~CAPITOLO II~

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C'è chi crede nell'amore a prima vista, il colpo di fulmine, c'è chi pensa che l'amicizia tra maschio e femmina non esista, c'è chi sostiene il contrario o chi non crede nell'amore. Solo una cosa era sicura: un nuovo giorno scolastico era iniziato e l'autobus delle sei del mattino non era certo lì ad aspettare la calma dei quattro.

Nella penombra mattutina si incontrarono, ombre e silhouette, contorni sfocati di persone di materia. Corpi di carne e ossa si confondevano fra loro, e l'unico modo per orientarsi era passare attraverso capannelli di amici e coppie strette, spalle contro spalle, mani strette per combattere il freddo pungente.

Dylan, sveglio da poco più di quella manciata di minuti necessari per lavarsi e vestirsi, accompagnato da Henry, era arrivato con tutta la sua nonchalance. Non esattamente come Aisha, sbucata all'ultimo secondo, correndo e affannando, con la giacca e i capelli al vento e lo zaino sbilenco sulle sue spalle. Poi, la prima arrivata, Allison.

C'era ormai una certa routine stabile nella sua vita. Alcuni momenti proprio non poteva soffrirli, come lo svegliarsi alle sei per andare a scuola, pranzare alle quattro o la serie infinita di verifiche. D'altro canto, c'erano anche momenti che le piacevano particolarmente, e che rendevano la giornata molto più allegra. Uno di questi, forse il più importante, iniziava per D- e finiva in -ylan.

Era diventato ormai una costante nella sua vita.

La aspettava ogni giorno, ogni volta che poteva, per prendere il pullman e passare del tempo con lei. Parlavano e chiacchieravano e ridevano e si divertivano, tutto per far passare il tempo più velocemente; ma allo stesso tempo, entrambi avrebbero desiderato che il tempo si dilatasse, solo per poter trascorrere più tempo insieme.

Era strano da comprendere; soprattutto era difficile capire il suo comportamento verso di lei. Spesso era a pochi millimetri dal suo viso, lo spazio di un respiro fra di loro. Era confusionario cercare di capirlo.

Tutto fra di loro si poteva dire confuso. Il loro rapporto era costituito di baci mancati, sospiri carezzati, sguardi rubati, di ginocchia sfiorate, abbracci troppo lunghi e mani nelle mani. Le mani di lui sulle cosce di lei.
Sapeva in fondo che il loro era qualcosa di speciale - non si comportava così con nessun altro - ma non riusciva bene a definirlo.

Nel frattempo le stagioni si erano susseguite, i mesi erano passati, e ormai era estate.

Ora che il sogno idilliaco si sarebbe frantumato, senza quel loro incontro quotidiano, il loro rapporto si sarebbe rivelato una flebile evanescente visione o una realtà fiabesca (o forse una fiaba realistica)?

Era nel suo letto, sdraiata, a pensare alla sua vita. Molte domande si affollavano nella sua testa e altrettante risposte le venivano in mente, ma nessuna sembrava essere quella giusta. Ma neanche sbagliata. Erano lì, nel mezzo, imprecisate, non definite, un po' come la loro relazione.

Non erano amici, gli amici non si toccano nel modo in cui loro facevano, gli amici non si guardano nel modo in cui loro facevano. Ma non erano neanche fidanzati: certo un ragazzo non avrebbe guardato un'altra ragazza.

Così, piena di dubbi e di insicurezze, si addormentò quella prima notte d'estate dal sapore amaro di libertà.

Quella volta in cui l'amore (non) sboccióDove le storie prendono vita. Scoprilo ora