Risveglio

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Provai ad aprire gli occhi ma anche solo questa piccola azione mi costò parecchia fatica e mugulai dal dolore. Sentii dei rumori in sottofondo ma non riuscii a capire cosa fossero e da dove provenissero. Provai a riaprire gli occhi e questa volta anche se con difficoltà andò meglio ma vedevo tutto offuscato e una luce sopra di me resi le cose molto più complicate. Dopo qualche altro tentativo riuscii a mettere leggermente a fuoco e vidi un uomo col camice bianco, un medico presunsi, puntarmi una luce negli occhi. Li richiusi di scatto, dal fastidio improvviso. Mugulai nuovamente. Le voci si fecero via via più forti, avrei voluto portarmi le mani alle orecchie ma non ci riuscii e questo mi mandò in confusione, avevo paura. Perché non riuscii a sentire e muovere il mio corpo? Sentii qualcuno dire che stavo avendo un attacco di panico e un altro volto, diverso dal primo mi comparve davanti e uno strano calore mi avvolse, non sapevo da dove provenisse ma dopo qualche secondo inspiegabilmente mi sentii più tranquillo e il mio fiato da corto e frettoloso, diventò costante. Chiusi gli occhi, inspirai ed espirai lentamente. Quando li riaprii per fortuna la vista smise di giocarmi brutti scherzi e riuscii a mettere a fuoco.

Alla mia destra c'era il medico di prima che cercava di accecarmi con la sua mini torcia e che questa volta controllava la flebo attaccata al mio braccio. Mi guardai meglio e per ciò che riuscii a scorgere, il mio corpo doveva essere completamente fasciato, la mia gamba destra era appesa ad un sostegno attaccato in alto, completamente ingessata e il mio braccio sinistro o meglio la mia mano era avvolta nella stretta del secondo uomo misterioso. Mossi lentamente la mano per sciogliere la sua presa ma immediatamente lui me la riprese.

<<È meglio se resti così, credimi, posso aiutarti>> non capii per quale motivo ma sentii che le sue parole erano vere e sincere così non mi scostai nuovamente dalla sua presa morbida ma costante.

<<Come ti senti?>> mi voltai verso la voce che aveva appena parlato ed era del medico.

Risposi sinceramente <<Male, sento male ovunque>> la mia voce uscì gracchiante e incerta.

<<È normale, hai fratture multiple alle costole, hai il femore destro rotto ed ematomi e tagli profondi su tutto il corpo, è un miracolo che tu sia qui e che riesca a parlare>>

<<Qual è l'ultima cosa che ricordi ragazzo?>> continuò il medico.

Cosa ricordavo? Non capivo. Chiusi di nuovo gli occhi ma non riuscii ad afferrare nulla.

<<Nulla>> risposi leggermente allarmato. Sentii il ragazzo alla mia sinistra sussultare e la preoccupazione salire. Cosa avrei dovuto ricordare esattamente?

<<Ricordi come ti chiami?>> mi chiese il medico avvicinandosi di più a me guardandomi con occhi penetranti.

Chi sono...? Non me lo ero ancora chiesto da quando mi ero svegliato ma aveva ragione, chi ero io? Aprii la bocca più volte, boccheggiai, sentivo il panico assalirmi nuovamente e poi quel dolce calore tornare a riscaldarmi, questa volta capii da dove provenisse; dalla mano di quel ragazzo posta sulla mia.

Guardai davanti a me e tremante aprii nuovamente bocca <<Chi sono io?>>

Silezio

Non volava letteralmente una mosca e cominciai a sentirmi a disagio. Guardai prima il medico che scosse la testa più volte e poi il ragazzo misterioso e lo vedi impallidire, con gli occhi sbarrati e le labbra chiuse in una linea stretta e dura. Alternai più volte lo sguardo da uno all' altro e il mio disagio misto a confusione crebbe. È vero, non ricordavo chi io fossi ma loro lo sapevano no? Se mi avevano trovato e salvato era perché sapevano chi io fossi e perché mi conoscevano personalmente no? Non si salva certamente il primo sprovveduto trovato a caso.

<<Che succede?>> un colpo di tosse mi attraversò il petto. Gli occhi del ragazzo tornarono su di me.

<<Ragazzo, quello che sto per dirti probabilmente non ti piacerà, ma abbiamo bisogno di risposte tanto quanto te e devi sapere>> se queste parole dovevano essere una rassicurazione, mi sembrano tutto tranne quello.

<<Parla, perfavore>>

Cof cof cof

Altri colpi di tosse, più forti dei precedenti mi scossero il corpo. Mi piegai verso sinistra mentre respirai affannosamente, la mano sulla mia si strinse, come a darmi forza.

<<D'accordo, ma dopo dovrai riposare, sei ancora fortemente debilitato, chiaro?>> feci un cenno d'assenso col capo.

<<Ti abbiamo trovato, o per meglio dire Kilian ti ha trovato, nel bosco, in punto di morte a causa delle tue innumerevoli ferite>> si voltò a guardare verso il ragazzo misterioso che ora aveva un nome oltre che una voce possente, Kilian e con lo sguardo lo stava forse invitando a parlare?

<<Io non so bene come dirtelo...>> le sue parole in confronto alla sua voce ora sembravano anche troppo dolci. Abbassò il capo guardando le nostre mani unite.

<<So che potresti odiarmi o persino... ripudiarmi>> mentre diceva quest'ultima parola, tremò per un istante. <<Ma ho dovuto farlo, non potevo lasciarti lì a morire senza nemmeno provare a salvarti>> c'era qualcosa di sbagliato nel tono con cui aveva appena pronunciato le parole "Ho dovuto farlo".

<<Non so se tu lo abbia già capito, ma sei il mio compagno>> e mentre pronunciava queste parole i suoi occhi scarlatti si bloccarono nei miei, il fiato mi si spezzò improvvisamente e un dubbio iniziò a formicolarmi la pelle così a fondo che avevo il terrore di porre quella domanda che avevo a fior di labbra; ma dovevo assolutamente essere sicuro di aver capito ciò che mi stesse dicendo.

<<Tu... Tu no-n mi avrai mica... marchiato?>>

Aprì la bocca e le orecchie iniziarono a fischiarmi pericolosamente.

<<Sì. Ma io ho dovuto! Sei il mio compagno, dopo tanti anni finalmente ti ho trovato e tu eri lì... Sembravi morto! Morto, capisci? Io non potevo perderti ancor prima di averti avuto. Dovevo fare qualcosa. Assolutamente! Sapevo che fosse sbagliato ma non avrei potuto salvarti in un altro modo. Era l'unico per poterti riportare da me. Per un istante il tuo cuore ha smesso di battere, credevo di averti perduto!>> mentre lui snocciolava parole su parole queste mi investono una ad una con una pesantezza tale che riuscivo a sentirmi il cuore battere nelle orecchie e le lacrime agli angoli degli occhi pregare di poter uscire fuori. Stava urlando di aver trovato il suo compagno, cioè me, di avermi visto morire e di avermi poi salvato, marchiandomi e legandomi per sempre a lui; un completo sconosciuto. Era tutto così assurdo, non riuscivo a crederci. Tutto questo non aveva senso. Non poteva essere reale.

<<Dopo aver capito che avevo una piccola possibilità di salvarti, legandoti a me, ho iniziato ad assorbire parte del tuo dolore mentre ti portavo di corsa qui, in ospedale>> finì così il suo discorso.

Aveva assorbito il mio dolore per darmi la possibilità di vivere? Aveva fatto del male a se stesso per un ragazzo morto in un bosco che si trovava chissà dove nel mondo? Non capivo, mi sentii male e questa volta non era male fisico, non solo almeno.

Per fortuna direi, altri colpi di tosse mi mozzarono il respiro, le orecchie ripresero a fischiare più forte, l'aria non era abbastanza e questa volta neanche il tocco gentile del mio salvatore mi salvò dalle tenebre che mi inghiottirono trascinandomi in un deserto di dolore e confusione. 

Nota D'autrice

Questo è il capitolo più lungo, pensato e strutturato che abbia mai scritto, spero vivamente che vi piaccia e che vi prenda in profondità.

Voi come avreste reagito a tutte quelle informazioni che sono state riversate sul protagonista?

Ve lo aspettavate che fosse stato marchiato e per di più che avesse perso la memoria?

Fatemi sapere cosa ne pensate!

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