4. mount everest

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Estia ricevette la mail con indirizzo e orario, la mattina seguente. Era a scuola, perciò non si poté permettere di gioire davanti agli altri: odiava essere al centro dell'attenzione. Prese gli ultimi appunti della giornata, compresi gli esercizi che avrebbe dovuto svolgere a casa, e finalmente si alzò da quella sedia dopo quattro ore.

''Aspetta Estia, posso parlarti?'' l'insegnante di lingua coreana ci teneva particolarmente alla ragazza, nonostante non lo desse a vedere. Era l'unica nell'intero istituto a non compatirla per ciò che la vita le aveva tolto, ossia una madre presente e amorevole, che si prendesse cura di lei, e un padre su cui fare affidamento.

''Si, professoressa'' replicò la riccia, aggiustando la divisa arricciata e tirandola meccanicamente verso il basso. Le gonne erano troppo corte e scomode. L'insegnante si aggiustò gli occhiali sul ponte del naso, e disse ''Cosa pensi di fare dopo la scuola?'' Quella domanda la colse di sorpresa, nonostante avesse già le idee chiare sul suo futuro: aveva soltanto paura di non riuscire a trovare il coraggio per andare via. ''Spero di ottenere una borsa di studio per la Seoul National University..'' Dubitava di essere in grado di permettersela, a stento riusciva a comprare da mangiare!

''L'ambizione non ti manca, e nemmeno l'intelligenza. Sono certa che ne sarai all'altezza!'' rispose risoluta la donna con un sorriso di incoraggiamento. Estia replicò quel sorriso, e si dileguò per uscire dall'istituto. Alle tre del pomeriggio sarebbe dovuta andare dai Kim, per il colloquio, ed era sinceramente spaventata. Ma anche se rifletteva con addosso quella sensazione di offuscamento, si impose di riuscire ad avere quel posto. Il lavoro non era impegnativo, e la paga era anche fin troppo buona, il che per lei avrebbe significato ricominciare da capo.

Scese all'ultima fermata dell'autobus, la sua , e si diresse con passo spedito verso casa. Aveva comprato un tramezzino quella mattina, cedendo ai morsi della fame e rimanendo con qualche banconota da cinque che aveva appositamente evitato di spendere per non rimanere a secco. Era stanca di sopravvivere alla giornata e sperare di non morire da un momento all'altro. ''Sono a casa!'' si palesò Estia, posando lo zaino all'ingresso, insieme alle scarpe. Sua madre era in soggiorno, davanti alla tv, con una birra e un posacenere da cui strabordavano sigarette.

Trattenne un conato, e senza ricevere risposta da sua madre, cominciò a scartare il suo pranzo.

In My Remains [Kim Seungmin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora