LA LUNA DI MIELE (pt.1)

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Aurora e Nanami

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«Ma sei sicuro che questa sia la strada giusta?» chiesi per la quarta volta districandomi dall'intrico di frasche in cui ero andata ad infilarmi.

Nanami, qualche passo davanti a me, si fermò ad aspettarmi con un sorrisone. Mi prese per mano e, senza rispondermi, continuò a camminare trascinandomi con lui.

Eravamo su quell'isola da quasi una settimana ormai e dopo svariate suppliche da parte sua, mi ero lasciata convincere a fare quella pazzia.

In una brochure che aveva scovato su una mensola in casa, Nanami aveva scoperto che da qualche parte su quell'isola c'era un ritrovo per gli occupanti di quelle 5 o 6 case dislocate sulle diverse spiagge del posto.

All'idea che, in fin dei conti, proprio soli soli non eravamo mai stati, e al ricordo di tutto quello che in quei giorni avevamo fatto su quella maledettissima spiaggia, ero sprofondata. Lui mi aveva assicurato che gli ospiti dell'isola erano talmente lontani gli uni dagli altri che sicuramente nessuno aveva sentito niente, ma mi aveva convinta solo per metà, e la sera prima gli avevo imposto di andare a dormire a bocca chiusa e mani a posto.

Lui però era deciso a trovare quel luogo di ritrovo. Secondo la brochure era un piccolo locale in riva la mare, con cibo e musica; insomma un modo diverso e carino di passare una serata.

Nonostante l'idea mi attirasse, ero stata irremovibile per un paio di giorni. Poi mi ero lasciata andare alle sue lusinghe e avevo accettato.

Quando iniziai a prendere in considerazione l'idea di supplicarlo di tornare indietro, una musica lontana si fece spazio fra le fronde degli alberi, e in contemporanea sbucammo su una piccola spiaggia praticamente vuota.

Incastonato tra la vegetazione c'era un ristorantino costruito in legno, con una tettoia a punta e completamente aperto sui lati. Era un posto magnifico, illuminato dalla luce del tramonto, e il profumo di pesce che ci raggiunse mi fece borbottare lo stomaco.

Mano nella mano ci avvicinammo finché una ragazza con una gonnella a balze e un reggiseno colorato non ci notò. Aveva un paio di piatti in mano e foglie di palma intrecciate nei capelli.

«Voi siete gli ospiti della spiaggia a est, giusto?» ci chiese con un sorriso.

Io e Nanami ci scambiammo un'occhiata veloce.

«Sì...?» rispose lui titubante guardandosi intorno.

La ragazza continuò a sorriderci e fece un cenno verso i tavoli posizionati sul pavimento di legno. Una semplice ringhiera dello stesso materiale separava i commensali dalla spiaggia e dall'oceano.

«Immaginavo! Anche stasera mancavate solo voi» poi si allontanò sparendo dietro una tendina di perline vicino al bancone. Dietro di esso, un ragazzo dalla pelle abbronzata con solo un gilet di cuoio addosso armeggiava con bicchieri e cocktail.

Quando incrociò il mio sguardo mi sorrise e mi fece l'occhiolino.

Mi schiarii la voce imbarazzata e mi avvicinai a Nanami facendo finta di niente.

Salimmo sul pavimento di legno e ci accomodammo all'unico tavolino ancora vuoto. Intorno a noi un leggero brusio riempiva l'aria: c'erano solamente altri 5 tavoli, apparecchiati e occupati tutti da coppie sorridenti. Ad una prima occhiata, noi dovevamo essere i più giovani.

Lasciai vagare lo sguardo verso l'acqua e il sole che vi si stava tuffando all'orizzonte. «Effettivamente è bellissimo qui» mormorai poggiando la borsa a terra ai piedi della sedia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 16, 2022 ⏰

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