Quel messaggio scombussolò talmente tanto Simone che le voci dei passanti sembrarono lontane anni luce, il cuore gli iniziò a battere forte e le mani a tremare ed uno strano rossore gli si palesò in volto.
Con il messaggio di Manuel tutto ciò che Simone aveva temuto arrivò di colpo e questo significava solo una cosa. Nonostante i vari tentativi i sentimenti che provava per lui sfortunatamente non erano svaniti.
Non riuscì più a connettere con la realtà, tutti i sentimenti repressi per tre lunghi mesi gli si catapultarono addosso in meno di due secondi con più dolore e sofferenza. Tanto preso da ciò si ritrovò seduto al suo posto in aereo, e manco se ne accorse.
Per tutto il viaggio in aereo fissò il messaggio del ragazzo che illuminava il display del suo IPhone, non ebbe nemmeno il coraggio di aprirlo e addirittura rispondere. Cosa avrebbe dovuto scrivere in risposta? Declinare con un 'no guarda prendo un taxi' o acconsentire con un semplice 'grazie'?
S'impose di non scrivere niente, eliminò la notifica del messaggio e spense il cellulare. Si concentrò piuttosto sulle nuvole che potè osservarvare dalla piccola finestrella al suo fianco, cercava tra esse una risposta, come avrebbe dovuto comportarsi da lì a poco?
Non aveva intenzione di fare brutte figure, tantomeno tornare ad essere il solito Simone sottone che faceva da zerbino a Manuel.
Autocontrollo, questa era la parola giusta. Doveva solo concentrarsi e mantenere la calma.
La stessa calma che scomparve qualche ora più tardi quando nel parcheggio dell'aeroporto vide da lontano appoggiato alla familiare e malconcia auto di suo padre il ragazzo riccioluto.
Manuel aveva la testa chinata, con una mano cercava di pararsi dal vento con l'intento di riuscire ad accendere una sigaretta che gli penzolava tra le labbra. Era sempre lo stesso, forse solo un po' più abbronzato pensò Simone, il quale si era fermato a qualche metro di distanza per permettere al suo corpo di riprendere a 'funzionare' dopo tale visione.
Si era incantato, alla faccia dell'autocontrollo.
Una nuvola di fumo uscì dalle narici di Manuel, che era riuscito nell'intento, alzò piano il viso con fare disinvolto e quando si accorse della presenza di Simone ad una distanza poco più che ravvicinata scollò il corpo dall'auto e si mise in posizione eretta manco avesse visto uno di quei comandanti militari.
Ci fu un, appena accennato, cenno che face da saluto da ambedue le parti. In quell'istante a Simone lo sguardo addosso di Manuel face male, pareva che gli lanciasse mille lame addosso, mentre lo squadrava dall'alto verso il basso, tutte dritte verso il cuore. Tra i due calò il gelo, non una parola, nemmeno un sospiro. Solo occhi che si persero in altri occhi.
La salivazione venne a mancare così come la respirazione, i battiti cardiaci presero il sopravvento.
Simone cercò di mettere un freno a tutto ciò e di darsi una regolata così scrollò il capo interrompendo il contatto visivo, rivolse lo sguardo al bagagliaio che aprì con un sonoro 'click' e dopodiché iniziò ad impilare le valigie incastonandole bene nello spazio ristretto per farcele entrare tutte.
"Te serve na mano?" Manuel si avvicinò piano per raccattare uno dei borsoni con l'intento di posizionarlo nel piccolo spazio che aveva lasciato Simone, ma quest'ultimo lo afferrò per primo, era più vicino, e fece di no con il capo.
"No grazie, non c'è bisogno, faccio da me." Non alzò nemmeno il volto per vedere l'espressione dell'altro, aveva paura di perdersi all'interno di quegli occhioni marroni un'altra volta.
Manuel si limitò ad un alzata di mani come a dire 'fai come ti pare'. Girò attorno all'auto e prese posto nell'abitacolo mettendo in moto, gettando sull'asfalto la sigaretta che aveva finito praticamente in pochi secondi e accendendone un'altra subito dopo.
Simone ripose l'ultimo bagaglio e fece altrettanto sistemandosi affianco a lui al lato passeggero, mise poi la cintura sapendo bene che l'altro ragazzo non l'avrebbe fatto, come al solito.
