~CAPITOLO III~

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Allison andava crogiolandosi in quella nuova fase della sua vita chiamata estate.
All'euforia esaltante dei primi giorni si era ormai sostituita una tranquillità pacifica e una normalità fatta di notti sveglie e di mattine addormentate, priva di scadenze e di ansie scolastiche.

Il paradiso era finalmente sceso in terra.

Ma quell'oziosità si era presto tramutata in una noia piacevole, dal sapore del dolce far nulla, ma pur sempre noia. Decise così di tentare la sorte.

Dopo un breve giro di messaggi, riuscì a convincere i tre amici di strada a passare un sabato sera con lei. Aisha, non era stato un problema convincerla. Henry aveva accettato praticamente subito e - fortunatamente per il suo debole cuore - anche Dylan.

Era il 12 di giugno, la sera era ancora rischiarata dal tardo sole e la notte ancora giovane. I quattro avevano mangiato, riso, parlato e fatto tutto quello che si fa nelle afose serate estive in compagnia. Avevano passato un po' di tempo nel giardino ma, fulminati da una idea geniale, decisero di rientrare in casa.

L'idea? Giocare a nascondino nel buio.

Chiusa la porta che divideva zona notte dalla zona giorno e spente tutte le luci, lasciarono Aisha a contare e loro corsero a nascondersi. Dylan le afferrò una mano e la portò con sé nella cabina armadio dei genitori di Allison (fortunatamente via). Il caldo era infernale e la vicinanza le permetteva di sentire il suo fiato su di lei. Parlavano a bassa voce ma tutta la situazione aveva dei tratti talmente assurdi che entrambi dovevano trattenersi dal ridere.

A un certo punto sentirono Aisha entrare nella camera: colto dal panico, Dylan le si avvicinò e il loro nasi si sfiorarono. Allison ringraziò mentalmente il buio: in questo modo lui non poteva vedere il rossore nascere sulle sue guance.

Alla fine vennero trovati. Dopo un cambio veloce di Aisha con Henry, Dylan prese nuovamente la mano di Allison e insieme si nascosero nella camera degli ospiti. Ancora strana dal momento di vicinanza di prima, Allison era in uno strano buonumore - detrimentale però alla loro vittoria: aveva la ridarella. Dylan voleva fermarla - aveva intenzione di vincere almeno questo giro - perciò le mise le mani sulle guance cercando di chiuderle nella sua stretta gentile perché non potesse ridere.

Purtroppo per lui, questo ebbe il risultato opposto: Allison iniziò veramente a ridere.

Si rese conto, però, che il suono della sua risata era molto più piacevole di una vittoria. Voleva sentirla ancora. Iniziò così a stropicciarle le guance e a farle degli scherzi, tutto pur di farla ridere. Vennero trovati molto presto - anche perché Henry aveva iniziato a cantare edp Allison lo aveva seguito a ruota - ma non gli interessava troppo di aver perso.

Lei aveva riso. Grazie a lui.

Non si era reso conto di quanto tutto questo gli fosse mancato. Di quanto lei gli fosse mancata.

Arrivò il momento di separarsi (sua madre non era donna dalla pazienza infinita). Mandò avanti Aisha e Henry mentre lui, con la scusa di dover mettere le scarpe, si trattenne, cercando in ogni modo di allungare il tempo a loro disposizione.

Ma certo anche così non avevano una eternità. Così, sulla porta di casa, la abbracciò. Perché? Perché voleva farlo, perché le era mancata, perché voleva capisse quanto lui teneva a lei.

La strinse nelle sue braccia, i suoi capelli biondi che gli solleticavano il naso. Le sue guance erano rosso cremisi - la vicinanza gli faceva un brutto effetto - e aspettava di sentire il calore scemare dalle sue gote per separarsi da lei.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, quindi salì in macchina e se ne andò.

Ma quell'abbraccio era stata la tacita promessa di futuri abbracci, più avanti.

Se ne era andato come Romeo dalla sua Giulietta: scappava da lei solo per amarla di più dopo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 05, 2022 ⏰

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Quella volta in cui l'amore (non) sboccióDove le storie prendono vita. Scoprilo ora