2. Conoscersi 🦋

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Arrivati a casa di mia madre -che invece l'inglese lo sa parlare bene-, lei gli offrì qualcosa mentre io mi attivai per preparargli la camera. Tra un discorso ed una preparazione si fece mezzanotte, mia madre era uscita coi cani e così io, vedendo Omar triste e non conoscendone ancora il motivo, decisi di mettere un po' di musica, poi mi sedetti con lui sul divano e iniziò a raccontare:
"Edvin and I.. we broked"
io rimasi in silenzio, ad ascoltare tutto ciò che aveva da dire, col sottofondo degli 1D, che ogni tanto, tra una pausa e l'altra, lui assecondava. E così, alla luce fioca di alcune candele ed una lampada di sale nel mio salotto, mi si aprì un mondo.
Dopo 40 minuti buoni pensai che fosse stanco e così lo portai in camera mia e lo feci sedere sul mio letto, di fronte dall'armadio che poco dopo aprii e così, mostrandogli una serie di maglie e felpe larghe (sono tomboy) da uomo, gli domandai: "would you like one of these t-shorts for sleeping tonight?" (Vuoi una di queste maglie per dormire stanotte? -sì, ammetto che il mio inglese fa veramente schifo-), lui accettò e mi ringraziò, poi gli diedi il paio di pantaloncini corti più grandi che avevo e lo diressi verso il bagno porgendogli il deodorante e invitandolo a non farsi scrupoli a chiedere qualsiasi cosa di cui avesse bisogno.
5 minuti dopo uscì dal bagno e mi chiese se avevo un'accappatoio e così gliene presi uno di mio -il piu grande era di un color rosa acceso- e glielo porsi. a lui piacque molto.
Entrai velocemente nel bagno per tirar fuori dal mobiletto un barattolo di shampoo da uomo, preso per sbaglio, ancora intatto ed un bagnoschiuma unisex che appoggiai sopra al water indicandoglieli, poi uscii sbrigativamente chiudendomi la porta alle spalle.

Quando uscì dal bagno aveva ancora i capelli un po' bagnati, ma aveva un profumo buonissimo e ammirai soddisfatta lui che indossava i miei indumenti ed IN CASA MIA!
Prima di andare a dormire prendemmo un the caldo -dato che era da due giorni, più o meno che iniziava a fare più fresco- e continuammo a parlare, sempre più naturalmente e fluidamente. Omar mi raccontò la sua avventura ed io riuscii a capire quasi tutto, dato che lui aveva gentilmente deciso di parlarmi lentamente in modo tale che io potessi comprendere.
Lui era dolce e simpatico, calmo e posato, anche se a volte faceva questa cosa che mi faceva sciogliere il cuore ogni volta: sorrideva istericamente e agitava le mani facendo sbattere i due palmi alcune volte, quasi ad imitare una foca.
Lo accompagnai nella sua camera mezza improvvisata e, prima di salutarci, lui mi chiese dove avrebbe potuto trovare un negozio di elettrodomestici per comprare un nuovo cellulare iPhone, gli spiegai che a pochi km da me ce n'era uno e gli promisi che il giorno dopo l'avrei accompagnato. Prima che io uscissi dalla stanza, lui mi lanció un sorriso sincero, come per salutarmi, e così chiusi la porta. Corsi silenziosamente in sala e ripresi fiato, poi inizai a saltare come una psicopatica e sorridendo come un'idiota al solo pensiero che il mio confort character fosse prorio lí, IN CASA MIA!
Mia madre rincasò poco dopo e così la salutai ringraziandola con un enorme abbraccio e andai in camera, mi accesi la luce da lettura e aprii "la canzone di Achille", libro di Madeline Miller -tra l'altro molto consigliato- e mi diedi da fare.
50 minuti dopo bussarono alla mia porta. fin'ora non avevo sentito una mosca volare dalla stanza alla mia destra, quella di Omar, mentre da quella di mia madre sì, circa una 20 di minuti prima -il che stava ad indicare che era andata pure lei a dormire-.
Afferrai il segnalibro dal comodino e lo chiusi dentro al libro che poggiai sbrigativamente al posto dello stesso, e andai ad aprire la porta: Omar.
a quanto pare non riusciva a dormire e così decisi di prendere due coperte, due tazze, il telefono ed il thermos del the e di portarlo fuori in giardino. Ci sedemmo a bordo della grande fontana collocata in centro al parco -sì ho una fontana in giardino ;)-, questa volta fu lui a versare il thè e così ci sdraiammo a guardare le stelle. "Quelli sono Castore e Polluce" azzardai io, stavolta in spagnolo, e lui scoppiò in una fragorosa risata. L'ora successiva proseguì con me che cercavo di spiegargli la storia dei due fratelli collegata alla fontana nel giardino.
Omar, prima di tornare nelle rispettive camere, mi chiese se poteva scrivere ad alcune persone col mio cellulare per far sapere loro che stava bene ed io mi sentii un'idiota per non averci pensato prima. inviò i messaggi e io gli promisi di ridargli il telefono la mattina dopo. Lo collegai alla carica e andammo a dormire.

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