Manuel partì subito senza dire una parola, d'altronde dopo il mutismo di Simone per tutti quei mesi cosa avrebbe dovuto fare? Era lui quello che doveva essere arrabbiato dopotutto, perché mai Simone doveva fa così? Era una domanda a cui Manuel presto avrebbe cercato risposta.
A Simone durante il tragitto cadde molte volte l'occhio sulle mani dell'altro. Aveva un vero e proprio problema con quelle mani, trovava sensuale il modo in cui Manuel stringeva il volante o inseriva le marce. Lo faceva con tanta virilità che forse solo lui vedeva. Tante di quelle volte aveva pensato alle sue mani addosso in situazioni poco consone, ma quello non era certo il momento giusto per pensarci.
Per far tacere i pensieri che sgorgavano ovunque su quelle benedette mani decise di accendere la radio.
Manuel stava per accendere l'ennesima sigaretta quando passò in radio una canzone degli Arctic Monkeys, gruppo che Simone ama alla follia.
Il maggiore tempo prima per sbaglio si sedette sul vinile di Simone, del gruppo in questione, che l'aveva lasciato sul suo letto per poter accendere il giradischi ma l'altro ragazzo fece il danno. Aveva tirato fuori il vinile dalla sua piccola collezione per farlo ascoltare a Manuel con il vecchio giradischi di nonna Virgi, inutile dire che Simone ci rimase malissimo ma non lo diede a vedere.
Manuel fermò l'accendino davanti alla sigaretta e rinunciò ad accenderla, Simone se ne accorse ed alzò il volume.
Why'd you only call me when you're high risuonava ad alto volume, per un secondo, forse un millisecondo i due si guardarono negli occhi.
Manuel abbassò il volume della radio mantenendo gli occhi sulla strada e stringendo un po' più forte il volante, particolare che non sfuggì a Simone ovviamente.
"Perché non m'hai detto che partivi?" La voce seria di Manuel fece rabbrividire Simone che iniziò ad agitarsi sul sedile affianco.
"È stato tutto improvvisato." Disse solamente, balbettando con un po' d'insicurezza.
"Improvvisato, seh." Manuel si passò una mano sul volto e sospirò sonoramente.
"A me tanto improvvisato non m'è sembrato, ho trovato tutte le pratiche per il corso datate 10 Maggio." Lo sguardo che lanciò in direzione dell'altro trasudava puro astio.Simone prese a grattarsi il collo, era nervoso.
Poi passò a torturarsi le mani, dopo qualche secondo però analizzando bene le parole di Manuel gli venne facile arrabbiarsi."Hai frugato tra le mie cose?! Sei entrato in camera mia, l'avevo chiusa a chiave come hai fatto?!" Simone tolse la cintura e si voltò completamente verso Manuel, era rossissimo in viso per la rabbia.
Manuel spinse il piede sull'acceleratore e iniziò a sorpassare macchine dopo macchine.
"Ah tu a questo stai a pensà mo? Su come ho aperto la porta Simò?" Gli scappò una mezza risatina isterica, cazzo quanto era furioso.
Continuò ad accelerare, non si fermò ai semafori rossi tantomeno agli stop.Nel mentre Simone continuò ad urlargli che non ne aveva il diritto, che lui non avrebbe mai invaso la sua privacy.
"Se eri arrabbiato per il trasferimento mio e de mi madre mo potevì pure dì, avremmo potuto parlare. Ma poi te credi che m'ha fatto piacere a me sta situazione? Non ho potuto fa un cazzo Simò perché so anni che mi madre esce co persone de merda, potevo negarle sta felicità secondo te? Te che avresti fatto eh? No scusa te sei Simone Balestra quello che non ha i coglioni e quindi prende e scappa in Francia alla prima occasione, scusame."
Il cervello di Manuel si offuscò talmente tanto che all'improvviso all'ennesimo incrocio dove non aveva precedenza, mentre stava per attraversarlo senza precauzioni e a tutta velocità, una macchina alla sua destra imboccò la strada prima di lui e quasi non ci si schiantò contro.
Manuel frenò all'istante e mise una mano davanti a Simone che aveva tolto la cintura per evitargli di scaraventarsi contro il parabrezza, lui però colpì forte la testa contro il volante.