Richard si sentì mancare. Scosse il capo. «Ok. Ok. Tutto questo non è reale. É solo l'effetto dell'alcol.»Un sonoro crac lo fece sobbalzare.
«Siamo reali, tesoro» esordì una voce femminile. «Lo siamo tanto quanto il tuo bisogno di aiuto.»
Una donna dai corti capelli biondi apparve di colpo dietro alla poltrona.
Con un rumore metallico, l'attizzatoio cadde a terra, sfuggito dalle mani tremanti di Richard, che fissava incredulo i due sconosciuti.
«Ma guardati, tutto solo qui a rimpiangere quello che hai perso, rimuginando su quanto siano migliori le vite degli altri» gli disse la donna con un sorriso divertito sulle labbra sottili. «Per ritrovare il tuo orgoglio, devi trasformare questo risentimento che provi in una spinta a volere lo stesso per te. Anzi, non lo stesso, di più. Ed è qui che entro in gioco io. Puoi chiamarmi Invidia.»
Richard trattenne il respiro. Il cuore gli pulsava a mille e si sentiva scosso dai brividi. Aveva bevuto troppo e restando fuori sotto la pioggia si era preso un bell'accidente. Forse stava delirando per via della febbre. "Non c'è altra spiegazione" si disse.
«U-uscite da casa mia» borbottò incerto.
«Questa è anche casa nostra» gli rispose Superbia.
«Soprattutto è casa nostra» precisò Invidia. «Siamo qui da molto prima che tu e tuo nonno nasceste. Noi viviamo qui da secoli, insieme ai nostri fratelli.»
«Fratelli?» domandò Richard con la voce stridula. «In quanti diamine siete?»
«Sette, mi sembra ovvio» rispose Invidia alzando un sopracciglio.
Richard strabuzzò gli occhi. «Sette?»
«Siamo sempre stati sette, ragazzo. Invidia, Superbia, Ira, Accidia, Lussuria, Gola e Avarizia.»
«Un momento..» sibilò Richard portando le mani in avanti e socchiudendo gli occhi. «I peccati capitali? Davvero?»
«Noi preferiamo chiamarci le Sette Virtù Capitali» rispose Superbia. «Alle persone piace vedere tutto bianco o nero, ma noi non abbiamo dimenticato che ci sono anche altre sfumature di colore.»
«Come il tortora?» domandò Richard sarcastico, fissando le pareti.
«Come il tortora.»
«Il tortora fa schifo.»
Superbia sospirò. «Concordo. Forse non è stata la scelta più brillante di tuo nonno, è vero. Ma non poteva essere perfetto proprio in tutto.»
«Ma chissene frega delle pareti!» esclamò Invidia roteando gli occhi al cielo. «Quello che mio fratello intende dire è che ciò che l'essere umano definisce come superbia potrebbe essere semplice amore per se stessi, quella che si ritiene gola il desiderio di mangiare in maniera sana e gustosa, e così via. Non per forza dobbiamo essere descritti come il male assoluto. Perché non lo siamo.»
«Tu sei stato fin troppo gentile con quel tuo collega, quel Marcus...» continuò Superbia. «Se invece ti fossi arrabbiato e avessi avuto un po' di amor proprio, lo avresti denunciato ai tuoi superiori e forse ora non saresti qui.»
Richard rimase in silenzio per qualche istante. Poi si portò le mani al viso e iniziò a ridere, prima a denti stretti fino a lasciarsi andare in una vera e propria risata isterica.
«Che diavolo c'era dentro quel whisky? Lsd?»
Superbia e Invidia si scambiarono un'occhiata perplessa e lo osservarono dirigersi su per le scale, verso la camera da letto, mentre continuava a ridere.
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Le Sette Virtù Capitali
FanfictionRichard sta attraversando il momento peggiore della sua vita e si trasferisce nell'immensa casa che suo nonno materno gli ha lasciato in eredità dopo la morte. Quello che Richard non sa è che la casa è infestata da sette demoni, ognuno corrispondent...