocce nel mare

Flashback del loro ultimo litigio apparvero nella testa di Simone. Le urla del più grande, le parolacce, il suo cuore a pezzi, le sue lacrime. Chissà se Manuel le pensava davvero tutte quelle cose che gli aveva vomitato addosso. Chissà se si era un po' pentito delle cattiverie che gli aveva gridato contro. Gli sembra ancora di sentire tutte quelle cose rimbalzare sulle pareti di quella stanza.

Mi sento in difetto
Per averti persa ancora
Fuori è buio pesto, trenta luglio pieno

Il trenta luglio era passato da qualche giorno ormai, ma quelle parole sembravano più vicine che mai. Simone si raggomitolò su sé stesso. I suoi respiri si facevano sempre più corti, sentì l'angoscia crescere nel suo petto.

Macchine fanno la coda
Io resterò chiusa in casa
Guarderò il caldo passare
Sento i tuoi respiri negli spifferi delle persiane

Anche Simone era rimasto in casa, nonostante tutto gli ricordasse lui. La scrivania su cui avevano fatto i compiti e studiato per le ultime verifiche dell'anno, il balcone su cui avevano fumato quando non c'era nessuno in casa, il letto che avevano diviso perché "non c'è bisogno che tiri fuori la brandina, ci facciamo stretti". I baci rubati nel cuore della notte, tra i capelli, sulla spalla, sulla tempia. Le carezze veloci, le dita intrecciate, le gambe attorcigliate.

E non va più via
Quel ricordo che avevo di noi
Quando calava il buio e senza niente intorno
Quella voglia che avevo di urlare
Pararti le spalle, sorreggere il mondo

Ormai Simone non si trattiene più, inizia a piangere singhiozzando. È troppo tempo che si tiene tutto dentro, tutto il suo dolore sembra finalmente uscire, come un fiume in piena. Fa quasi fatica a respirare, mentre il suo petto sudato si appiccica al lenzuolo. Si rannicchia ancora di più su sé stesso, in una posizione fetale. Ormai ha le ginocchia sotto al mento, mentre le lacrime scendono copiose sul suo viso.

Non va più via, non va più via
Non riesco a prendere sonno, oh
Non va più via, non va più via

Simone si chiede per quanto tempo ancora dovrà stare così. Sono mesi ormai che vive con una ferita sanguinante e ancora non ha capito come ricucirla. Le lacrime salate bagnano il cuscino, non accennano a smettere.

Oggi è nuvoloso e piove solo su di me
Chissà se anche i grandi agiscono senza un perché

Ormai Simone non si chiede neanche più quale fossero le ragioni dietro il comportamento di Manuel. Dopo la loro ultima litigata, avvenuta proprio in quella stanza, aveva deciso di smettere di cercare di capire cosa passasse nella testa dell'altro. Si sentiva così piccolo, catapultato in una situazione più grande di lui. Il suo primo amore, la voglia di avere una vera relazione, di viversela come due adulti. Ma forse loro due non erano ancora pronti a fare "i grandi".

Lascio a mani vuote sempre chi mi vuole bene
Quell'estate calda io l'ho vissuta nella neve
Sbattevamo i piedi così forte
Sul tetto del mondo, senza mai cadere
Siamo scivolate così in fondo, ora è tutto fermo e passano le sere

Gli occhi di Simone ormai bruciano per le troppe lacrime. Sembra però che il peggio sia passato, il suo respiro sembra starsi regolarizzando. Tira un sospiro profondo e si passa una mano sulla faccia.

Mi sento in difetto
Per averti persa ancora
Fuori è buio pesto, trenta luglio pieno
Macchine fanno la coda
Io resterò chiusa in casa
Guarderò il caldo passare
Sento i tuoi respiri negli spifferi delle persiane

Anche il temporale sembra star passando, nonostante le cuffiette Simone sente che lo scosciare della pioggia si sta attenuando. Si mette una mano sul petto, come se così facendo riuscisse a controllare meglio il suo respiro.

E non va più via
Quel ricordo che avevo di noi
Quando calava il buio e senza niente intorno
Quella voglia che avevo di urlare
Pararti le spalle, sorreggere il mondo
Non va più via, non va più via
Non riesco a prendere sonno, oh
Non va più via, non va più via

Forse davvero non lo dimenticherà mai. Forse è giusto così. Forse era davvero lui quell'amore di cui tanto si parla, quello che anche se hai perso cercherai in altri. Forse era sempre stato scritto che la loro fine sarebbe stata quella. E che il ricordo di loro non se ne sarebbe mai andato.

Mi sento in difetto
Per averti persa ancora
Fuori è buio pesto, trenta luglio pieno
Macchine fanno la coda
Io resterò chiusa in casa
Guarderò il caldo passare
Sento i tuoi respiri negli spifferi delle persiane

Simone si è addormentato con ancora le cuffiette nelle orecchie. Il mondo intorno a lui sembra essersi finalmente spento. Il silenzio nella sua cameretta è rotto solo dal suo leggero russare. Anche questa sera è riuscito a prendere sonno nonostante i mille pensieri intrusivi. Dall'altra parte della camera, sotto il dizionario di latino, è nascosta una sua foto con Manuel. Un selfie scattato durante un pomeriggio di studio. Non ha mai avuto il coraggio di distruggerla, la tiene sotto quel tomo proprio come custodisce il loro ricordo in un angolo del cuore, sotto un macigno di dolore. E non va più via.

spifferi - SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora