And he tells you that he's sorry

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Can we forget about our woes?
We're just boys in manly clothes
~ Capital Theatre ~

Mancavano pochi giorni all'equinozio di primavera, ma la città era ancora avvolta dalla morsa del gelo di un inverno che non sembrava minimamente volersi arrendere.

Un po' come Izuku, che tentava di farsi gli affari suoi nel cortile della scuola, chino sul suo quaderno di appunti a ripassare per l'ennesima volta la lezione del giorno prima.

Un colpo improvviso al quaderno glielo fece cadere a terra, mentre il povero ragazzo cacciava un urletto strozzato di sorpresa.

«Togli il tuo culo flaccido da qui, Merdeku!» gli sbraitò contro una voce rauca che conosceva fin troppo bene.

Sbuffò e si chinò a raccogliere il proprio quaderno, pulendolo dalla terra umidiccia.
Appena si raddrizzò sulla panchina incrociò quello sguardo feroce dal colore del sangue e quel ghigno, che stava sinceramente iniziando ad odiare. Non ne poteva più di tutto quel tormento immotivato!

Poi spostò lo sguardo verso sinistra: «Lasciami in pace, Kenta-kun. Ci sono altre due panchine laggiù per voi.»

Il biondino che stava in piedi di fronte a lui non parlò nemmeno, rimanendo a braccia incrociate dietro Ando Tsubasa e Sakai Kenta, inseparabili tirapiedi del suo personalissimo aguzzino.

Sakai, il ragazzo moro alla sua sinistra, fece schioccare la lingua sul palato, piegandosi appena per arrivare alla sua altezza, senza mai togliere le mani dalle tasche dei pantaloni: «Faresti meglio ad evaporare, Merdeku.»

Ando, quello più in carne dei tre, gli spintonò con una mano la testa, provocandogli una fitta fastidiosa al collo.

Gli occhi di smeraldo del ragazzo non si scollavano dalla figura del bullo, rimasto in silenzio dietro gli altri due.

«Andate a infastidire qualcun altro, Kacchan. Non sono in vena.».

Bakugo Katsuki spalancò appena i suoi occhi cremisi a quell'affermazione. Con due falcate lo raggiunse e gli afferrò con un paio di dita il quaderno, sfilandoglielo dalle mani come se fosse la cosa più disgustosa del mondo, prima di tirarsi in piedi e lanciare tutti i suoi appunti oltre la propria schiena.

Izuku si passò una mano tra i capelli verdi e si decise di alzarsi, di malavoglia, per recuperare quel prezioso quaderno, maltrattato fin troppe volte, proprio come lo era lui.

Ando-kun lo spintonò mentre si chinava a terra, ridendo della sua goffaggine mentre entrambi andavano a sedersi sulla panchina, l'unica al sole di tutto il cortile.

La risata sguaiata di Katsuki che si appollaiava sullo schienale gli s'incastrò nei timpani, mentre quella dei due suoi compagni creava un eco lugubre nel suo cuore, facendolo restare per qualche istante a capo chino in mezzo al cortile, senza neppure la forza di muovere un muscolo.

Essere lontani da casa, dalla propria famiglia era pesante e l'unica persona che per Izuku poteva essergli vicina, essere casa, al momento lo odiava con tutto sé stesso e senza un apparente motivo.

Scoccò ai tre un'occhiata triste, mentre toglieva per l'ennesima volta la terra dal proprio quaderno, trascinando i piedi verso l'entrata del convitto.


And he tells you that he's sorry  {Bakudeku one shot}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora