"Spugna"
"cavolo, sono di nuovo in ritardo" impreco guardando la sveglia "maledetta sveglia, non potevi suonare, finirò per arrivare tardi anche oggi". Patrick, il mio capo, è molto esigente su queste cose: vuole che arriviamo sempre 15/30 minuti prima dell'orario di apertura, per dare una passata veloce con la scopa o con qualche straccio.
Facendo il più veloce possibile, prendo i primi vestiti che mi capitano dall'armadio. Nel bar in cui lavoro non predilige un dress code specifico ma ovviamente bisogna avere un abbigliamento consone.
"ciao Charlie, fai la brava che tra poco arriva Barbara a prenderti", saluto la mia cagnolina, dicendole – e in un qualche modo credendo che mi capisca – che tra pochi minuti sarebbe arrivata la dog-sitter. Dal mobile vicino all'ingresso afferro le chiavi della mia adorata T-Roc, rigorosamente nera, e la borsa, per poi dirigermi verso l'Ondina: è così che si chiama il bar nel quale – credo abbiate capito – lavoro.
Per essere un sabato mattina c'è abbastanza un via vai di persone che arrivano dalla stazione. Siamo al 15 giugno, e i turisti incominciano ad arrivare. Finalmente ci si diverte; nelle stagioni cosiddette morte, la voglia di lavorare è pari a zero e i clienti sono sempre i soliti quattro gatti; mentre d'estate è tutta un'altra cosa.
"Oh, cielo Azzurra! Finalmente sei arrivata. Presto non farti vedere da Patrick" mi dice Adele non appena varco la soglia del locale. "scusa, non mi è suonata la sveglia" tento di giustificarmi "come il solito. Giuro che questa volta per il tuo compleanno ti regalo veramente una nuova sveglia". Lo dice ogni anno, ma poi si trova a regalarmi sempre qualcosa di diverso. Tra meno di una settimana, sarà il mio 22esimo compleanno. Non ho mai amato festeggiar il mio compleanno sin da quando ero piccola. Il mio quarto compleanno fu un giorno terribile, che mai vorrei ripetere in via mia. Non voglio più trovarmi a perdere le persone più importanti della mia vita, il giorno del mio compleanno. È per questo che non lo festeggio: quel giorno ho perso i miei genitori e da lì in poi non l'ho più festeggiato.
"Azzurra! Ancora in ritardo?!" questa volta a rimproverarmi è Patrick, che è appena sbucato da dietro il bancone. "dai solo di 5 minuti" dico guardando l'orario e in effetti erano solamente cinque i minuti di ritardo, "ricordati che poi verranno detratti dalla tua paga la prossima volta che tarderai" "va bene, boss".
Patrick ha solo due anni in più di me e Adele, non è nemmeno un brutto ragazzo: biondo, origini australiane, occhi azzurri, cosa si vuole aver di più. Adele ha da sempre – si dice per dire, saranno circa tre anni in realtà – una cotta per lui, ma a lui non è che ne freghi più di tanto: ogni sabato ha una ragazza diversa appresso a sé.
Sono circa le 10.30 e il bar è pieno di gente che sta facendo colazione oppure solamente che sta giocando a carte. Essendo un bar che da proprio sulla spiaggia molti bagnanti per rinfrescarsi un po' si siedono all'ombra per rilassarsi e magari sorseggiare una bella granita fresca.
Oggi sono al bancone, diversamente dalle altre volte che servivo sempre ai tavoli.
Cavolo questo bancone è inguardabile; meglio dargli una ripulita prima che Patrick se ne accorga.
"mi scusi, signorina" sento una voce risvegliarmi dal mio stato di trans. "oh mi scusi, mi dica pure" dico voltandomi. Oh mamma mia, che bono. "vorrei un cappuccino e se possibile, con della cannella sopra" "sa lei è il primo che chiede un cappuccino e cannella, comunque arriva subito" ed è vero, mai nessuno l'ha chiesto, di fatti sono stupita, pensavo di essere l'unica a volerlo sempre così. "allora dovrei sentirmi onorato" poco dopo un altro ragazzo lo raggiunge "Adrià tu che vuoi?" "ehm", poi mi guarda e mi chiede, "che cornetti avete?" "allora, cioccolato, pistacchio e marmellata d'albicocche; sennò integrale alla ciliegia" "pistacchio, per favore" "arriva subito".
