Rachel giunse a casa quando il sole era già alto.
Ovviamente la porta era chiusa: che fosse per lavorare o denunciare la sua scomparsa, James e Rose Amber non erano all'interno.
Ma non era un problema. Si chinò per prendere le chiavi, nascoste sotto il tappetino, e le sue dita lo attraversarono come fossero fumo.
«Ma che cazzo ...»
Riprovò di nuovo, e riprovò ancora, provò un'altra volta, provò quasi all'infinito e ogni volta che, sempre più febbrilmente, attraversava il tappeto come non esistesse, un verso disperato le sfuggiva dalle labbra.
Ma che sta succedendo?
L'unica cosa che capiva era che non riusciva a prendere le chiavi, ma doveva entrare in casa, doveva, anche a costo di buttare la porta giù a spallate.Rachel indietreggiò.
Corse verso la porta, pronta all'impatto... che non avvenne. L'attraversò punto e basta, senza alcuna resistenza.
Cadde sul pavimento dell'ingresso per lo slancio, il fiato corto per il terrore.Com'era possibile attraversare la porta? Era già aperta? Aveva immaginato tutto?
No. Non se l'era immaginato. I suoi singhiozzi la precedettero nella camera da letto, dove c'era un telefono. Si avventò su di esso e le mani lo attraversarono. Non sentì niente: né la superficie fredda della cornetta, né la durezza del tavolo – le mani ci erano sprofondate, nel tavolo – solo l'orrore e un altro gemito che non era riuscita a contenere, mentre il panico la investiva come un treno in corsa.
«Ma com'è possibile...»
Iniziò ad afferrare tutto ciò che era alla sua portata: penne, matite, trucchi, libri... ma le sue mani scivolavano attraverso gli oggetti ogni volta, senza che lei percepisse alcunché, soltanto il panico crescente e le lacrime che rigavano le guance.
Rachel iniziò ad urlare e provò a gettare tutto per terra, la rabbia che guidava i movimenti delle braccia.
«Cadete! Cadete, cazzo, fate qualcosa!»
Si avventò sul proiettore delle stelle, sull'orso di peluche abbandonato a terra, sul cestino rivoltato, sullo specchio vuoto.
I capelli biondi, lo sguardo impertinente, il drago sul polpaccio... non c'erano.La superficie liscia rifletteva la sua camera perfettamente in ordine con i libri al loro posto sugli scaffali, le penne in riga come soldatini, i poster diligentemente appesi alle pareti.
Non rifletteva nessuno nella stanza. Nemmeno Rachel.
Scivolò a terra piano piano, come al rallentatore, seppellendo il viso fra le mani e sciogliendosi in lacrime. Non capiva cosa stesse succedendo e forse nemmeno le importava. A cosa sarebbe servito? Non era in grado di controllare niente, nemmeno il proprio pianto, a quale scopo comprendere la realtà delle cose se non aveva potere su di esse?Il tempo passava molto velocemente o molto lentamente, Rachel non ne aveva idea. Il petto tremava, la gola bruciava, le lacrime che le rigavano le guance quasi facevano il solletico. I singhiozzi che le spezzavano il fiato avevano un qualcosa di diverso difficile da identificare, forse il suono, che percepiva fin troppo nitidamente. Ma non aveva importanza. Essere estremamente emotivi ha un rovescio della medaglia: percepire ogni cosa a doppia intensità, come graffi sulla pelle. E l'impotenza che provava in quel momento dilaniava le sue carni.
Qualcuno entrò in casa. Udì distintamente le chiavi girare nella toppa e dei passi concitati, seguiti da parole sconnesse e spaventate.
Rachel voltò la testa di scatto. «Mamma? Papà?»
Si alzò a fatica precipitandosi verso le scale, corse verso l'ingresso urlando a pieni polmoni: «MAMMA! PAPÁ! Sono a casa, aiutatemi!»
Piombò in salotto a braccia aperte, aspettandosi un abbraccio stritolatore – desiderando un abbraccio stritolatore – ma i suoi genitori la ignorarono: James stava accompagnando Rose, in lacrime, a sedersi sul divano, e le passarono accanto, così, senza degnarla di uno sguardo.
«E' scomparsa da più di ventiquattr'ore, abbiamo già sporto denuncia alla polizia. Lo sai che il commissario è mio amico, sono già sulle sue tracce.»
La donna singhiozzava senza ritegno, probabilmente perché non aveva udito una sola parola del marito.
Anche Rachel era in lacrime. Nonostante ciò non riuscì a non domandarsi ancora una volta come potesse essere caduta nel loro inganno tanto a lungo.
STAI LEGGENDO
Spettro
FanfictionRachel Amber è morta, ma non lo sa nessuno. Solo lei. E il suo assassino. E una ragazza, che sembra essere l'unica in grado di vederla... {LiS Ghost!AU - platonic!Amberpricefield}