2. Insegnare a dei figli di papà il significato di 'girlboss'

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"Date alle donne occasioni adeguate
e saranno capaci di tutto"
-Oscar Wild

Qualcuno stava cucinando indiano.

Quando Marlee si svegliò, quella mattina, l'intero appartamento profumava di curry. Il ché non sarebbe stato strano di per sé, se non fosse che, dopo quasi una settimana dal suo arrivo all'università, Marlee non aveva ancora incontrato nessuno dei suoi coinquilini.

Si alzò dal letto, infilò le ciabatte e uscì cautamente dalla propria stanza. Evitò di incrociare la propria immagine nello specchio del bagno. Non aveva bisogno di guardarsi per sapere le condizioni pietose in cui si trovava. Poteva sentire i propri occhi gonfi e pesanti, la pelle che stava perdendo la propria lucentezza, e perfino la sua mente iniziava a farle brutti scherzi.

Tutto per colpa del dannato ragazzo del corridoio.

Okay, sì, Marlee era una persona competitiva. E terribilmente tenace. Il ché era una cosa buona, finché la tenacia non diventava ossessione, e l'ossessione diventava insonnia. Non ne era fiera, ma non poteva farne a meno. Motivo per cui aveva passato le ultime sei notti in bianco, dividendo il suo tempo fra la biblioteca del campus e Google, cercando delle risposte.

Domanda numero uno: chi era il ragazzo del corridoio? E come faceva a conoscere il suo nome? Ovviamente, né la biblioteca né Google erano in grado di offrire una risposta concreta.

Domanda numero due: cosa voleva dire il ragazzo con "la mappa è davanti al tuo naso"? Dopo aver scavato molto a fondo negli archivi dell'università – e aver riempito di domande le bibliotecarie al punto da arrivare a tanto così dal farsi cacciare a calci – aveva scoperto che c'era, a tutti gli effetti, un modo per orientarsi nei corridoi labirintici della Venor. Ma questo modo era A) segreto, e B) uno degli enigmi ideati da Reuben Winslow-Haven per mettere alla prova gli studenti.

E il fatto che Marlee non ci fosse ancora arrivata dopo quasi una settimana la stava letteralmente logorando viva.

Entrò in cucina, e subito venne investita da un intenso profumo di spezie e verdure bollite. C'era una donna, di spalle davanti ai fornelli, che si destreggiava con maestria fra le decine di pentole e padelle sul fuoco. Entrambi i forni erano in funzione.

«Hey!» esclamò qualcuno alle sue spalle. Marlee si voltò, incontrando il sorriso smagliante di una ragazza. Era più bassa di lei, con le curve più accentuate delle sue strette in una tuta di poliestere. In testa portava un bonnet di seta, dal quale sfuggivano un paio di riccioli afro sulla fronte.

«Hey...» rispose lei, forzando un sorriso. Dio, era troppo stanca per essere socievole.

La ragazza le porse la mano, scuotendola fin troppo vigorosamente quando Marlee ricambiò la stretta.

«Sono Anjali, e quella è mia mamma, Deepti.»

La donna, con la pelle più ambrata di quella della figlia e i lunghi capelli lisci e lucenti, si voltò verso di lei, accennando un cenno col capo e un sorriso.

«Marlee» si presentò lei. «State preparando un banchetto, o...?»

Anjali scoppiò a ridere. No, decisamente la mattina sbagliata per conoscere persone rumorose.

«No, scusa per la confusione, ma mia mamma non si fida che mi prenda cura di me. Ha insistito per preparare pasti da surgelare, così sono a posto per un po'.»

Each and Every Hidden LineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora