Sin da quando avevo dieci anni, o forse anche prima, il sogno che albergava nel mio cuore era quello di indossare una mimetica e servire il mio paese, detto così sembra un pensiero complesso per una bambina della mia età, ma, lasciatemi spiegare: Ero attorniata da militari e quei discorsi li ho sentiti molto spesso.
All'epoca non sapevo distinguere le varie specializzazioni e branche, ma ciò non mi interessava poi molto, sapevo soltanto una cosa: "voglio indossare le stellette al collo" cosa che facevo per altro, rubando qualche vestito da casa di alcuni miei parenti quando andavo a far loro visita, immaginate, una bambina di dieci anni con i vestiti di un uomo di quaranta o cinquanta.Durante il passare del tempo ne parlai con i miei genitori, strano per loro che alla mia età avessi già le idee chiare, pensavano che questo fosse soltanto il classico gioco del: "cosa vuoi fare da grande", sono convinta di ciò, in fondo al loro cuore sapevano che ero risoluta, ed ogni volta che menzionavo il nome "Esercito" oppure, una volta cresciuta, "paracadute", potevano percepirono un brivido di paura correre lungo la schiena, sapevano bene a quali rischi sarei potuta andare incontro, me lo confessarono non molti anni fa.
Per fortuna all'epoca l'esercito non accoglieva donne, quindi, erano relativamente tranquilli, fintanto che, un giorno, il telegiornale del direttore di rete quattro fece questo annuncio:Il 20 ottobre del 1999 con la legge numero 380 l'Italia si allineerà ai Paesi della NATO aprendo le Forze armate al reclutamento femminile.
Da quel giorno, i miei genitori cambiarono. Tentarono di tenermelo nascosto il più possibile e di ammazzare ogni discorso interente un tale percorso di vita. Passai le scuole medie ed elementari con voti mediocri, mi iscrissi dunque al liceo classico: "Kate, ma cosa fai? non è una scuola adatta a te", "Oh si mamma, vedrai!".
Avevo solo tre anni di scuola davanti a me, strano vero? Ancora però non lo sapevo, ovviamente.Il mio piano era semplice: finire le scuole superiori con un voto alto ed arruolarmi, l'impegno che ci mettevo nello studio dava ragione a questa affermazione, di fatti la mia agenda scolastica fu la seguente per ben tre anni:
sveglia alle 06:22;
autobus urbano alle 06:30;
corriera extraurbana alle 07:00;
a scuola alle 07:30;
inizio lezioni: 08:00;
pausa pranzo alle 12:00 o alle 13:00 in base all'orario giornaliero;
ritorno a scuola verso le 14:30;
studio in biblioteca ella scuola fino alle 19:00 ora che mi ero prefissata per andare a casa;
cena alle 20:30;
studio fino alle 23:00;
letto.La routine si ripeteva ogni mattina però era stancante, accumulavo circa un giorno di assenza alla settimana, ciò vuol dire che ogni anno ero quasi al limite della bocciatura, dei duecento giorni massimo di assenza riuscivo a toccare le 160 ore, chi potrebbe resistere con questa tabella di marcia?
Il primo anno lo chiamai: "di orientamento", non passava di certo velocemente come vedo adesso gli anni passare davanti a me, però tant'è, dovevo stringere i denti, anno dopo anno e così feci anche per il secondo ed il terzo.
In quei anni l'informatica cominciò a prendere piede nella vita quotidiana delle persone, la connessione passò dal modem a 46k alla linea ADSL: una cosa fenomenale per l'epoca; questo mi diede la possibilità di informarmi e trovare un modo per realizzare quel sogno infantile, e così feci.
Scartabellando le varie pagine del web trovai un sito, anzi, il sito dell'accademia militare, gli occhi si illuminarono, c'era solo un problema, ero minorenne, mi chiesi "come fare?".
"Prof? Prof?", un giorno verso metà anno scolastico, mi presentai davanti all'ufficio del direttore del mio liceo sbattendo vigorosamente con entrambi i pugni la porta quasi a sfondarla e buttarla giù. Mi feci forzatamente accogliere, e, strano caso, per una volta, ci andai senza essere chiamata dalla segreteria, che per altro, gli impiegati ed il preside sbucarono dai loro uffici per vedere chi faceva quel chiasso assordante: "Ovviamente Kate" si dissero in coro.
La faccia stralunata dell'anziano direttore dai baffi ingialliti a causa dei sigari, mi fissò con gli occhi sgranati per quella ovvia irriverenza. Il suo sguardo ed i suoi calci sul sedere sapevano parlare più di qualsiasi altra cosa. Mi disse con tono paterno, autoritario e dolce, come solo lui era in grado di miscelare con esperienza: "Kate, che hai combinato ora?".
Non gli risposi dato che mi accorsi troppo tardi della mia irriverenza nel farmi accogliere, di fatti, il mio viso diventò rosso, gli porsi solamente un foglio di carta con la scritta "Accademia Militare Teuliè" ed il numero di telefono della segreteria, a seguire, i nomi dei miei genitori ed il loro numero di telefono, dati che ovviamente già conosce.
Uscì dalle mie labbra un lieve: "per favore".
La politica dell'accademia è la seguente: "al termine del terzo anno di liceo, è possbile completare il ciclo di studi in accademia e diplomarsi", ecco, questa è la prima tappa per realizzare il mio sogno.
"Sei sicura, kate?", io senza esitare, avvicinai una mano al pavimento piegandomi verso terra e dissi: "fin'da quando ero alta così". L'altra mano raggiunse il telefono della sua scrivania e glielo avvicinai quasi buttando giù i fogli e le penne presenti su quel tavolo di legno prezioso.
Mi ricordo che non disse alcunchè, si limitò chiamò i miei genitori e chiese un colloquio con loro, un colloquio immediato, solo il tempo di farli arrivare a scuola. Tutt'oggi mi chiedo: "chissà che hanno pensato nel ricevere una tale chiamata dalla scuola".
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I miei ricordi tra sabbia e polvere
RomanceQuando l'odore di polvere da sparo entra nelle narici, non c'è altro che il rumore assordante e quel particolare sapore che è un misto di sabbia, caldo torrido e appunto, polvere da sparo.