Mattino

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BEEP BEEP BEEP

Con la mano cercò a tentoni la sveglia. BEEP BEEP. La trovò nella parte del comodino più attaccata al muro, sulla sinistra. BEEP BEEP. Con una manata decisa premette il bottone che si trovava sulla sommità, spegnendola.

Con le nocche si stropicciò gli occhi ancora addormentati; una volta che si sentì pronto ad affrontare la luce mattutina li aprì, ritrovandosi a guardare la vetrata che dava sul balcone. Era una bella gionata: il cielo, sgombro di nuvole, era indaco e cominciava a tingersi di rosa. Non era ancora l'alba e le cose cominciavano a prendere forma, distinguendosi dall'oscurità appiccicosa della notte.

Sdraiato com'era riusciva solo a vedere la chioma del gigantesco albero che dominava il parco fuori casa sua. Le frasche si muovevano dolcemente acarezzate dalla brezza che spirava verso il mare. Il cinguettio degli uccelli era l'unico rumore che riusciva a penetrare i doppi vetri, forse l'unico rumore di una città ancora addormentata.

Racquisita la consapevolezza del proprio corpo si fece forza e si tirò a sedere sul letto, con la schiena appoggiata alla testata, il lenzuolo scivolato lungo la vita lasciava il suo petto nudo scoperto all'aria tiepida della stanza.

Ora poteva vedere quasi tutto il giardino: un spazio enorme, quasi due chilometri quadrati di puro verde, con alberi di tutte le dimensioni e tipo che si sviluppavano come se in una foresta e in cui gli unici artefatti umani erano i sentieri di terra battuta e qualche panca di legno scuro qua e là. Uno scoiattolo scese un albero, attraversò una piccola radura e, veloce come era sceso, salì su un alberò lì vicino.

Si alzò grattandosi la schiena ancora abituata alla comodità del letto, si infilò le ciabatte e si diresse verso la portafinestra, girò la maniglia e la aprì. L'aria fresca del mattino, gonfia di salsedine, lo investì, entrandogli prima nel naso e poi nei polmoni, svegliando gli ultimi sensi.

Si appoggiò alla ringhiera ad assaporare l'attimo; lo faceva tutte le mattine, lo aiutava ad acquisire una pace interiore che gli durava tutta la giornata, permettendogli di sopportare il lavoro.

Tornato in stanza andò in bagno dove si sciacqò la faccia e si lavò i denti; dopodichè si tolse il pigiama, lo ripiegò sul letto e si vestì. Quel giorno decise di indossare un paio di pantaloni mimetici lunghi in tessuto tecnico, di un blu spento e una maglietta termica grigio topo. Decisione forse un po' forzata visto che tutti gli altri vestiti che aveva nell'armadio erano identici a quelli.

Si infilò i pesanti scarponi neri, li allacciò, prese la giacca, il telefono, le chiavi e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

ANNO DOMINI MMLXIXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora