Capitolo 3

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Richard aprì piano gli occhi, mentre sentiva una mano che gli dava dei leggeri buffetti sulla guancia. La visione era sfocata, ma intorno a sé sentiva un mormorio concitato.

«Si sta riprendendo?»

«Sembra di sì.»

«Mon Dieu, che spavento!»
«Shh! Piantatela, o lo agiterete di nuovo!»

Richard sbatté le palpebre un paio di volte. Era steso sul letto senza ricordare come ci fosse arrivato.

Da dietro gli occhiali la vista cominciava a essere sempre meno appannata.

«Ben tornato» lo accolse una voce vellutata.

Un paio di labbra a forma di cuore si aprirono in un sorriso che scoprì una fila di denti bianchi perfettamente regolari. Per qualche secondo Richard rimase incantato dalla bellezza della donna seduta al suo fianco e, perso nei suoi occhi verde smeraldo, si sentì come trascinare verso di lei.

«Sta bene, monsieur?»

La voce di Gola lo riportò alla realtà. Richard balzò a sedere sul letto e si rannicchiò contro la testiera, stringendosi le ginocchia al petto.

«Perché continuate a darmi il tormento?» chiese disperato.

«Il tormento? Ho passato ore a cucinare per Lei stamattina!» rispose Gola torcendosi il grembiule.

Il suo viso paffuto si contrasse in una smorfia di sincero dispiacere, che portò Richard a sentirsi in colpa per un attimo.

«Su Gola, non ti abbattere» disse Superbia battendogli una mano sulla spalla. «Il nipote di Leopold sta solo cercando di abituarsi a noi.»

«Esatto, a voi!» esclamò Richard puntando l'indice tremante verso i sette individui che condividevano la stanza insieme a lui. «Che cosa siete? Demoni?»

Superbia si portò le mani ai fianchi e lo fissò con un ghigno divertito. «Il fatto che io sia un demone ti crea forse qualche problema?»

«Sì, perché esiste un posto all'inferno per quelli come te.»

«Il trono?»

Richard divenne paonazzo e si coprì il volto con le mani. «Vi prego, lasciatemi in pace, andatevene via!»

Delle dita delicate si avvolsero intorno al suo polso. Alzò lo sguardo per incontrare quello della donna dai capelli rossi. «Non ha importanza cosa siamo, ma solo ciò per cui siamo qui. Il nostro scopo è aiutarti, così come abbiamo fatto in precedenza con tuo nonno.»

«Mio nonno non aveva bisogno di aiuto. Era un uomo di successo, rispettato da tutti.»

«E lo è stato grazie a noi» intervenne Invidia. «Prima di conoscerci era un moccioso piagnucolante proprio come te.»

Richard si raggomitolò su se stesso. «Non siete altro che un'allucinazione.»

Un giornale arrotolato lo colpì sulla nuca senza preavviso.

«Questo ti è sembrato abbastanza reale?» tuonò Ira.

Richard sussultò ma non osò replicare notando la stazza del demone.

«D'accordo allora! Fingerò per un momento che tutto questo stia accadendo davvero...Cosa vi aspettate che faccia? La mia vita ormai è già un disastro irrecuperabile.»

«Ed è proprio qui che ti sbagli, ragazzo» gli rispose sorridendo Superbia. «Tu hai ancora delle carte da giocare e noi ti aiuteremo a trovare gli assi che hai dimenticato di aver nascosto nella manica.»

Richard aggrottò la fronte. «E perché lo fate? Cosa volete in cambio? La mia anima?»

«Che cliché terribile» sospirò Lussuria, spostandosi i capelli dietro le spalle con un gesto infastidito della mano. Richard venne subito catturato dai suoi movimenti. «Apri la tua mente e vai oltre gli stereotipi con cui sei cresciuto. Solo così sarai in grado di trovare soluzioni laddove gli altri invece non sono in grado di vederne.»

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