I due ragazzi si sono seduti ad un tavolino non tanto distante dal bancone, il primo, quello di cui non so il nome, qualche volta si gira per osservarmi, ma faccio finta di nulla; l'altro, se non ho capito male, si chiama Adriano.
"Azzurra" sento chiamarmi "per favore puoi andare a servire i tavoli?" mi dice Patrick "vorrei vedere come se la cava Samantha, la nuova arrivata al bancone" ecco spiegato il motivo. "certo, vado subito"
Sto passando proprio davanti al tavolo dei due ragazzi, quando sento dire "Nic vedi che lo ritroverai, non è la prima volta che Spugna scappa. Torna sempre da te" adesso so anche il suo nome. Credo che Nic stia per Niccolò. Non ho sentito benissimo, ma credo che abbiano perso qualcuno o qualcosa. Per non ficcare il naso ulteriormente in faccende che non mi interessano, continuo a lavorare.
Sono circa le 18.30 e ho appena staccato da lavoro e mi sto dirigendo verso casa. Oggi tutto sommato non è stata una giornata molto impegnativa: può darsi perché la stagione è appena iniziata.
*chiamata in arrivo da Adele*
"oi dimmi"
"Azzu non puoi capire cosa ho appena scoperto"
"cosa?" dico ridendo un poco
"stasera fanno un falò a Castelletto!"
"e scommetto che tu vuoi andarci"
"sii, ti prego. Ci sarà anche un cantante famoso."
"e chi sarebbe?"
"Ultimo"
"no, mai sentito. Comunque, va bene. Fatti trovare sotto casa mia"
"ti adorooo"
*chiamata terminata*
È un uragano Adele, quando si mette in testa qualcosa, non c'è verso di farle cambiare idea. Sicuramente avrà saputo del falò da Patrick: stamattina ho sentito che ne parlava ma non ci ho fatto più di tanto attenzione.
Sono arrivata proprio ora davanti il cancello di casa, quando ci trovo un cane seduto davanti. "ehi bello, vieni qui" pian piano il cane si fa vicino. Quando è accanto a me, cerco di vedere se ha una medaglietta. "spugna" e sul retro un numero di telefono. Spugna. L'ho già sentito, ma non ricordo dove.
Faccio salire velocemente il cane nel bagagliaio, ed entro nel parcheggio.
Spugna sta giocando allegramente con Charlie mentre io cerco di rintracciare il suo padrone.
Uno squillo, due squilli, tre squilli ed ecco che finalmente risponde.
*inizio chiamata*
"pronto?"
"eh si salve, ho trovato il suo numero sulla medaglietta del suo cane"
"ha trovato Spugna?!"
"si, l'ho trovato davanti al cancello seduto"
"se mi dà l'indirizzo passo subito"
"certo. Via Corso Europa, 34"
"grazie mille"
*chiamata terminata*
Dopo neanche dieci minuti da quando ho chiuso la chiamata, sento citofonare. "si?" "ehm si, sono qui per il cane" "le apro". Apro il cancellino e nel frattempo lo raggiungo. Non appena lo vedo, mi ricordo tutto, ecco perché il nome Spugna mi era familiare. È il tipo del bar.
"grazie mille per avermi chiamato subito" "si figuri, adesso la porto dal suo cane, mi segua" "dammi pure del tu, infondo potremmo essere coetanei" "va bene, comunque, piacere Azzurra" "Niccolò" poco dopo aggiunge "ti ho già visto da qualche parte. Ah ecco ci sono. Al bar questa mattina" "beccata" dico ridendo. "Spugna", non appena il cane si sente chiamare si volta e corre felice verso il suo padrone e gli fa mille feste. "non scappare più mi raccomando".
"scusami ma ora devo scappare, ci si becca" mi dice per poi dileguarsi.
Grazie Spugna, devo tutto a te, per avermelo fatto conoscere.
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un'estate che non finirà - ultimo
Fanfictionlui, in arte Ultimo; lei, che l'arte la realizza; due giovani, un'estate e qualche bottiglia di vodka.