Capitolo 2

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Tre mesi dopo..

"Bonjour chéri, tu dois te réveiller sinon tu vas rater ton vol." Alexis carezzò piano i capelli corvini del ragazzo che gli dormiva accanto, e con tono dolce cercò più volte di svegliarlo. Sembrava un angelo mentre dormiva, come poteva spazzar via quella visione angelica?

"Non perderò il volo, è ancora presto dormi." Simone rispose biasciando queste parole aprendo piano gli occhi giusto quel poco per vedere il ragazzo che lo fronteggiava, ma li richiuse subito perché il sole che penetrava dalle fessure delle vecchie tapparelle era irritante quindi si girò, alzò le coperte fin sopra la testa e si attorcigliò tipo riccio.

"Sono le 7.45 è tardi.." Alexis glielo sussurrò all'orecchio in modo molto pacato, con quel suo accento francese. Simone però nonostante il tono con cui furono pronunciate tali parole spalancò gli occhi, si alzò di scatto, raccattò i suoi vestiti che erano stati buttati malamente sul pavimento la notte prima e iniziò a vestirsi in fretta e furia.

"Cazzo perché non mi hai svegliato prima?! Passami i pantaloni sono lì." Si abbottonò l'ultimo bottone della camicia e infilò i pantaloni che Alexis si affrettò a passargli.

"Scusami non ho sentito la sveglia, tutto quello champagne ci ha come si dice étourdi?"

"Storditi, si dice storditi. Devo andare sono in ritardo." Simone fece per attraversare il corridoio di casa del francese trascinando con se le sue enormi valige bordeaux ma l'altro gli afferrò il polso.

"Non mi saluti neanche chéri? È molto scortese da parte tua. Sai, specialmente dopo la scorsa notte.. sei arrivato qui in piena notte con le tue valige, ed ora stai fuggendo da me. Tu es toujours aussi bizarre, mais c'est pourquoi je t'adore." Il ragazzo iniziò a baciare il collo di Simone, in modo lento e con delicatezza, com'era solito fare ma Simone odiava la delicatezza dei ragazzi con cui passava le notti. Era solo sesso, non c'era bisogno di smancerie e dolcezza.

Alexis era uno delle sue tante conquiste, lo aveva conosciuto qualche settimana prima in un bistrot in centro dove il ragazzo faceva il cameriere. Dopo alcuni sguardi e ammiccamenti Alexis gli lasciò il numero di telefono scritto su un tovagliolo che Simone accetto ben volentieri, qualche divertimento doveva pur concederselo. Il bel francese gli teneva compagnia nelle notti insonni, che purtroppo non erano poche perché Simone proprio non riusciva a dormire di notte.

Appena chiudeva gli occhi la testa iniziava a vagare e vagare pensando a suo padre, ad Anita, a sua madre e suo fratello, ed infine il circolo di pensieri come una sorta di rito si chiudeva con Manuel. Lui era sempre lì, al centro dei suoi pensieri, anche se faceva di tutto pur di scacciarlo via.

Cercava di distrarsi a più non posso, la mattina infatti seguiva un corso avanzato di matematica ovvero il motivo della sua permanenza in Francia, dopo le lezioni passava ore ed ore in palestra. L'allenamento placava i pensieri ed ecco perché molte volte entrava in palestra nel primo pomeriggio per poi uscire 5 o 6 ore dopo. Il risultato? Un fisico un po' più muscoloso e meno 'distrazioni'.

"È davvero tardi Alexis lasciami andare o perderò quel maledetto volo.." Simone cercò di divincolarsi dalla morsa in cui si sentì intrappolato ma quest'ultimo non sembrava volerlo mollare. Gli appoggiò le mani dietro la nuca e costrinse Simone a guardarlo dritto negli occhi, a pochi centimetri di distanza.

"Promettimi che ci rivedremo, che tornerai un giorno." Cantilenò con uno sguardo da cucciolo abbandonato, che a Simone purtroppo non generò nessuna pena. Riuscì a divincolarsi dal ragazzo dopo pochi tentativi e raggiunse svelto la soglia della porta dove si girò appena e sentenziò con un piccolo sorrisetto in volto ciò che diceva a tutti i ragazzi con cui aveva passato la notte da lì a tre mesi "È stato bello ma si sa che le cose belle durano poco, ciao Alexis."

Si chiuse la porta dell'appartamento alle spalle e attese per qualche minuto l'ascensore malandato del palazzo dove vi ci trovò all'interno una vecchia signora con un cagnolino bianco tra le braccia. Alla vista del cagnolino Simone cercò di accarezzarlo, ma quest'ultimo ringhiò e abbaiò spaventando il ragazzo che non si aspettava minimamente una mossa del genere da una creaturina così tenera. -Sto stronzo- pensò Simone ma non solo lo pensò, lo disse proprio ad alta voce senza nemmeno rendersene conto. Lo capì dallo sguardo truce della donna che lasciò svelta l'abitacolo.

Una volta fuori dal palazzo chiamò un taxi che arrivò in pochi minuti, per fortuna. Aiutò velocemente l'autista nel sistemare le valige all'interno del portabagagli e chiese gentilmente di essere portato all'aeroporto con il suo francese ormai perfetto. Si abbandonò poi sul sedile posteriore dell'auto incantandosi nel guadare le bellezze che Parigi offriva. Era così tutto perfetto, forse un po' troppo essendo il ragazzo abituato alla caotica Roma. Lì a differenza della capitale italiana sembrava che il tempo scorresse molto lento o che addirittura potesse fermarsi, a Roma tutto era frenetico anche il modo di parlare.

Senza parlare della bellezza dell'arte, centrale nel ambiente parigino. Simone amava l'arte e non potè quindi sottrarsi alle innumerevoli visite ai musei in giro per tutta la Francia, si recava lì da solo perché non conosceva molte persone, il che non scoraggiava il ragazzo. Aveva lasciato Roma per passare proprio del tempo da solo, per dedicarsi a se stesso, o meglio questo è ciò che si ripeteva per auto convincersi.

I pensieri del ragazzo furono interrotti dal vibrare del cellulare a cui fino a quel momento non aveva per niente prestato attenzione.
Aveva due notifiche su Instagram, quasi sicuramente like all'ultima foto che aveva postato il giorno prima. Altre notifiche su Twitter e 1 su whatsapp, una che proprio non si aspettava.

Tuo padre non può venire a prenderti all'aeroporto, ce vengo io.

Spazio autrice
Perdonate il mio francese un po' malconcio e gli eventuali errori che possono esserci. Non ho mai scritto in vita mia una storia è la mia prima volta, sperando non sia l'ultima e che questo capitolo vi piaccia!

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